43 (Bree: Remembering lightning)

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Tutti annuiscono e si complimentano per il gusto nella scelta del locale. Lo guardo ricevere con garbo e delicatezza i complimenti e familiarizzare di più coi miei amici, coi pezzi della mia vita. Nel suo vestito nero, reso un po' più soft dalla camicia bianca lasciata un po' aperta, trasuda eleganza e compostezza. Quasi non si direbbe che sia lo stesso ragazzo che fa il barista in disco. Dopo aver conosciuto parte della sua vita, però, credo sia normale che sappia comportarsi in situazioni più d'élite. Da vero galantuomo, mi aiuta ad accomodarmi e mi bacia lievemente il dorso della mano prima di accomodarsi accanto a me continuando ad accarezzarla.

Ricordo la promessa fatta a Gigì e mi volto a controllare come è tra di loro la situazione. Credo che Gigì non sia la sola ad essersi annegata il cervello in una pozione di cuoricini rossi. Joshua sembra non vedere altri che lei intorno a sè. Cercare di parlare con lui è un'impresa perché è quasi totalmente assorbito da lei. Anche lui, tutto in tiro per com'è, non si riconoscerebbe.

- Mi sto spostando vicino alle ragazze per il momento, ok? - 

- Va bene, piccola. - Bacia nuovamente la mano prima di lasciarmi andare. 

Vado a sedermi nel posto libero accanto a Cristina, lasciandolo alla sua conversazione con Giovanni.

Cristina mi chiede subito di Alex e continua a ripetermi che gli appuntamenti al buio non le sono mai piaciuti.

- Non è esattamente un appuntamento al buio, Cri! Gli abbiamo chiesto di unirsi per non restare dispari. -

- Se era per quello potevo restare a casa tranquillamente. -

- Non fare la musona solitaria. Prova a rilassarti. - Le pizzico piano il braccio. - Credo che sia di allegra compagnia il cugino di Steve. -

- Non lo conosci? -

Gigì, che ha sentito ciò che dicevamo, ricordando quello che le ho raccontato a pranzo, lascia per un attimo il suo Josh per sussurrarmi un 'altro che' ridendo maliziosa. 

Continuamo ognuno nelle sue conversazioni per circa mezz'ora.

- Steve, ma tuo cugino quando staccava da lavoro? Io avrei fame! Ordiniamo? - Lo stomaco di Gigì non conosce ragioni quando inizia a farsi sentire! Ma, in fondo, ha solo detto ad alta voce ciò che tutti stavamo pensando. 

- Se volete, ordiniamo anche senza di lui. - Risponde visibilimente imbarazzato per il cugino. 

Tutti si tuffano nel menù ed io torno a prendere il mio posto accanto a lui. Mi porge il menù, ma lo rifiuto. 

- Scegli tu per me, mi fido. - Gli dico baciandolo. 

- Non lo farei se fossi in te! - Mi volto verso la voce. 

- Perchè? - Sorrido ad Alex.

- Se non conosce alla perfezione i tuoi gusti lo manderai in crisi con una richiesta del genere. -

- Sei arrivato da soli tre secondi e già inizi a prendermi per il culo. - Steve sembra alterato dall'istante in cui l'ha visto. 

- Altimenti a cosa servirebbero i cugini? - 

In risposta Steve borbotta qualcosa che nemmeno io arrivo a comprendere bene. 

- Dato che non mi presenti tu alla bella comitiva, lo faccio da solo. Io sono Alex, il cugino di quell'individuo a capo tavola. -

Questa battuta da un po' fastidio anche a me, così cerco di cambiare discorso, chiamando ad alta voce il cameriere per prendere le ordinazioni. 

La cena è squisita. Purtroppo non ho potuto godermela come avrei voluto. Steve sopporta male la sostanziosa dose di egocentrismo di suo cugino e mentre Alex ha dato il meglio, o il peggio, di sé tenendo banco nella conversazione per la maggior parte della serata, lui è stato adombrato in silenzio. Con una scusa l'ho portato in disparte.

- Piccolo, per favore. Non potresti cercare di sorridere un po'? -

- Non posso farci niente se stare con mio cugino mi sta stretto. Avevo già detto che era una cattiva idea. -

- Lo so e ti chiedo scusa per aver insistito, ma ti prego non roviniamoci la serata. - Gli chiedo supplichevole. 

- E poi ti spoglia con gli occhi! - 

- Secondo te qualasiasi maschio mi spoglia con gli occhi! -

- Solo perchè è vero. - Mi attira a sè portando un braccio dietro la schiena. Mi sorride davvero, per la prima volta da quando è comparso suo cugino. - Perché sei la più bella di tutte. -

- E tu il più bugiardo. -

Ci baciamo discretamente ma con quel tanto di trasporto che basta per farmi rizzare la pelle e poi torniamo al nostro tavolo sorridenti. 

- Oh, mio cugino che sorride! -

- Capita. - 

Gli accarezzo il volto mimandogli un 'grazie' con le labbra. So quanto sforzo gli costa lasciar correre. 

- Dov'è Joshua? - Chiedo a Gigì.

- Ha ricevuto una chiamata e si è allontanato. - 

- Ah sì, sta tornando. -

In effetti Joshua si avvicinava al tavolo, ma il suo aspetto è tutt'altro che sorridente. - Steve, ha chiamato Dav. -

Anche Steve si fa serio. Lo guardo preoccupata. - Ci sono problemi? -

- Ha detto se possiamo passare a locale per fine serata. -

- Senza di noi non riescono a fare un cazzo. - Sussurra Steve stringendo un po' troppo la mia mano. 

Lo guardo triste. - Devi andare? -

Steve mi fissa con altrettanto dispiacere. Poi, risoluto, si rivolge a Joshua. - Che gli hai detto? -

- Che dovevo parlarne con te. -

- Bene, allora digli che andremo al locale. -

- No! - Esce in modo flebile ma udibile sia dalle mie labbra e che da quelle di Gigì. 

- Andremo al locale. - Dice guardandomi sorridendo. - Andremo tutti al locale, se per nessuno è un problema. - Osserva tutti quelli del nostro tavolo cercadone l'assenzo. - Non andremo per lavorare. Andremo da clienti, solo per vedere la situazione ed essere pronti in caso di imprevisti. Mi sono rotto di fargli da balia. Devono imparare ad andare avanti anche senza di noi! -

Lo guardo illuminata. - Grazie. -

- Perchè mi ringrazi? -

- Perchè resti con me. - 

Mi sorride dolcemente, mi afferra entrambe le mani. - Da adesso, sempre. - Mi bacia teneramente. - E poi, dove dovrei lasciarti andare da sola vestita così? -

- Scemo! - 

Ci baciamo ancora, mischiando i nostri sorrisi ed intrecciando le nostre anime.

Bree: Remembering lightningWhere stories live. Discover now