Capitolo 3

77 8 7
                                    

Luci. Gente. Poliziotti. La sirena della polizia che suonava. I giornalisti che si accalcavano per vedere il famoso killer ormai catturato dalla polizia.
Lo avevano portato in manicomio.
Jeff era stordito, tutte quelle videocamere e i flash delle fotocamere che lo immortalavano lì, incapace di fare nulla, con due manette ai polsi, lo mandavano in confusione.
I poliziotti lo condussero nei corridoi di quel luogo orribile, si sentivano urla, persone che sussurravano, che parlavano sole.
Il ragazzo vedeva persone pallide, dal volto scavato, passargli accanto.
Avevano i volti smagriti, stanchi, lo sguardo vuoto che si posava su di lui, sulle sue cicatrici che aveva sulle guance.
Camminò fino alla fine del corridoio, la sua stanza era la penultima.
Mentre i poliziotti gli toglievano le manette, vide una ragazza uscire da quella stanza e fermarsi a guardare ciò che succedeva.
L'attenzione di Jeffrey fu catturata totalmente da quella ragazza dagli occhi grandi, scuri e gonfi, la sua pelle color rosa pallido, da bambola di porcellana, il suo sguardo distrutto.
Sembrava piccola e delicata, era bassa e magrissima, credette che se solo qualcuno le avesse soffiato accanto sarebbe volata via.
I suoi capelli arruffati, lasciati a loro stessi, erano neri come la pece.
Si accarezzava leggermente un braccio, con lo sguardo basso, e spostava timidamente il peso da una gamba all'altra.
Poi, però, arrivò un medico che la fece entrare spintonandola e sgridandola, e chiuse la porta.
Il ragazzo si riscosse ed entrò in quella piccola stanza, c'era una finestra sbarrata con sbarre robuste d'acciaio per evitare un'eventuale fuga, i muri erano bianchi, con tracce di umidità qua e là.
C'era soltanto un letto dalle lenzuola anch'esse bianche e un comodino.
Tutto rigorosamente bianco.
Jeff si chiese il perché di tutto quel candore.
Quell'edificio gli dava già sui nervi, gli aveva fatto una brutta impressione fin da subito.
Tutto quel bianco lo faceva sentire sporco, come una macchia irreversibile su un tessuto pregiato.
Quando gli uomini lo lasciarono solo, si stese su quel letto per niente comodo, e guardò le macchie sul muro, immaginando figure inesistenti che si animavano nella sua immaginazione contorta, perdendosi nella sua solitudine.
In fondo, non era forse questo ciò che meritava?

Ehi!
*silenzio*
Spero che la storia piaccia, anche se è leggermente macabra (certe volte dalla mia mente contorta escono cose stranissime, lol.)
Sto cercando di evidenziare l'aspetto psicologico dei personaggi, e metto anche qualcosa del mio carattere in quello di Alexandra o Jeff.

Continuerò a pubblicare quando questo capitolo raggiungerà 3 stelle.

Demons - Jeff The KillerWhere stories live. Discover now