3 - Sanno tutti dove sta Wayne Manor

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[Nicholas]

Bloccai l'uscita col braccio per fermare Alexander.

"Alexander ti va bene oggi da me alle 5 ?" Dissi, intanto dietro di lui si era formata una fila di persone impazienti di uscire. Tolsi il braccio e mi spostai di lato, accanto alla porta dell'aula, lui mi seguì.

"Si, nessun problema. Puoi chiamarmi Alec, comunque." Mi sorrise e fece un cenno per salutarmi, poi si avviò nel corridoio aggiustandosi lo zaino in spalla.

"Non hai il mio indirizzo!" Gli urlai dietro, quasi preso da un lieve panico.

"Sanno tutti dove sta Wayne Manor!" Mi rispose, non smise di camminoare dalla parte opposta e non si girò nemmeno.

[...]

Il resto della giornata scolastica fu completamente vuoto di particolari eventi. Per me fu un sollievo quando suonò l'ultima campanella della giornata.
Avevo un programma da svolgere abbastanza fitto, e nonostante tutto dovevo essere a casa per le 5. Il che mi dava un' ora e mezza di tempo per andare alle industrie chimiche ace e scoprire qualcosa sulla sera prima.

Velocemente lasciai i libri che non mi sarebbero serviti nell'armadietto e mi catapultai nel parcheggio per trovare Peter appoggiato alla mia macchina mentre parlava ad una ragazza che non avevo mai visto prima. Aveva una chioma biondo fragola e occhi azzurri.

"Si è bella la macchina no?" Lui notò che mi stavo avvicinando, mi salutó ancora con il suo sorriso da rimorchio in faccia, poi tornò a guardare la ragazza che, chiaramente a disagio, sembrava non vedere l'ora di potersi allontanare.

"Questa, caro Nicholas, è Amanda Isley, qui in scambio, dall'europa." Sottolineò particolarmente quest'ultima informazione. Luthor era riuscito, decisamente grazie al fatto che è ricco, ad andare a letto con una ragazza proveniente da ogni continente, ovviamente senza contare l'antartide e l'europa, che ancora stranamente mancava.

"Piacere mio Amanda Isley." Le dissi sorridendole e porgendole la mano, lei ricambiò la stretta arrossendo leggermente. Dopo di che mi girai verso Peter. "Che ci fai tu appoggiato alla mia macchina?"

"Era la mia macchina se non sbaglio. E mi chiedevo se portavi me e Amanda a fare un giretto, magari trovi una ragazza da portare anche tu, che ne dici di Angel?"

"No ho da fare, scansati." Lui mise le mani davanti a sé in segno d'arresa, e si spostò dalla macchina.

"Una volta eri più divertente Wayne." Mi disse lui.

"Vi saluto." Mi voltai verso Amanda. "Credimi puoi trovare di meglio, ho conosciuto suo padre, lui sarà calvo a vent'anni." Le feci l'occhiolino e poi sfoggiai il mio sorrisetto bastardo a Luthor che ricambiò il favore. Amanda si mise a ridacchiare e si allontanò senza salutare Peter.

Entrai nell'auto, e messi gli occhiali da sole, accesi il motore e sfrecciai via dal cortile della scuola verso Gotham.

[...]

Parcheggiai sul retro del palazzo della Ace Chemicals. Fortunatamente era ai confini della città e non c'erano persone nei paraggi, se non dei poliziotti appostati all'ingresso principale a tenere lontani i curiosi.

Scesi dall'auto e tirai fuori dal bagagliaio il mio borsone con l'attrezzatura. Ancora non ci credevo che stavo per usare un rampino per scalare il palazzo che era esploso la sera prima.
Ancora la polizia non era salita per paura di crolli, ma dubitavo che il mio peso avrebbe destabilizzato qualcosa. Dovevo indagare e sapere cosa aveva causato l'esplosione.

Ormai il peggio era passato, anche se rimaneva un mistero come il ragazzo volante avesse saldato di nuovo il grattacielo assieme.

Dal borsone tirai fuori il rampino e l'imbracatura per poter salire, poi la felpa che usavo di notte, quando mi dedicavo al mio hobby di vigilante.
Andavo fiero della felpa, ero riuscito da solo a ordinare su internet un giubbotto antiproiettile fatto di un particolare tipo di kevlar leggero che avevo fuso assieme ad una vecchia felpa nera che aveva sul cappuccio le orecchie a punta.
Da qui il soprannome bat-vigilante, in seguito Batman. A me non dispiaceva come nome, e poi avevo già la felpa. Nel 2012 andavano di moda le felpe con le orecchie, e non mi andava di buttarla.

Preso il resto dell'occorente mi issai su, appeso ad un cavo di metallo che grazie a Dio sapevo essere resistente. Dopo mezzo infarto e quaranta piani circa, entrai dal buco enorme nel palazzo dentro agli uffici.

La puzza di bruciato apprestava l'aria e rendeva respirare quasi doloroso. La stanza in cui mi trovavo era dove l'esplosione era partita, mancavano quasi tutte le pareti, ma le colonne di metallo una volta nascoste dal cemento armato erano ancora in piedi a reggere il palazzo.

Mi avvicinai a quella più esterna che era messa decisamente male. Era come se fosse stata risaldata in un pezzo unico in modo posticcio. Probabilemente era quello che aveva fatto il ragazzo volante, solo Dio sa come, per tenere in piedi l'intera struttura.

Iniziai ad esplorare il piano, oltre a pezzi di mobilio distrutti non sembra esserci niente di particolare in giro.
Dopo aver girato un po' per il piano notai un'armadio in metallo rimasto intatto. Avvicinandomi notai che era in realtà una cassaforte anche se ormai lo sportello era spalancato e qualsiasi cosa fosse stata dentro era sparita. La cosa bizzarra è che non sembrava fosse stata l'esplosione ad aprirla, ma che qualcuno l'avesse forzata.

Allora sentii le voci, basse e roche, evidentemente di due uomini che stavano litigando su chi fosse meglio: IronMan o Captain America.
Non feci in tempo a nascondermi che i due tipi uscirono da dietro l'angolo e mi videro.

Entrambi indossavano un passamontagna ed erano particolarmente alti e robusti. Non appena mi videro smisero di parlare. Uno, che aveva in mano una cartella, diede un colpetto all'altro sulla spalla. Quest'ultimo si mise a correre nella mia direzione.
Mi scansai giusto in tempo buttandoni dietro a un mucchio di macerie.
Mi voltai per vedere che quello con la cartella si stava fiondando verso le scale mezze distrutte, cosí iniziai a correre nella sua direzione.

***

Piccolo disclaimer, 'sto capitolo lo ho scritto da cell, è tutto più disagiante per me. Son trista perche sto capitolo serve giusto a introdurre la fluff del prossimo, non so se continuare e cercare di dare effettivamente un po' di trama visto che comunque 'sti poracci sarebbero super eroi. Boh ditemi che ne pensate che io da brava ciccina m'adeguo.

Ok fine disclaimer.
P.s. viva l'Amanda, il 2012, i maya, la fine del mondo e le felpe con le orecchie.

Ah manco hi riletto standoci di testa date na mano e giocate a caccia all'errore.

When Alfred isn't homeWhere stories live. Discover now