Chapter 2

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Dopo cinque ore estenuanti finalmente fui libera di tornare a casa. Posai lo zaino ai piedi dell'appendiabiti situato accanto all'ingresso e mi diressi verso la cucina, dove notai mio padre ai fornelli, cercando di cucinare un semplicissimo piatto di pasta. Lo salutai con un bacio sulla guancia e presi il suo posto.
-Sai che non devi riuscirci per forza- mi riferii alla cucina. Mia madre era andata via di casa quando avevo solo dodici anni, lasciando me e mio padre allo sbando. Dopo cinque anni la situazione era migliorata, ce la cavavamo abbastanza bene, nonostante non sapesse cucinare o svolgere molti lavori di casa. Dovetti crescere in fretta, abituarmi all'assenza di mia madre e a rimanere spesso in casa da sola a causa del lavoro di mio padre. Inizialmente provavo odio verso mia madre, mi aveva abbandonata, ma una volta abituata pensarci mi lasciava solamente indifferente.
-Volevo provarci, sai che mi dispiace lasciarti tutto il lavoro. A volte vorrei essere solo un padre migliore- disse con una sorta di malinconia della voce.
-Non ne hai bisogno.
Con quella frase cercai di confortarlo, non ero mai stata brava con le parole. Mi mostrò un sorriso tirato e cominciò ad apparecchiare la tavola.
-Stasera vado ad una festa- dissi dopo alcuni istanti di silenzio. Mi mostrò un'espressione sorpresa, non era abituato al fatto che uscissi. Preferivo invitare Marylin a casa a mangiare una pizza e guardare un film, per poi farla restare a dormire da noi.
-Uhm...va bene. Fai attenzione.
Finii di cucinare e mangiammo in religioso silenzio, dopodiché si offrì di lavare i piatti ed io andai in camera a studiare, dovevo cominciare presto a causa della festa.
***
Una volta arrivate le otto, Marylin passò a prendermi con la sua auto. Avevo deciso di indossare dei pantaloncini e una t-shirt, non mi interessava apparire.
-Potevi almeno mettere i tacchi- constatò lanciando un'occhiata alle mie vans. Alzai le spalle. Lei, al contrario di me, era splendida. Indossava un vestito che risaltava le sue forme, senza però farla sembrare volgare. Quando misi piede in quella casa, il forte odore di alcol e fumo mi investì, facendomi storcere il naso. Marylin invece sembrava perfettamente a suo agio. Jessica, che si trovava davanti a noi, ci rivolse un sorriso che sarebbe dovuto essere gentile, anche se a me sembrava solo falso. La salutai contro voglia e seguii Marylin al centro del salotto. "Seguii" è una parola grossa, sarebbe meglio dire 'mi trascinò'. La persi di vista poco dopo, ritrovandomi da sola e a disagio. Andai in cucina e mi sedetti su una sedia accanto al bancone, osservando qualche ragazzo versarsi drink con dentro solo Dio sa cosa. Chiacchierai con qualche ragazza della mia scuola e, dopo aver deciso che ne avebo abbastanza, mi alzai e mi diressi verso il salotto, decisa a trovare la mia migliore amica. Dire che mi stavo annoiando è un eufemismo. Quando la trovai, stava parlando amorevolmente con Jessica, quindi feci dietro-front e mi allontanai, facendomi largo fra i corpi sudati che ballavano. Tornai in cucina e mi sedetti scocciata sullo sgabello, quando una voce completamente estranea dietro di me mi fece sobbalzare.
-Annoiata?- quando mi voltai, mi trovai davanti ad un ragazzo biondo piuttosto alto. Dovetti alzare il capo per guardarlo in faccia.
-Non sono affari tuoi- risposi poco gentilmente tornando a voltarmi. Si sedette accanto a me ignorando la mia risposta, facendomi alzare gli occhi al cielo.
-Questa festa è una palla- disse in tono annoiato mentre versava della vodka alla pesca in un bicchiere.
-Vuoi?- mi chiese indicando la vodka. Annuii e riempì un bicchiere anche per me. Iniziai a berla piano, non avevo la minima intenzione di ubriacarmi, infatti lasciai il bicchiere a metà. Conoscendo Marylin, ci avrebbe pensato lei a tornare a casa sbronza. Seguì un silenzio imbarazzante, spezzato solo dalla musica che rimbombava nel salotto. Mi soffermai ad osservarlo. Era davvero un bel ragazzo. Distolsi immediatamente lo sguardo non appena si voltò verso di me, sorprendendomi a guardarlo. Ancora silenzio. A togliermi dalla situazione di imbarazzo ormai insostenibile ci pensò una Marylin ubriaca che dava spettacolo in salotto, ballando e ridendo.
-Uhm... Devo andare a recuperare la mia migliore amica, ci si vede in giro.
Me ne andai senza aspettare una risposta e portai Marylin lontana dagli sguardi della gente.
-Torniamo a casa- dissi ormai stufa, ma al contrario delle mie aspettative, iniziò a lamentarsi dicendo frasi sconnesse e prive di senso compiuto.
-Marylin, andiamo.- dissi in tono risoluto, senza ottenere risultati. Una voce fastidiosa interruppe i miei tentativi di riportare a casa la mia migliore amica.
-Se vuole restare può dormire qui- rise Jessica guardando lo stato pietoso in cui si trovava Marylin, che fu immediatamente d'accordo. Le sibilai un 'traditrice' ed uscii da quella casa il più in fretta possibile. Mi incamminai verso casa mia, attraversando le strade ormai deserte di Sidney. Controllai l'ora sul cellulare, che segnava le 01:00. Mi sorpresi notando come il tempo era volato. Misi le mani nelle tasche della felpa che avevo lasciato aperta da sopra la t-shirt, maledicendo la mia migliore amica per avermi lasciata da sola. Camminai più velocemente quando sentii dei passi dietro di me.
-Cosa ci fa una bella ragazza come te da sola nel bel mezzo della notte?- un ragazzo della mia età con una bottiglia di birra vuota in una mano mi raggiunse, visibilmente ubriaco. Lo ignorai aumentando il passo. Mi bloccò per il polso e mi voltò verso di lui.
-Non dovresti girare da sola, ci sono così tanti pericoli di notte- rise alitandomi in faccia- vieni con me dolcezza, ci penserò io a te.
Mi trascinò nonostante le mie lamentele, stringendomi forte fino a farmi male. Quando mi bloccò contro un muro, ne approfittai per tirargli una ginocchiata nelle parti basse, facendolo piegare in due dal dolore.
-Fottuta stronza- sibilò- ora ti faccio vedere io. E non provare ad urlare.
A quelle parole il battito del mio cuore accelerò e trattenni il respiro, avevo paura di ciò che sarebbe successo da un momento all'altro. Ad un tratto qualcuno scaraventò via da me il ragazzo moro, facendomi tornare a respirare.
-Non provare a toccarla- il ragazzo della festa comparve nella mia visuale, facendo indietreggiare l'ubriaco che, intimorito dalla sua stazza, corse via.
-Stai bene?- chiese puntando i suoi occhi azzurri nei miei.
-Si- mi limitai a rispondere. Mi aprì lo sportello della sua macchina.
-Sali, ti accompagno a casa- salii in macchina, imitata da lui, che mise immediatamente in moto. Gli dissi l'indirizzo di casa mia e proseguimmo il viaggio in silenzio.
-Grazie...per tutto- gli dissi una volta arrivati a destinazione.
-Di nulla- scesi dalla macchina quando venni bloccata dalla sua voce.
-Aspetta... Ancora non conosco il tuo nome- mi voltai verso di lui.
-America Rose.- risposi.
-Luke Hemmings.
Entrai in casa senza aggiungere altro, chiedendomi quando avrei rivisto quello strano ragazzo che tanto aveva attirato la mia attenzione.
#spazioautrice
Perdonate gli errori, ho scritto questo capitolo alle 00:00 dopo una giornata a dir poco estenuante. Beh, spero vi piaccia comunque.
Rebecca xx

Toxic|| Luke Hemmings (SOSPESA)Where stories live. Discover now