44 (Bree: Remembering lightning)

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E' un po' imbarazzante entrare nel locale conciati così elegantemente, ma una volta dentro ci avviamo verso una conclusione di serata inaspettata che soddisfa un po' tutti.

Joshua e Steve fanno sapere che sono arrivati, ma restano con noi in pista. Ci avvinghiamo l'uno all'altra e dopo pochi attimi tutto sparisce. Esistiamo solo noi e la musica che guida i nostri corpi a muoversi all'unisono.

L'incanto, però, è rotto dopo poco. Qualcuno li viene a prelevare dalla pista. Ci lasciano sole, ma, sperando di rivederli presto, continuamo a ballare insieme. Alex si precipita in mezzo a noi trascinando con sè Cristina e poi sparisce anche lui in mezzo alla folla. Si ripresenta poco dopo, portando come un equilibrista quattro cocktail stracolmi. Li tracanniamo alla goccia insieme, prese completamente dall'euforia di questa svolta della serata che si rileva piuttosto gradita. Vedo Cristina scatenarsi come mai ha fatto. Credo che stia seguendo il mio consiglio di rilassarsi un po', chiudendo fuori preoccupazioni e pensieri. Inizia a ballare con Alex, mentre io torno in coppia con Gigì, nell'esaltazione di un gruppetto di ragazzi con gli ormoni al guinzaglio.

Mentre ballo con lei mi sento afferrare delicatamente i fianchi. Mi volto e vedo che è proprio Alex. - Scambio di coppia? - Urla la sua proposta per farla approvare, ma la attua senza aspettare la risposta. Mi attira verso il suo corpo, quasi lanciando Cristina cerso Gigì. Mi tiene stretta a sè cingendomi in vita ed ondeggia lateralmente strusciandosi contro la mia schiena. Cerco di allentare la sua presa, ma non ci riesco. - Ti da fastidio se ti tengo così? -

Finalmente riesco a liberarmi dal suo braccio. - Non riesco a ballare. - Dico sorridendo nascondendo il sarcasmo che dovrebbe pungerlo in volto.

Pur capendo il mio, non proprio velato, rifiuto all'abbraccio, torna a tirarmi verso di sè afferrandomi per il braccio. - E io non riesco a parlarti se stai così lontana. - Sotto le luci alternanti della pista, i suoi occhi si fanno più chiari. Il blu cobalto diventa quasi un azzurro che tende all'indaco. E sono tinti di malizia, adesso come stamattina.

- Non siamo qui per parlare. - Gli dico tentando di allontanarmi.

Stavolta non ci riesco. Continua ad avvicinarmi, finchè non mi serra intorno entrambe le braccia facendomi aderire completamente a sè. Affonda la faccia nel mio collo, annusando a fondo il mio odore. - Hai un profumo così buono. - Lo sento iniziare ad accarezzarmi avvicinandosi pericolosamente al mio fondoschiena. Posso quasi intuire i suoi pensieri, confermati immediatamente dalle sue azioni. Avverto la punta della sua lingua umida solleticarmi il collo e salire su fino al lobo dell'orecchio, mordicchiandomelo. Serro i pugni e inizio a tirarglieli sui fianchi con quanta forza riesco a trovare. Insensibile a qualsiasi mia ribellione, continua a respirarmi nell'orecchio sempre più affannosamente. Inizia a sussurrarmi cose che comprendo a stento, intermezzandole con baci e morsi sul collo. - Lo so che state insieme solo da ieri sera. Me l'ha detto oggi a pranzo. Perciò tecnicamente oggi potremmo fare qualsiasi cosa vogliamo senza problemi. -

- Io non voglio fare proprio niente con te! - Gli do una ginocchiata mirando ai genitali, ma riesce a pararsi.

Almeno per farlo mi ha liberata dall'abbraccio. Mi guardo intorno. Gigì e Cristina non ci sono più, ecco perchè non mi hanno aiutato. Devono essere al bar. Mi precipito lì sperando di trovarci anche Steve.

Mentre mi avvicino, lo vedo alla porta secondaria parlare con Joshua e un altro tizio un po' strambo. Mi precipito da lui e gli resto accanto senza dire una parola.

- Ehi, piccola. Che succede? -

Respiro profondamente prima di rispondere cercando di controllare al massimo la voce che un po' mi trema. - Niente. Solo che vorrei tornare a casa se non ti dispiace. - Mi sforzo di sorridere.

Bree: Remembering lightningWhere stories live. Discover now