Capitolo 3:

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Siamo arrivate.
Sono le 10:01.
Jane cerca un posto dove poter parcheggiare l'auto.
Scendo dalla macchina e mi si impiglia la borsetta nel sedile.
«Non è possibile, questa borsetta del cazzo.» Continuo a tirarla.
«Ahahah, non ci vai proprio d'accordo con le borsette eh?» Mi dice Jane ridendo.
«A quanto pare..» Rispondo.
«Senti lasciala qui, non preoccuparti. Tanto per il momento non ti servirà a molto.»
«Sì in effetti.» Smetto di tirarla e la lascio in macchina.
Jane chiude lo sportello a chiave e ci avviamo verso l'entrata della "sala prove".
«Questo posto ha l'aspetto di un teatro abbandonato.» Dico.
«Lo è infatti.»
L'edificio è ridotto male, ci sono cespugli di rovi ovunque e il tempo non sembra essere a nostro favore.
Jane mi guarda, poi mi prende la mano.
«Dai andiamo! Non sei felice di rivedere Alex?» Sorride.
«Tu lo sei sicuramente!» Ribadisco.
Mi sorride e mi rendo conto di averla fatta arrossire.
Controllo l'orologio, sono le 10:49.
Continuiamo a camminare e ci avviciniamo ad una specie di cavità abbastanza grande da poter far passare due persone insieme.
«Questa doveva essere l'entrata del teatro una volta, giusto?» Le dico.
«Esatto.»
La sorpassiamo e ci ritroviamo di fronte un vecchio e decrepito palco gigantesco.
«Wow!» Esclamo in tono sarcastico.
«Chissà com'era prima.» Aggiungo.
«Questo teatro avrà si e no 60 anni. Mia nonna mi ha raccontato che una volta era uno dei luoghi più visitati di tutta Boston. Era un teatro enorme, qui venivano a vedere spettacoli tutte le celebrità.» Restiamo due minuti in silenzio ad ammirarlo, immagino a come fosse prima di tutto questo.
Il silenzio viene spezzato da una voce maschile, è quella di Alex.
Sta cantando.
«Alex è bravissimo, è un ragazzo molto talentuoso.» Ammetto.
«Ed è anche un bel ragazzo..» Aggiunge Jane ridendo.
La sua risata si espande per tutta la sala e arriva alle orecchie di Alex.
«Jane, sei tu?» Alex smette di cantare e ci cerca nel buio.
«Si sono io, ho portato anche Astrid con me.» Urla Jane.
«Spero non mi abbia sentito prima..» Mi sussurra all'orecchio.
«Non c'è bisogno di urlare, ti sento ed anche bene!» Dice Alex.
Mentre Alex ci viene in contro Jane accende la torcia del cellulare.
Non ci siamo accorte che Alex ci era già vicino e senza renderci conto ce lo siamo ritrovato dietro.
«Ciao ragazze!» Urla.
«Aahhhh!» Prendo il braccio di Jane per fare luce con la torcia del telefono e glielo punto in faccia urlando.
«Ahahah, Astrid! Tranquilla sono io.» Dice Alex ridendo.
«Alex! Mi hai fatta spaventare!» Gli urlo.
«Sì ma ora basta urlare, vi ricordo che siamo in un teatro.» Sussurra Jane.
«Non preoccuparti, gli unici esseri viventi presenti in questo teatro siamo Noi e i topi.» Ribadisce Alex.
«Immaginavo..» Sussurro.
Alex inizia ad abbracciarci e poi dice: «Come mai siete venute a farmi visita?»
«Ci andava. Volevamo ascoltarti prima del concerto.» Dice Jane.
«Eh già.» Aggiungo.
«Bene, allora seguitemi!» Ci risponde sorridendo.
Mentre camminiamo prendo il braccio di Jane e mi avvicino al suo corpo.
«Non avrai mica paura?» Mi sussurra Jane nell'orecchio.
«No no.» Rispondo.
Continuiamo a camminare e ci avviciniamo ad una parte del teatro illuminata da alcuni riflettori.
Lì scorgo le figure di Simon, Chris e Steven.
«Ciao ragazzi!» Urla Jane.
«Hei Jane! Bella ragazza, come stai?» Le risponde Chris avvicinandosi verso di noi.
«Tutto apposto Chris.» Gli risponde.
«Hai portato anche Astrid? Che bella sorpresa! Vero Steven?» Aggiunge Chris.
«Eh già.» Dice Jane, poi mi guarda.
Steven mi guarda e forza un sorriso.
«Ehm, ciao ragazzi.» Dico.
Mentre Simon è impegnato a sistemare la sua amatissima chitarra elettrica Chris inizia a farmi domande su Gian: «Allora che mi racconti? Con Gian tutto apposto?»
«Sì, tutto okay.» Mento.
A proposito..Gian!
«Cazzo ho dimenticato il cellulare nella borsetta.» Dico a Jane.
«Va bene tesoro vallo a prendere.» Mi risponde porgendomi il mazzo di chiavi.

Nel frattempo Steven si avvia verso l'uscita dicendo di aver dimenticato nell'auto le birre.

«T-torno subito.» Balbetto e mi volto.
Mi addentro nel buio piu totale e continuo ad andare avanti.
Fuori si sta facendo buio a causa del maltempo ed ha anche iniziato a piovere.
Finalmente arrivo all'uscita del teatro.
Ora sta piovendo fortissimo.
«Cazzo.» Esclamo.
La macchina è parcheggiata abbastanza lontana dall'edificio.
Mi copro la testa con il cappuccio del cappotto ed inizio a correre.
Apro l'auto e ci entro.
Cerco la borsetta ma non la trovo.
«Dove cazzo è la mia borsetta?», urlo agitata.
Resto un qualche minuto in silenzio e inizio a pensare.
«E se me l'hanno rubata?»
Mi affaccio al finestrino e vedo Steven sotto la pioggia con delle birre in mano.
Esco dall'auto e mi precipito verso di lui correndo.
«Steven!» Urlo.
Si ferma sotto la pioggia e mi aspetta.
Corro verso di lui.
Mi riconosce e mi dice: «Ah Astrid, ciao. Come stai?»
«Non è il momento giusto per chiedermelo Stev.» Gli rispondo.
Poi aggiungo: «Per caso hai visto qualcuno entrare in auto? Non trovo più la mia borsetta. Ricordo che era impigliata nel sedile e l'ho lasciata in macchina prima di andare al teatro.»
Nel frattempo piove a dirotto, siamo tutti e due bagnati.
Steven mi guarda, poi mi dice: «Astrid sta piovendo, dobbiamo sbrigarci a tornare al teatro.»
Senza pensarci due volte inizia a correre verso un riparo e io lo seguo a ruota.
Eccoci, siamo qui all'entrata.
Lo guardo, dopodichè ci facciamo strada nel buio del teatro.
I ragazzi stanno accordando gli strumenti e appena vedono Steven avvicinarsi con le birre iniziano ad applaudirlo ridendo. Steven fa una faccia imbarazzata, poi mi guarda.
Nel frattempo mi avvicino a Jane che stava parlando con Chris e le sussurro all'orecchio «Jane, c'è un problema.» Lei si volta e mi guarda. «Cosa succede?» La prendo in disparte scusandomi con Chris dopodichè inizio a spiegarle l'accaduto: «Prima sono uscita per prendere la borsetta nell'auto ma non c'era, ho cercato dappertutto, ho guardato anche sotto il sedile. Non l'ho trovata.»
Mi guarda perplessa.
«Com'è possibile? L'auto era chiusa quando siamo entrate in teatro. L'ho chiusa io, me lo ricordo benissimo. Per caso c'erano finestrini rotti? O qualche serratura scassinata? Non so...» Mi dice.
«No, era tutto intatto. Quando sono arrivata l'auto era anche chiusa a chiave.»
«Non può essere sparita così.» Mi risponde pensierosa.
Guardo l'orologio che ho al polso destro, sono le 12:15.
Inizio a pensare a come sia sparita la mia borsetta e poi Jane irrompe nei miei pensieri e mi dice: «Aspetta, hai detto che nessun vetro era rotto e mi sembra giusto dato che qui non passa mai nessuno, poi hai detto anche che quando sei tornata l'auto l'hai trovata chiusa..»
«Si..» Le rispondo, la guardo perplessa mentre cerco di capire a cosa stia pensando.
«Beh, quindi qualcuno ha aperto l'auto con un altro mazzo di chiavi, e l'unica persona che potrebbe averlo è mio fratello Steven.» Mi guarda, poi guarda lui.
«Cazzo, Steven è uscito 5 minuti prima di me. Ha preso lui la mia borsetta.» Guardo Steven con uno sguardo indagatore.
Ma lui non ricambia lo sguardo, è troppo impegnato a bere la sua birra gelata.
Il momento viene interrotto dalla suoneria di un telefono.
«Ma questo è il mio telefono che sta suonando.» Dico.
Simon controlla il suo e dice: «No, non è il mio ragazzi.»
Probabilmente abbiamo la stessa suoneria.
Guardo Steven con aria minacciosa, che impallidisce e guarda dietro a sé.
Poi dice: «Ah sì Astrid, credo che qui ci sia la tua borsetta».
Faccio finta di non sapere nulla ed esclamo: «Ah, ecco dov'era finita!»
Mi guarda.
Nel frattempo il telefono ha smesso di squillare.
«Stev, cosa cazzo ci facevi con la borsetta di Astrid?», irrompe Jane.
«Credi che io sia tanto stupida da non essermi accorta che avevi aperto la mia auto e che l'avevi presa tu?», aggiunge.
È una delle poche volte che vedo Jane tanto incazzata.
Steven ci guarda imbarazzato, poi non sapendo cos'altro dire si inventa una scusa: «Prima ero uscito per prendere le birre e ho aperto la tua auto per cercare il plettro della mia chitarra».
Non so se credergli o meno.
«Quindi hai preso la borsetta di Astrid, mi pare giusto», dice Jane irritata.
«No, lasciami spiegare. Dopo aver preso il plettro ho visto la borsetta di Astrid. Allora ho deciso di prendergliela per portargliela. Poi ho chiuso l'auto e sono andato verso la mia per prendere le birre e poco dopo ho visto Astrid avvicinarsi verso di me, ma stava piovendo fortissimo e eravamo tutti e due bagnati. Quindi abbiamo cercato riparo. Non posso permettermi di ammalarmi ora, ho il concerto.»
Jane si volta verso di me.
Poi mi dice: «Astrid, confermi?»
«Si, più o meno è andata così.» Guardo Steven. «Ma poi perchè non me l'hai restituita?», aggiungo.
«L'ho appoggiata qui e per sistemare le mie cose mi sono dimenticato.», dice.
La prendo e controllo che ci sia tutto.
«Va bene, è una scusa credibile. L'importante è che abbiamo ritrovato la borsetta!», esclama Jane.
«Bene, dopo tutto questo mi è venuta fame. È ora di pranzo. Andiamo a cercare qualche fast food». Jane mi sorride, poi si volta verso la band ed iniziamo a salutare tutti gli altri.
Steven resta lì seduto in silenzio.
Non ho idea di cosa doveva fare con la mia borsetta, di sicuro voleva impicciarsi di qualche chat. Sennò non l'avrebbe presa.
Saluto tutti, anche Steven, e mi avvio verso l'uscita del teatro.
Jane resta un po' a parlare con Alex.
Sono le 13:10.
Beh sì, la fame inizia a farsi sentire.
Sta ancora piovendo, Jane apre l'auto velocemente ed entriamo.
Mi guarda e mi dice: «Scusalo, a volte non sa nemmeno lui quello che fa. È troppo innamorato. Ma non ha cattive intenzioni». Mi sorride.
È un sorriso rassicurante.
Ricambio.
«Non fa niente», dico.
Apro la borsetta e prendo il telefono.
Controllo la chiamata sperando che fosse di Gian.
No, è mia madre.
Cosa vorrà mai?
La richiamo.

Nel frattempo Jane mette in moto l'auto e si avvia verso il fast food più vicino.

Non risponde.
Allora decido di scriverle un messaggio: "Ciao mamma, tutto bene? Scusami se prima non ti ho risposto ma non ho sentito il cellulare (Mento). Sono qui al teatro dove Alex e la sua band provano per il concerto che si terrà questa sera. Ora io e Jane andiamo a pranzare al fast food più vicino, ho una fame terribile ahahah. Ci sentiamo dopo".
Invio.
Dopodichè controllo l'ultimo accesso di Gian.
Ultimo accesso alle ore 13:15.
Sono le 13:22.
Mi accorgo che Jane mi sta guardando.
«Non ti ha scritto nulla?»
«Eh, cosa? Chi?», dico.
«Gian! Scemotta.», sorride.
«No, non mi ha degnata nemmeno di una chiamata».
Spengo il cellulare e rivolgo il mio sguardo verso la strada.
Mi manchi tanto Gian, anche se sei un coglione, penso.
Nel frattempo le mille goccioline di pioggia scendono sul vetro dell'auto come lacrime infinite.
«Non smetterà mai di piovere se andiamo di questo passo.», dico.
«Già, che tempo di merda.», aggiunge Jane.
Siamo arrivate.
Finalmente.
«Cosa facciamo? Prendiamo a portar via oppure ci fermiamo?»
«Fermiamoci, tanto non ci corre dietro nessuno.», dico ridendo.
«Hai ragione!», esclama in cerca di un parcheggio.

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⏰ Last updated: Jul 28, 2016 ⏰

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