Prologo

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La prima neve dell'anno inizia a scendere, coprendo tutti i tetti, gli alberi e le distese verdi.
Mi è sempre piaciuta la neve. Forse perché è bianca, semplicemente pura e fredda. Forse perché è sia forte, poiché scende indisturbata e copre migliaia di chilometri, mettendo a tacere tutto, e sia debole, fragile, che non appena la tocchi, si scioglie.
E sparisce.
Mi sono sempre riconosciuta nella neve, per tanti motivi che ancora adesso non capisco.
Mi piace e basta, suppongo.
È come se portasse via tutto, come se mettesse muto il mondo e lo conservasse in un abbraccio.
Come se volesse che tutto si fermasse per un attimo, che tutto rimanga lo stesso, come se neanche una piccola particella dovesse mutare.
È come se volesse portare gioia a tutti, bambini e adulti, perché non c'è niente di più bello di sentire le risate provenire da ogni giardino, adornati con grandi pupazzi di neve, anch'essi sorridenti.
Tutto sorride, quando c'è la neve.
Ed è per questo che mi piace tanto. Anche se, ormai, il suo potere su di me è diventato quasi inefficace.
La felicità scivola su di me, come se fossi una lastra di ghiaccio, piatta e senza crepe, senza possibilità di infiltrarsi tra di esse e riuscire a toccare il cuore del blocco freddo.
Non c'è più niente che mi leghi alla felicità.
Per questo odio la neve.
Avrebbe potuto cadere, quel giorno, immobilizzando tutto, conservandolo per sempre, sotto al suo manto bianco e protettivo.
Ma niente, nemmeno un fiocco gelato era caduto.
Era come se il mondo fosse contro di me, deciso a lasciarmi ferita profondamente e a togliermi l'unica medicina che potesse curarmi.
Due anni sono passati e ancora le ferite non si sono chiuse.

"Hydregon, dragartigli!"
Il pokemon blu e rosso sfreccia velocissimo, puntando chiaramente contro di me. Che fare adesso?
Volgo lo sguardo alla mia destra, dove sta Dragonite, piuttosto malmesso.
La lotta dura da parecchio e tutti i pokemon sono finiti senza forze al tappeto.
Tutti, tranne loro due.
È la mia unica e ultima possibilità di riuscire a salvare il mondo, gli uomini e i pokemon.
Tutti contano su di me e io non posso deluderli.
Non riuscirei a vivere senza i miei migliori amici accanto, senza coloro che mi hanno sempre protetta e che mi hanno insegnato tanto.
L'amicizia lega umani e pokemon ed è il rapporto più bello che sia mai esistito. Un rapporto di rispetto, di fiducia. Come se fossero una cosa sola. Ed è proprio questo che voglio e devo dimostrare. La verità.
Appoggio la mano sulla schiena possente di Dragonite, che si volta preoccupato verso di me, guardandomi e cercando una risposta nei miei occhi.
"Io sono con te, amico mio. Non importa come finirà tutto questo. Noi due siamo una cosa sola e come tu non mi hai mai abbandonata, io non abbandonerò te."
Lo sguardo del pokemon si addolcisce alle mie parole, mostrandomi anche un piccolo sorriso, che io ricambio subito. La determinazione, poi, si fa spazio nei suoi occhi, non appena torna a fronteggiare il suo nemico a pochi passi da lui.
"Ce la possiamo fare!" esclamo, ricevendo un grido di risposta.
Adesso è il momento. Ora o mai più.
"Dragonite, ira di drago!"
Il pokemon grida ancora, ponendosi davanti a me, come a volermi proteggere, preparando le fiamme bluastre e violette tra i denti.
Non appena il nemico è a distanza debita, vicino al braccio di Dragonite per poterlo attaccare, quest'ultimo lo colpisce mandandolo a terra, per poi liberare tutta la sua energia con l'attacco che ho chiamato.
Lo scontro è avvenuto con una forza tale, che una luce potente si fece largo nella stanza, come un'esplosione, che colpisce tutto quanto, anche me.
Un urlo straziato esce dalle mie labbra e mi porto le braccia davanti al viso, cercando di proteggermi in qualche modo, almeno fino a che il forte vento e la luce non terminano.
Quando riapro gli occhi, uno strato sottile di polvere riempie l'aria, come se fosse nebbia, rendendomi difficile riconoscere la figura stesa a terra.
Ma non ce n'è bisogno.
Un grugnito alla mia destra mi fa voltare subito e sorridere come non mai.
Dragonite è vivo. Abbiamo vinto.
Una risata si libera dai miei polmoni, insieme a lacrime provocate dalla tensione, mentre butto le braccia al collo del mio pokemon.
"Ce l'abbiamo fatta! Abbiamo vinto, Dragonite!" esclamo con tutta la voce che mi è rimasta, stringendogli forte la testa e accarezzandolo dolcemente. Dragonite emette altri versolini, deboli ma felici. Riesco a sentirla, la sua felicità.
"Sei stato fantastico, sono fiera di te. Ora riposa, te lo meriti." dico, accarezzandogli il muso per l'ultima volta, prima di farlo tornare nella sua pokeball.
Non faccio in tempo nemmeno a voltarmi, che una stretta forte si stringe intorno al mio collo, facendomi sbattere contro il muro più vicino. Afferro il braccio che mi trattiene con entrambe le mani, cercando di liberarmi graffiandole e colpendole, cosa che si rivela ben presto inutile. Il respiro mi si spezza, le guance mi si arrossano e inizio a tossire.
L'occhio rosso che mi fissa è pieno di odio, cosa che mi fa accapponare la pelle.
"Avrai anche vinto la lotta, ma ora io ti ucciderò! Non lascerò che i miei piani vengano sconvolti da una ragazzina insulsa come te! Non so cosa ci trovi in te il drago bianco. Tu non hai niente dell'eroe! Sei solo una stupida bambina!"
Il tono sprezzante aumenta sempre di più con le sue parole, così come la sua stretta intorno al mio collo.
Non riesco più a respirare, la vista si appanna. Non ce la faccio.
Finisco a terra, sfinita, mentre una boccata di aria fresca mi investe. Respiro convulsamente, facendo respiri profondi e sonori.
Non sono morta?
Sebbene sia libera, sento ancora la mano attorno a me e la mia vista è ancora offuscata.
L'unica cosa che vedo è una chioma di capelli verdi avvicinarsi a me e prendermi il viso tra le sue mani calde. In questo momento, mi sento a casa.
"Touko! Mia dolce Touko, dimmi che stai bene!"
La preoccupazione e il dolore nella sua voce sono palpabili, così tanto da farmi sorridere.
"Sto... bene. Credo." riesco a dire in un sussurro, intervallato da colpi di tosse.
Due braccia forti mi avvolgono poi, in un abbraccio che aspettavo da tempo, troppo tempo. Appoggio la testa nell'incavo del suo collo, respirando il suo profumo, e le mie braccia stringono le sue spalle muscolose. La sua testa è sopra alla mia, mentre mi culla dolcemente, come se fossi una cosa preziosissima.
Riesco a intravedere la figura maligna venire portata via da altre due persone, che però non riesco ad identificare.
Sento solo la sua voce fredda minacciarmi di morte.
Rabbrividisco, stingendomi ancora di più tra le sue braccia, che non tardano a consolarmi.
Restiamo così per una buona decina di minuti, per poi alzarci in piedi. Barcollo per un istante, visto il movimento repentino, ma lui mi sostiene. Mi porge la sua mano poi, che afferro senza esitazioni.
Mi conduce piano verso la fine della stanza, lungo l'infinita passerella che attraversa la stanza e che è stata teatro della nostra lotta.
"Non pensavo che sarebbe successo tutto questo." inizia a dire, facendomi alzare lo sguardo su di lui, mentre continuiamo a camminare.
"Ero fermamente convinto in quello che pensavo, che non sono riuscito a vedere la verità. Credevo che gli umani sfruttassero i pokemon a loro piacimento." Scuote la testa "Invece mi sbagliavo di grosso." Si ferma alla fine del corridoio, per poi voltarsi verso di me e prendermi le mani.
I suoi occhioni azzurri si fissano nei miei, facendomi perdere nel cielo rinchiuso lì, in quelle due fessure.
"Devo ringraziarti. Senza di te non avrei mai potuto vedere la verità e capire che era tutto sbagliato." Scuote la testa di nuovo, facendomi solletico con i suoi lunghi capelli. "Mi dispiace per quello che ti ha fatto Ghecis. Non doveva finire così." La sua mano mi accarezza la guancia destra, per poi tracciare tutti i contorni del mio viso.
I miei occhi sono ancora persi nei suoi, mentre alcune lacrime minacciano di cadere.
"Tu sei la persona più forte, determinata, gentile e dolce che io abbia mai conosciuto. Mi hai fatto capire cosa significa amare ed essere amati. Non cambiare mai, Touko. Continua a prenderti cura dei tuoi pokemon e dei tuoi amici, così come hai fatto fino ad ora. Io... Non ti dimenticherò mai."
All'improvviso si allontana da me di due passi, per poi voltarsi di schiena, verso l'enorme buco nella parete. Stende il braccio e lancia una pokeball, dalla quale esce il suo drago, il drago degli ideali, Zekrom.
"Io me ne devo andare. Ho tanta confusione nella testa e devo schiarirmi le idee. Devo ritrovare me stesso. Spero che tu lo capisca." Si volta verso di me un'ultima volta.
"Hai detto di avere un sogno. Se è così, realizzalo! Sei l'unica persona in grado di farlo!"
"Sono sicuro che ci rivedremo, un giorno. Fino ad allora... Addio, Touko." e succede talmente alla svelta, che non riesco a muovere un muscolo. La sua figura salta in groppa al drago e sfreccia via, lontano da me.
Rimango impietrita per alcuni secondi, con il fiato corto e le lacrime sulle guance, per poi liberarmi in un grido.
"N!"
Poi, tutto diventa buio.

Era inverno, quel giorno. Proprio come adesso.
Faceva freddo in quel castello, tanto da far formare nuvolette bianche ogni volta che qualcuno apriva bocca. Ricordo ancora tutto perfettamente, dopo ben due anni.
Ricordo ogni piccolo dettaglio, dal modo in cui mi ha sorretta, la sua voce roca e tremante, i suoi occhi azzurri come il cielo.
Mi asciugo una lacrima furtiva con la manica della felpa, mentre mi rimetto in piedi.
Sono passati due anni e non sono ancora guarita.
Non guarirò mai e non voglio nemmeno guarire.
Mi volto indietro, asciugandomi il viso, dando un'ultima occhiata alla torre che mi circonda.
"Reshiram, andiamo a casa."

After All {Ferriswheelshipping}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora