1

7.8K 420 87
                                    


1 Settimana Dopo

I raggi solari che sprigionavano dalla finestra mi urtavano di prima mattina, già perché stava ad indicare che un'altro giorno doveva iniziare.

Era una settimana ormai che lavoravo come Barista al locale, riuscivo a tenere a debita distanza Rudy che non sospettava nulla, avevo indossato una maschera salda e non l'avrei calata.

Quando passava gli regalavo il mio smagliante sorriso di Giuda, che ricambiava compiaciuto, avvicinandosi ad accarezzarmi la guancia.

Era una fortuna che Katy si fosse licenziata dopo che me ne ero andata via. Aveva deciso di lavorare in un negozio racimolando soldi per pagare l'Arts Ballet Accademy.

La passione per la danza non l'aveva abbandonata ma solo accantonata anche se quando tentava di cucinare o pulire improvvisava qualche performance, dove Kevin si ritrovava come Cavia ed io mi godevo quegli attimi di spensieratezza ridendo e applaudendo, in cui una Katy s'inchinava soddisfatta, ringraziando modesta.

Mi ritrovavo poi improvvisamente a pensare a James, come se tutto il mio mondo girasse intorno e solo per lui.

Non ci eravamo sentiti per tutta la settimana, solo un messaggio per sapere come andava e se stava abboccando, ed io rispondevo a monosillabi, aspettando una risposta o una domanda, che non arrivava mai, aumentando l'ansia che cresceva a dismisura dentro di me.

Mi alzai stropicciandomi gli occhi con le mani, aprendo la piccola finestra per ridestarmi dal mio stato assonnato.

Afferrai il cellulare controllando se vi fossero messaggi di James ma nulla. Lo lanciai con forza sul materasso, stringendomi in una vestaglia.

Avrei dovuto scoprire qualcosa, ma come? Avrei dovuto tenere sott'occhio Rudy e se ciò che affermava James era la verità, doveva esserci un motivo sotto. Come aveva potuto?

Frugai nel borsone trovando nel fondo la foto di Eleonor che non avevo mai tolto da lì dentro.
La guardai, mi somigliava tantissimo.
Ero arrabbiata per ciò che mi aveva fatto, lasciarci soli, rifarsi una vita. Ma certe volte il cuore non sente ragioni, come il mio stupido, non dovevo ed invece avevo impresso solo lui.

Mi diressi in cucina dove vidi Katy alle prese con i fornelli ballando, ed un Kevin assonnato appoggiato al tavolo guardandola sculettare energica, che portento di ragazza.

"Buongiorno" esultai, dando un bacio a Kevin ed uno a Katy, sistemandomi sul panchetto di pelle, mentre Katy mi porse un piatto con dentro un Pancake bruciacchiato.

Kevin lo guardò alzando un sopracciglio scuotendo la testa, a quella visione Risi divertita mentre Katy si girò vedendoci scherzare sulle sue doti da cuoca.

"Volete mettere in discussione le mie abilità culinarie...te specialmente signorino" puntò il mestolo contro Kevin che sollevò le mani, alzandosi in piedi.

"No amore, non mi permetterei mai di offendere i tuoi pancake bruciati...ma sono buonissimi" la vidi abbracciarla per dargli un bacio lieve sul naso mentre Katy metteva su un broncio da bambina.

Era una coppia che invidiavo in senso buono, sognavo anche io una storia d'amore tranquilla e felice, ma non sapevo neanche che sapore avessero ambedue le cose.

M'infilai in doccia togliendomi la vestaglia, insaponandomi, provando a svuotare la mente troppo piena e ancora troppo confusa, poggiando i palmi sulle piastrelle mentre l'acqua scorreva lungo la mia schiena.

Mi ritornavano sempre in mente scende di me e James al mare, a casa mia, prima che sapessi tutto, prima di cambiare il percorso.

Uscii asciugandomi con un telo, per poi aprire l'armadio perlustrando i vestiti succinti che mi portava Katy dal negozio, diceva che mi conferivano un'aria diversa, più sfacciata, forse era un bene perché illudevo di più, ma i miei occhi non potevano ingannare, ma non tutti sapevano leggervi all'interno.

Scelsi una minigonna in camoscio con un top corto sopra, e scarpe con il tacco.
Mi sentivo ridicola e non era la Cindy che conoscevo, la mia immagine allo specchio rifletteva ciò che non volevo essere ma ciò che dovevo essere.

Arrivai al locale, iniziando a pulire il bancone, mentre ragazze seminude ballavano in delle celle, arrampicandosi per sollevarsi in aria aprendo le gambe.

Mi soffermai a guardarle, quando passò Rudy, venendo dietro il bancone.

Mi guardò dalla testa ai piedi, passando la lingua sul labbro compiaciuto, avvicinandosi.

Sospirai mostrandomi sciolta, facendo un passo verso di lui lentamente, quando mi prese per la vita girandomi, tenendo premuto il suo petto alla mia schiena.
Deglutii sentendo lo stomaco contorcersi.

"Cazzo, ti sbatterei su questo bancone, fino a pregarmi di fermarmi" mi toccò la coscia nuda salendo sempre più su, fino a sotto la gonna, accarezzandomi una natica.

Avrei voluto piangere, scappare, ma non potevo, chiudevo gli occhi e m'immaginavo James, le sue mani su di me, e solo così riuscivo a placare i miei singhiozzi che tenevo celati.

Si avvicinò al mio collo, baciandolo, tenendomi ferma per i capelli, assaggiandomi, ero un involucro privo di sentimenti.

Lasciò la presa sul cuoio capelluto indolenzito per la presa forte, accostandosi al mio orecchio.

"Stasera mia bella Cindy inauguriamo questa rivoluzione se così si può dire, del locale, ci saranno ospiti desiderati e anche non, ma l'importante è soddisfare tutti. Tu ballerai per me, ho visto le tue doti, voglio avere l'esclusiva" rivelò passando due dita sulla mia spalla scoperta.

"Ho voglia di masturbarmi mentre ti tocchi... guardando solo me." Aggiunse mentre un magone strozzava la mia gola arida, e l'urto di vomito saliva, ma mi ricordavo di restare calma.

Annuii ridendo, sentendo uno schiaffo dietro al culo prima che si allontanasse fiero.

Andai in bagno chiudendomi dentro. Mi accasciai a terra poggiando la schiena contro le mattonelle fredde, portando le ginocchia al petto, affondando il viso tra esse.

Piansi, un pianto liberatorio, un pianto per ricordare che il paradiso sarebbe arrivato prima o poi.

Le lacrime bruciavano rigandomi le guance, per il dolore che provavo dentro.

Ci sarebbero stati ospiti desiderati e non, riformulai quelle parole ricordando la sua espressione divertita ricalcando il "Non".

Ci sarebbe stato James, l'avrebbe invitato, voleva che gli dimostrassi che non c'era più nessun legame tra noi, avrei avuto bisogno di più maschere, ed anche se ne avessi messe mille i miei occhi non avrebbero saputo ingannare i sentimenti che provavo per James e il desiderio di avere i suoi pozzi che mi spogliavano corpo e anima.

STRONGERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora