Capitolo 2.

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"Le cose sono andate così: Komor era ancora in quella fase di amore sproporzionato verso la scienza, "Io sono il più forte e batterò tutti!", te lo ricordi vero? Beh ecco, non pensavo ci fossero possibili bagliori di miglioramento ed evoluzione del suo cervello, ma un giorno, si è presentato a casa mia- che è esattamente a dieci passi dalla tua, come hai fatto ad impiegarci così tanto a chiedermelo?- tutto vestito elegante, addirittura con la rosa nel taschino della giacca! E si è dichiarato. Già. È stato veramente... Emozionante, sì, ma soprattutto sorprendente! Insomma, non me lo sarei mai aspettato di vedere un Komor tutto tirato e rossissimo in viso-"
"Adesso piantiamola qui!"
"Oh andiamo! Ogni volta che racconto la nostra storia, la interrompi sul più bello!"
Una risatina mi esce dalle labbra, che subito vado a coprire con una mano. Touya accanto a me, invece, ride a crepapelle e senza ritegno, spaparanzato sul divano e con i piedi sul tavolino di vetro davanti a lui.
Il solito zuccone senza pudore e contegno.
Alla fine mi ci ha portata davvero da Belle, sebbene lo abbia pregato più e più- e più- volte di non farlo.
Ma "È per il tuo bene, Touko! Non vorrai mica restare qui a piangerti addosso e rimanere zitella!"
E quindi eccoci qui, ad Alisopoli, una cittadina costruita di recente nella parte nuova di Unima, scoperta l'anno scorso.
Inizialmente, non avevo ben chiaro il motivo per cui stavamo attraversando l'oceano per visitare Belle, visto che ha sempre abitato a Soffiolieve, insieme a tutti noi. Poi, quando Komor mi ha aperto la porta di casa e la ragazza tutto pepe comparve poco dopo dietro di lui, le cose iniziavano ad avere un senso.
"Beh, sì... Ecco... Sai, quando due persone ehm... Si vogliono bene? E vogliono vivere insieme... Beh vivono insieme." Komor mi ha cercato di dire, grattandosi la nuca con la mano e guardando altrove.
Non avevo mai visto Komor così imbarazzato, nemmeno da bambina.
È strano vederlo così, in difficoltà.
Deve tenere proprio tanto a Belle, la quale invece racconta tutto senza problemi, anche le cose ehm... più private, ecco, facendo in modo che il suo ragazzo assuma tutte le colorazioni di rosso esistenti.
È buffo vederli insieme: loro sono come cane e gatto, acqua e fuoco, bianco e nero.
Eppure formano una coppietta dolce e tenera, una di quelle che camminano mano nella mano al tramonto.
"Conviviamo da un anno ormai. E siamo venuti qui perché Komor è diventato Capopalestra." racconta la bionda, guardando con ammirazione il ragazzo seduto accanto a lei, con ancora le guance arrossate.
"Davvero? Wow, questo sì che è ganzo!" esclama Touya, mettendosi seduto come ogni comune mortale e ponendo la mano destra davanti a lui, aspettando che Komor gli battesse il cinque.
"E tu da quand'è che usi termini come 'ganzo'?" chiedo io, ricevendo una linguaccia come risposta.
"Congratulazioni Komor! È davvero una bella notizia! E anche a te, Belle. Finalmente sei diventata l'assistente della professoressa Aralia!"
Proprio così, Belle è riuscita a realizzare il suo sogno ed è diventata l'assistente personale della professoressa. Non oso immaginare quanto abbia pregato la prof. Aralia per darle il lavoro, ma sono contenta per lei.
"Già! Si può dire che tutti i miei sogni sono diventati realtà." dice, per poi voltarsi e guardare Komor con occhi dolci.
Il ragazzo ricambia lo sguardo, ma poi si rende conto di essere in compagnia e sposta l'attenzione altrove, tornando ad arrossire.
Sorrido intenerita.
"Siete davvero cari-"
"Stomachevoli."
Mi volto verso Touya con gli occhi spalancati.
"Che c'è? È vero!" si giustifica, alzando le mani.
Non tarda il mio pugno sulla sua testa, cosa che lo fa piagnucolare come un gattino e che suscita risate negli altri due ragazzi di fronte a noi.
Non oso immaginare come abbia reagito il padre di Belle a tutto ciò, dato che è andato in escandescenza solo perché sua figlia voleva intraprendere un viaggio.
Ora che ci penso, deve essere stata proprio buffa la sua reazione alla proposta di Komor.
Avrei tanto voluto vederla.
"E tu, Touko? Com'è essere campioni di Unima?" mi chiede Komor, mentre allunga un braccio dietro alla schiena di Belle.
Un sospiro fuoriesce dalle mie labbra, mentre il mio sguardo si abbassa sulle mie mani.
"Oh è davvero emozionante. Un po' mi manca ma... non sarei comunque in grado di... beh, lo sapete."
La mia voce si è affievolita sempre di più nel pronunciare la frase.
Non c'è niente da fare, le ferite non ne vogliono sapere di guarire.
Sono sicura che Touya abbia già raccontato loro come stanno le cose. Conoscendolo, non si è fatto scappare l'occasione di tenere la bocca chiusa. Ma gli sono grata.
Io non sarei mai riuscita a dire tutto senza scoppiare in lacrime e in urla. Quindi è meglio così.
Il silenzio rimane nella casa per alcuni minuti, per poi essere malamente interrotto da un verso disumano.
Lo sbadiglio di Touya.
Nonostante la sfacciataggine della cosa, mi fa ridere, e così anche Belle e Komor.
Sono contenta di essermi riunita a loro: ora anche una sola piccola stupidaggine mi fa divertire e sorridere, mentre prima non mi ricordavo nemmeno come fosse, ridere.
Devo tutto questo a Touya.
Se lui non fosse venuto a casa mia, se non fosse stato da me quella notte, se non mi avesse costretta a venire da Belle, sarei ancora a pezzi.
Invece, è come se lui stesse provando a rimetterli insieme, a ricostruire il mio puzzle.
Gliene sarò eternamente grata.
Sento un tocco sul mio ginocchio, che mi fa alzare la testa.
Gli occhioni verdi di Belle sono davanti a me, così come il suo dolce sorriso.
"Andrà tutto bene, Touko. Stai tranquilla. Adesso hai qui noi."
Pochi giorni fa, non credevo più in queste parole, le trovavo vuote e inutili. Ma adesso, sentirle dire mi suscitano pace, tranquillità e calore, quel calore famigliare che evitavo, ma che tanto desideravo.
E quindi mi lascio andare, scivolo in avanti, tra le braccia di Belle e la stringo forte a me, mentre due lacrime solcano le mie guance.
E risento tutto, l'amore, la fiducia, la solidarietà, la forza per andare avanti, non appena due braccia si stringono intorno a me.
E mi sento veramente a casa, quando le braccia diventano sei e mi trovo chiusa in un abbraccio collettivo.
"Grazie ragazzi. Vi voglio bene!" dico, con la voce rotta e tutta la sincerità del mondo.
Mi suonano strane, quelle parole, ma è una stranezza gradevole, è come se lo volessi dire ancora e ancora.
E chissà se è proprio così che guariscono le ferite.


Il sole è ormai sorto da un bel pezzo e io sono in ritardo.
Come ho potuto dormire così tanto? Non me ne capacito.
Di solito, passo le notti in bianco, a navigare tra i miei pensieri, che sembrano più enigmi irrisolvibili, oppure mi riposo per un paio d'ore.
Ma questa volta ho dormito ben otto ore. Otto!
Come posso ritrovarla se non rispetto la mia tabella di marcia?
Arceus, sono un vero idiota.
Scendo dal letto e mi metto in piedi, stiracchiandomi la pelle allungando le braccia in aria, per poi guardarmi intorno per un attimo.
La stanza dove mi trovo è molto accogliente, ben arredata e addirittura con il bagno in camera.
Il tetto a spiovente è la cosa che preferisco, insieme alla piccola finestra che dà sulle colline circondanti il paese, adornata di fiori freschi e colorati.
La sera prima ero andato al Centro Pokemon in cerca di un posto per la notte, ma ovviamente la fortuna non è mai dalla mia parte ed era tutto al completo.
Non so per quale grazia, una signora anziana si trovava lì per curare il suo Minccino e ha assistito alla scena.
Alla fine si è offerta di ospitarmi per una notte, perché "Mi sembri simpatico, giovanotto. E quei capelli che ti ritrovi mi incuriosiscono ancora di più."
E poi non mi ha praticamente lasciato scelta, visto che mi ha letteralmente trascinato fino a casa sua.
In cambio, mi sono offerto di cucinare la cena. Non è molto, ma almeno è già qualcosa.
Mi lavo la faccia con l'acqua del lavandino, per poi asciugarmi e guardarmi allo specchio.
Ho avuto anche l'occasione di scambiare qualche parola con il Minccino della signora e mi sono convinto ancora di più che due anni fa ero un idiota.
Volevo rompere un rapporto di amicizia, di fiducia e di rispetto così bello, unico nel suo genere.
Non avrei mai potuto farlo.
Quella signora passa le giornate in compagnia del suo pokemon, l'unico che le è rimasto della sua famiglia, e io volevo interrompere tutto ciò.
La sua unica fonte di gioia, la sua forza per andare avanti ogni giorno... io l'avrei distrutta.
Non ho sbagliato a considerarmi un mostro, ma per fortuna sono riuscito a fermarmi prima e a non diventarne uno completo.
Ed è solo grazie a Touko.
Touko.
Quanto è dolce il suo nome, quasi quanto lei, esprime appieno la sua natura.
Quanto mi manca.
Io devo trovarla.
E sono in ritardo.
Mi cambio velocemente i vestiti e rimetto tutte le mie cose nello zaino, per poi scendere le scale di legno e ritrovarmi davanti alla porta d'ingresso.
"Oh! Già te ne vai?"
Mi volto verso sinistra e vedo la signora intenta a preparare la colazione, con l'aiuto di Minccino.
"Beh ecco... Sì. Devo trovarla il più presto possibile." rispondo, passando una mano tra i capelli.
Eh già, non sono riuscito a scampare l'interrogatorio del motivo del mio viaggio e le ho raccontato tutto, mentre ci gustavamo la cena.
La signora annuisce e sorride, mentre si avvicina a me.
Tra le mani ha un piccolo pacchetto, con tanto di nastro rosso.
"Lo avevo immaginato. Mi ricordi tanto mio figlio, sai? Anche lui era come te: non stava fermo un attimo e amava davvero tanto i pokemon. Ma più di tutto amava quella ragazza che lo ha fatto andare fino in capo al mondo."
Sorrido, mentre uno strano calore si espande sulle mie guance.
"Ti ho preparato la colazione." mi dice con una risatina e mi pone il pacchetto, che accetto con piacere e metto subito nello zaino.
Non faccio in tempo a girarmi e a ringraziarla di nuovo, che le sue mani sono sul mio viso e mi ritrovo stampati sulle guance due baci.
"In bocca al lupo, figliolo! Torna a trovarmi presto, d'accordo? E porta anche la tua bella, che la voglio conoscere! Se si è legata al dito un bel giovane come te, deve essere proprio in gamba!"
Sorrido di nuovo e abbasso un pochino la testa.
"Lo è." e doveva essere un sussurro, ma ho capito che non lo è stato dal sospiro della donna di fronte a me.
"La ringrazio davvero tanto e le prometto che tornerò a farle visita." faccio un piccolo inchino ed esco dalla porta, diretto verso il varco e pronto per lasciare Quattroventi.
La sua voce mi fa voltare indietro un'ultima volta.
"A presto, ragazzo! E tagliati i capelli che così sembri un cespuglio!"
Scoppio a ridere, mentre le faccio un cenno con la mano e supero il varco.
Il sorriso non mi si leva dalle labbra, anzi, diventa sempre più grande, mentre tra me e me dico:
Touko, sto arrivando.



Le mie dita battono senza interruzioni sui tasti, scrivendo velocemente sul computer tutti i dati appena ricavati dagli esperimenti.
Il ticchettio viene interrotto da un rumore alla porta.
Non mi volto nemmeno, fermo solo le mie mani.
"Sì?"
"Signore, la missione è stata portata a termine con successo."
Mi volto leggermente, intravedendo la recluta vestita di grigio sulla porta.
Un piccolo ghigno si forma sulle mie labbra.
"Bene. Ottimo lavoro."
La porta torna a chiudersi e le mie dita sulla tastiera.
Ma il sorriso, quello non se ne va.
Ci siamo quasi e tutto sarà pronto.

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