Jesus Of Suburbia

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Part 1

I'm the son of rage and love
the Jesus of Suburbia

Nato in una periferia polverosa ai margini di quella che comunemente viene chiamata città, Zayn non si scolla le converse nere con i lacci bianchi dai piedi, che stanno lì, attaccate al suolo senza sfidare la gravità. Quella invece la sfida il suo ciuffo, quella porzione di capelli sparata per aria che spicca, nera come i suoi occhi neri dipinti - di quella matita sfumata che molte volte ha bruciato dopo il pianto- e che lo rende un tipo strano. Il tempo dei punk lo sa bene Zayn che è finito, che adesso le mode sono differenti, ma a lui le convenzioni non sono mai piaciute. È semplicemente se stesso, vola libero e molto spesso rischia di schiantarsi al suolo, di farsi molto, ma molto male. Ascolta la sua musica e si perde nei suoi sogni, alle volte nuota dentro la densità opaca della sua ombra, altre volte capisce che il suo mondo è destinato a finire, che la sua vita non è davvero una vita. Percepisce che gli manca qualcosa, ma non saprebbe dire cosa con chiarezza.

Zayn è il figlio di nessun padre, perché alla madre piace cambiare uomo, piacciono i soldi facili, la vita semplice. Alla madre, che non è una madre, piace bere e le piacerà sempre, per questo Zayn è il figlio della rabbia e della violenza che scorre nelle sue vene diluite al rum, dimenticandosi di possedere anche l'amore dentro a quei globuli rossi senza disciplina, che gli hanno sempre fatto battere il cuore un po' di più.

Quello che sa lo deve ai sobborghi, quello che è lo deve alla strada, quello che sente - perché lui sente troppo forte, in maniera spropositata - lo deve alla droga in parte, l'altra parte lo deve a Liam, ma questa è un'altra storia.

I vestiti neri che lo caratterizzano, quelle stampe particolari sulle magliette, quelle unghie laccate sempre di nero, quei tatuaggi sparsi sul corpo - il dolore che gli è piaciuto provare mentre qualcuno gli scavava la pelle per sempre - il metallo dei braccialetti sonanti ai polsi e di quel piercing alla lingua, messo lì con lo scopo di eccitare: questo è Zayn, ma anche altro.

Questa è la persona che loro, che il mondo, vede dall'esterno e adocchia con titubanza, con sospetto, che etichetta, che indica, che giudica, ma Zayn è anche peggio, sebbene alle volte sia anche meglio.

Si aggira per le strade senza una meta, una sigaretta tra le labbra e una bomboletta colorata nello zaino che si porta appresso. Si ferma ogni tanto - quando il vento glielo suggerisce, perché lui ci parla con l'aria, lui parla con tutti e nessuno parla con lui - e scrive, meglio disegna teschi, parole che gli piacciono particolarmente, macchiate di sangue, quelle goccioline rosse che lui osserva sempre con curiosità. Molte volte in vita sua si è domandato come mai il sangue fosse proprio rosso e come mai il suo, attraverso le sue iridi ambrate, gli apparisse di un colore leggermente diverso. Perché Zayn si fa queste domande, Zayn viaggia e nei suoi viaggi sente il mare e parla anche con lui, ma onestamente non sa se tutto avviene a causa della sua pazzia oppure degli stupefacenti. Quello che è certo è che quando parla con la luna quella gli risponde con aria scocciata, come se la stesse disturbando e allora lui ha smesso di parlarci, così come ha smesso di analizzare la sua insanità.

And there'snothing wrong with me
This is how i'm supposed to be
In a land of make believe
That don't believe in me.

E nonostante se lo ripeta costantemente ogni giorno guardandosi allo specchio e vedendo nel riflesso di quell'oggetto, bastardo, parte dell'oscurità del suo io, Zayn crede davvero che qualcosa in lui sia profondamente sbagliato, che sarebbe stato più semplice essere convenzionalmente normale, non solo negli abiti e nei costumi, ma sotto la pelle, dentro, nella mente, che essere così pazzi è proprio una maledizione, la sua e quella di chi gli sta intorno. Ma lui è così, è visionario, è distruzione, è violenza, è amore, è ogni eccesso della vita e della morte. E lo sa, lo sa che la società non potrà mai accettarlo, che non potrà mai credere in lui, fidarsi di quei jeans neri stretti all'inverosimile e di quegli occhi truccati, che anche se non gli piacessero i buchi del culo maschili, sarebbe la stessa cosa, non cambierebbe niente.

Jesus Of Suburbia Where stories live. Discover now