Mi fa sdraiare supina sul letto, con le ginocchia piegate sul bordo e i piedi che toccano il pavimento, mi toglie le mutandine, e subito dopo me le infila in bocca.

Ansimo. È un gesto rude, nessuno mi aveva mai fatto una cosa del genere, prima d'ora. Mi sforzo di accettare l'odore e il sapore dei miei stessi umori, stringo il pizzo tra i denti e aspetto.

Lui apre meticolosamente i bottoni della mia camicia uno per uno, si avventa sui miei seni e li stringe nelle sue mani, pizzica i miei capezzoli turgidi. È difficile restare muta. Sento la sua lingua girare intorno alla mia areola, poi mi morde selvaggiamente, senza contegno, come una bestia. Mi fa male, ho paura che mi esca del sangue, ma non ho modo di protestare.

Ora so cosa significa davvero questa regola del silenzio e quanto è pericolosa: non posso ribellarmi, non so come comunicare con lui. Potrebbe farmi molte cose che non mi piacciono, e per fermarlo potrei contare solo sui miei gesti e sperare che lui non li ignori.

Mi bacia in mezzo ai seni. Ha delle labbra meravigliose, un accenno di barba pungente sul mento che mi solletica. Mi apre le gambe afferrandomi le ginocchia, la sua lingua si insinua tra le mie piccole e grandi labbra, comincia a leccarmi dove sono più bagnata, poggia i suoi denti sul mio clitoride, li usa per stuzzicarmi. Gli metto una mano sulla testa, i suoi capelli sono puliti, morbidi, piuttosto lunghi.

Restare in silenzio è più difficile di quanto credessi. Mi lecca con foga, gira intorno al mio clitoride, mi mordicchia, lo fa divinamente, mi sento morire.

Voglio che mi faccia venire, cerco di farglielo capire inarcando la schiena e spingendo la sua testa tra le mie gambe, ma si ferma ugualmente, lasciandomi sconvolta. Oh, no, ti prego, non adesso.

Mi rigira tra le lenzuola, mi fa mettere carponi sollevandomi con le sue braccia. È forte abbastanza da potermi spostare senza alcuno sforzo.

La sua mano sferza l'aria e colpisce il mio sedere, il dolore è improvviso e acuto, mi manca il fiato.

Lo fa di nuovo. Non è la prima volta che qualcuno mi sculaccia, ma lui lo fa in modo diverso. Sembra che voglia farmi male e spingermi a gridare per infrangere le sue stesse regole.

Mi colpisce ancora e ancora, da una natica all'altra, ed io tiro su col naso mentre la benda sui miei occhi assorbe una lacrima.

Sopporto senza gemere né lamentarmi, finché finalmente è soddisfatto e si decide a penetrarmi, senza avvertire in alcun modo. Lo sento entrare con prepotenza, sprofonda dentro di me con un colpo solo, tocca subito il fondo, spinge, mi fa male. Non si è nemmeno messo il preservativo, ma ora non ha più importanza.

Mi schiaccia la testa contro il cuscino e inizia a fottermi pesantemente, è animalesco, mi tiene bloccata. Ho l'impressione di essere la sua preda... o la sua vittima.

Mi sento lacerare dentro, ogni suo colpo è ben assestato e mi fa godere più del precedente. I suoi gesti sono perfetti, lui è perfetto, e scopa in maniera perfetta. È estasi pura.

I cuscini mi aiutano a nascondere le urla del mio orgasmo, ma mi sfugge la nota finale di un gridolino, e Mister T. mi punisce con una tirata di capelli, seguita da una sonora sculacciata. Le federe sono inumidite dalla mia saliva, e lui continua, più forte, più impetuoso, a sbattermi contro il materasso.

Contraggo i muscoli e mi muovo per accompagnarlo, voglio farlo godere di più.

Il suo orgasmo mi coglie impreparata. All'ultimo istante esce da me e il suo sperma caldo schizza sulla mia schiena, tra i miei capelli, in mezzo alle mie natiche.

Si riveste, prende fiato, ed io resto immobile in quella posizione per farmi guardare. Avvero i suoi occhi addosso, il suo profumo si è mischiato agli odori dei nostri corpi, ed è ancora più eccitante.

Il rumore delle banconote estratte dal portafogli mi fa tornare in me. È fatta, è finita, ho guadagnato i miei soldi e stavolta mi è piaciuto da impazzire.

Apre la porta, lascia la stanza, ed io mi tolgo subito la benda dagli occhi, ancora nuda e sudata, per correre a sbirciare fuori, nel corridoio. Voglio vederlo, Devo sapere a tutti i costi com'è fatto Mister T. È di spalle, cammina velocemente, si allontana. È molto alto, probabilmente la persona più alta che conosca, ha un corpo fine, slanciato, i capelli di un nero profondo, lunghi sulle spalle. Deve essere bellissimo, molto più di quanto immagino. Se solo si voltasse...

Rientro in camera bruciante di curiosità e conto i soldi che mi ha lasciato sul comodino. Cinquecento dollari. Allora gli sono piaciuta, l'ho soddisfatto, tanto da meritarmi un bell'extra in più! Infilo le banconote nella borsetta, mi tolgo le scarpe e vado a lavarmi. Il suo profumo mi è rimasto addosso, è così seducente.

Mi immergo nella vasca da bagno e telefono a Robert, attenta a non far scivolare il cellulare in acqua.

«Ehi, Rob. Ho finito.»

Fragile - Anteprima romanzoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora