Chapter 2: Nicotine

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"Tutto pronto per l'esposizione?" È la prima domanda che lascia le labbra del direttore della galleria d'arte in cui sia io che Ashton lavoriamo, ed immediatamente il riccio annuisce, sfoderando il suo sorriso ammaliatore.
"Pronto, signore. Abbiamo contattato la famiglia Elsworth, verranno stasera per l'inaugurazione" risponde prontamente mentre io mi limito a sforzare un sorriso, aggiustando il colletto della camicia.
"Molto bene. Michael, stasera verrà una famiglia piuttosto facoltosa all'esposizione, è interessata ad alcuni pezzi, tra cui un paio tuoi... Ti andrebbe di far loro da cicerone, vero?" Propone, e le sue parole mi colgono di sorpresa ma annuisco, incredulo.
Qualcuno è interessato a dei miei quadri?
"Senz'altro, sicuramente, certo" blatero, e l'uomo dall'aria distinta sorride leggermente prima di andarsene, riprendendo a parlare con la sua segretaria in abito aderente rosso che continua a lanciarmi sguardi maliziosi.
Mi sembra si chiamasse Amanda, o forse Amelia... Ci ho passato una notte insieme, ma non ricordo molto.
Come tutte le altre volte, del resto.
"Hai una fortuna sfacciata, Mike!" Esclama Ashton non appena il direttore si allontana, ma io non riesco a concentrarmi su di lui.
I miei pensieri sono lontani, persi nel loro groviglio, mentre il ricordo delle parole di mia madre si fa vivido.
'Stai sprecando il tuo tempo, nessuno vorrà mai comprare i tuoi scarabocchi'.
La persona che tecnicamente avrebbe dovuto incoraggiarmi è stata la prima a tarparmi le ali.
"A qualcuno piacciono i miei quadri, Ash, ti rendi conto?".
Un sorriso sincero increspa le labbra di Ashton, che posa una mano sulla mia spalla, stringendomela leggermente .
"Non mi stupisco, sono stupendi, nel vero senso della parola".
Sorrido leggermente, quando finalmente le porte vengono aperte, e le persone cominciano ad entrare, deambulando per le sale lanciandoci sorrisi veloci e fugaci 'buonasera'.
Ashton, da perfetto padrone di casa, comincia a dare informazioni a coloro che glielo chiedono, mentre io cerco con lo sguardo la famiglia di cui parlava il direttore, tentando invano di riconoscerla senza sapere nulla.
All'improvviso sento qualcuno battere sulla mia spalla, e quando mi giro trovo una bambina sui dieci anni dai lunghi capelli biondi pettinati in due trecce laterali e dai penetranti occhi azzurri.
Tenta di sorridere, mezza sdentata, ed un sorriso compare anche sulle sue labbra mentre mi chino alla sua altezza, notando solo ora lentiggini color cappuccino disseminate sulle sue guance.
Un giorno sarà una bellissima ragazza.
"Mi scusi, signore, ho perso i miei genitori" mormora, un broncio ora a sostituire il tentativo di sorriso, e immediatamente la prendo per mano.
"Come ti chiami, dolcezza?".
"Cecilia, signore. E lei?".
"Mi chiamo Michael, e dammi del tu. Come si chiamano i tuoi genitori?".
"Lorelai e Luke... Luke Hemmings. Erano all'entrata... Avevo visto un quadro bellissimo, tutto colorato... E li ho persi" spiega, ed io annuisco prima di condurla fino alla reception, facendole cenno di sedersi sulla sedia.
"Ora li chiamiamo al microfono, così verranno a prenderti" spiego, e Cecilia annuisce prima d'incrociare le gambe, osservandomi incuriosita.
Prendendo un respiro profondo premo il tasto rosso prima di avvicinare le labbra al microfono e fare l'annuncio, ripetendo i nomi due volte per poi riconcentrarmi su Cecilia.
"Quanti anni hai?".
"Otto. Tu?".
"Ventidue".
"Sembri più vecchio".
Sorrido alle sue parole, prendendo una treccia tra le dita: "tutta colpa delle mie cattive abitudini".
"Fumi?" Domanda, spalancando gli occhioni blu già grandi di loro, e quando annuisco un broncio curva le sue labbra rosee.
"Non dovresti ucciderti in questo modo. Lo dico sempre anche a papà".
"Cecilia!" Esclama una voce femminile preoccupata, e la bambina s'illumina prima di correre tra le braccia di una donna dai capelli castani.
"Cecilia, non farlo mai più" interviene un uomo dai capelli biondi che non riesco a vedere in viso mentre si china all'altezza della bambina, che si stacca dalla madre per abbracciare il papà.
"Scusami mamma, scusa papà. Volevo solo vedere i colori" sussurra Cecilia, e la donna sospira prima di alzarsi, accorgendosi poi della mia presenza.
"Grazie mille per averla trovata ed averci chiamati, eravamo preoccupati" sorride, mostrando un sorriso da capogiro ed una fossetta sul lato destro della guancia, ed io ricambio il sorriso, scuotendo piano la testa.
"Nessun problema, è stata molto brava, non è andata nel panico".
All'improvviso Cecilia e suo padre si staccano dal loro abbraccio, e quando l'uomo si alza e si gira, io mi ritrovo a spalancare gli occhi.
Porca miseria.
"Grazie, grazie davvero. Pensavamo che qualcuno l'avesse presa" sospira l'uomo, facendo andare su e giù il pomo d'adamo, ed io mi ritrovo a deglutire a vuoto annuendo, sforzando un sorriso.
"Vedo che hai trovato il signor Hemmings e la sua famiglia" esclama la voce del direttore, ed io mi giro, trovandolo a sfoggiare un sorriso radioso mentre stringe la mano al signor Hemmings.
"È sempre un piacere, Simon" risponde lui, e l'uomo fa un cenno con la mano prima di baciare la mano della madre di Cecilia.
"Lorelai, sempre un fiore" continua, per poi posare la mano sulla mia spalla.
"Il signor Clifford sarà la vostra guida per stasera, e potrà presentarvi personalmente i suoi pezzi. Ho visto dalla vostra email che eravate interessato ad un paio di pezzi" conclude, ed io annuisco, mentre Hemmings sorride, guardandomi piuttosto sorpreso.
"Oh, quindi lei è uno degli artisti. Non vedo l'ora di scoprire la storia dietro i suoi dipinti".
Il mio sorriso non accenna ad andarsene, quando qualcosa (o meglio qualcuno) tira un lembo della mia camicia.
"Andiamo a vedere i colori?" Domanda Cecilia con un sorriso radioso, ed i genitori la osservano, incuriositi.
"Che colori, tesoro?" Domanda la madre, ma lei non le dà retta, stringendo la mia mano fino a trascinarmi davanti ad un quadro familiare.
Rosso, rabbia.
Blu, tristezza.
Viola, me.
"È bellissimo" sospira la bambina, ed io la osservo mentre studia con minuzia il quadro.
"Di chi è questo dipinto, signor Clifford?" Domanda tutto d'un tratto il signor Hemmings, e mi giro verso di lui, cercando di nascondere il mio sorriso fiero.
"Mi chiami pure Michael, signore. E sta parlando con l'artista in questo momento".

Holy || Muke Clemmings Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon