Capitolo 5

2K 249 70
                                    

Pov Giulia
Mi allontano dal bar a passo spedito.
Sinceramente tutto mi aspettavo, tranne che Salvatore mi avesse invitato per farsi vedere con il suo fidanzato o quello che è.
Cioè, mi aveva detto che voleva presentarmi qualcuno, ma non pensavo intendesse questo.
Se devo essere sincera mi dispiace.
Per la prima volta un ragazzo non mi sembrava un totale idiota, anzi.
Molto spesso mi è capitato di avere a che fare con ragazzi stupidi, molto stupidi, e avevo quasi avevo perso la speranza nel genere umano, ma poi è comparso Salvatore.
Io l'ho vista la dolcezza che cercava di nascondere.
Sempre gentile e simpatico, con un aria un po' da nerd che non ha fatto altro che farmelo apprezzare di più.
Pensavo sinceramente potesse funzionare, ma a quanto pare ho confuso il suo tentativo di fare amicizia con qualcosa di più.
Che stupida.
Mi arriva un messaggio, è suo.
Sblocco il telefono, più per curiosità che per altro.
"Giulia per favore, posso spiegare"
Sospiro e blocco il telefono, non c'è niente da spiegare, ho solo frainteso io.
Mi incammino verso il mio appartamento, sta diventando buio e tira vento.
Probabilmente, considerando anche il colore del cielo, presto comincerà a piovere e io sono senza ombrello.
Mi guardo in torno e mi rendo conto che pensando a Sal ho camminato molto e mi sono allontanata parecchio da casa mia.
Un sospiro mi esce di nuovo dalle labbra quando ci ripenso però.
Forse sta volta ci stavo sperando fin troppo.

Pov andrea
Quel "ok" come risposta proprio non me l'aspettavo e mi incanto un po' a fissare il cellulare.
Forse un pochino troppo, considerando che a svegliarmi dal mio stato di trans è un altro suo messaggio.
"Solo trattalo bene ok?" scrive.
"Certo" rispondo subito, ma sicuramente intendiamo in due modi diversi.
Sto quasi per specificarlo quando la porta si spalanca andando a sbattere contro l'armadio a muro.
Sascha entra nella mia stanza col respiro pesante e un nervosismo tale che potrebbe percepirlo chiunque anche a chilometri di distanza.
Quando si arrabbia ha lo sguardo talmente denso che sembra quasi che il nervosismo gli scorra nelle vene spingendo il sangue al punto da farlo sembrare rigido e intrattabile, quando in realtà basta saperlo gestire.
Ma non oggi.
Ora nei suoi occhi vedo qualcosa che non ho mai visto, la rabbia mista alla determinazione e a qualcos'altro che non riesco ad identificare bene, che però è ciò che lo rende così tetro.
Si avvicina e in due passi è ad un soffio da me.
Sento le sue mani sulle mie spalle e la schiena sbattere contro l'armadio.
Avrei quasi la tentazione di lamentarmi, di fermarlo, ma non riesco a distogliere l'attenzione dai suoi occhi.
Mi sposta una mano dietro la testa e mi bacia.
Fa combaciare le nostre labbra in modo quasi aggressivo.
Non c'è niente di dolce, nessun segno di un vero e proprio desiderio.
Solo rabbia.
Nonostante tutto quando cerca di approfondire io dischiudo comunque le labbra, perché questo bacio a differenza sua lo voglio.
Uno scontro di denti e lingua che ha poco e niente di piacevole, un mero scambio di saliva.
Una lotta per la dominazione che dura ben poco considerando che lascio subito prendere le redini a lui.
Cerco di farmelo piacere, me non ci riesco, e a giudicare dal modo in cui di scatto si allontana da me nemmeno a lui.
"Cazzo!" esclama dando un calcio alla sedia della mia scrivania che cade a terra.
I vestiti che ci avevo poggiato sopra cadono sparpagliandosi.
Lui si siede sul letto e si prende la testa fra le mani.
"Che succede?" chiedo cercando di capire cosa l'ha ridotto così.
Mi guarda e vedo il tormento nei suoi occhi.
"Stefano" bisbiglia.
Non dice altro, solo il suo nome.
"È una cosa passata ok? Pensavo di averti aiutato a superarla!" esclamo.
Volevo essere comprensivo, ma non posso sentirlo dire queste cose senza reagire.
Io sono innamorato di lui nel modo più profondo e puro che esista e vederlo così per Stefano mi fa stare male.
Lui continua a guardarmi negli occhi e poi scuote impercettibilmente la testa "non funziona così Andrea, è più complicato di quello che pensi" mi dice sospirando.
Stringo i pugni fino a far diventare bianche le nocche e sento le unghie farmi male, ma non mi importa.
"Invece è molto di semplice di quello che pensi tu!" mi ritrovo a rispondere.
E forse, ma non lo so nemmeno io, non gli volevo rispondere in quel modo.
Mi guarda stupito, forse una reazione del genere non se l'aspettava nemmeno lui.
"Non funziona così" ma non ha più la stessa sicurezza di prima.
"Invece si! Quando qualcuno ti lascia te lo dimentichi" gli dico serio "e io sono stato qui per tutto questo tempo per aiutarti"
I suoi occhi perdono la rabbia e lasciano posto solo alla tristezza.
"Lui non ti ama più, ma ci sono io che ti amo" non pensavo di dirglielo in questo modo.
Certo, era molto che volevo farglielo sapere che i miei sentimenti non erano così semplici come pensava.
Che avessi una cotta per lui penso lo sapesse mezza università, ma nessuno conosceva i miei veri sentimenti.
Mi guarda con gli occhi spalancati e non sa cosa dire.
Infondo lo capisco, rivede Stefano dopo un anno e mezzo e il giorno stesso io me ne esco con questo.
"È da due anni" spiego senza abbassare lo sguardo "da quando ti conosco ho capito che eri speciale e che probabilmente ti amavo, non ci ho messo molto a capire che amore era decisamente la definizione giusta.
Per tutto questo tempo io sono stato qui per te, ma tu mi hai sempre visto come un sostituto, niente più.
Beh ora voglio dirtelo, ti amo e non sono pronto a rinnegare i miei sentimenti solo perché Stefano è tornato dopo tutto questo tempo"
Non so se essere fiero di me stesso per avergli finalmente detto tutto o avere paura della sua reazione.
Probabilmente entrambe.
Ma non dice niente, neanche la minima reazione, allora faccio qualcosa io.
Mi avvicino e gli appoggio una mano sulla guancia "se solo potessi capire quello che mi fai provare" dico così piano che probabilmente nemmeno mi sente.
Poi mi abbasso e poggio delicatamente le labbra sulle sue.
Un bacio dolce, quello che ho sempre voluto.
Per una volta sto facendo quello che voglio.
Provo ad approfondire il bacio e lui me lo permette.
Dopo un primo momento di incertezza però prende il sopravvento e mi ritrovo con la schiena a contatto col materasso e lui sopra di me.
Il bacio continua e io gli accarezzò la schiena.
Poi ad un certo punto, forse per caso, forse volontariamente, lui struscia la sua gamba sul mio sesso e io stingo la stoffa della sua maglietta fra le dita.
Muovo il bacino quasi inconsciamente e ripeto ciò che è successo poco prima.
Libero la maglietta dalla mia stretta e porto le dita a giocherellare con l'orlo.
Lo afferro dopo un attimo di esistazione e lo sollevò un po'.
Lui si stacca dal bacio e ha lo sguardo un po' perso, come se si stesse rendendo conto solo in parte di ciò che stiamo facendo.
Mi fermo, non vorrei mai fargli fare qualcosa che non vuole e lui probabilmente legge quell'insicurezza nel mio sguardo perché fa nuovamente combaciare le nostre labbra dolcemente.
Gli sfilo la maglietta riacquistata la sicurezza che mi serviva.
La mollo per terra e lui mi sfila la mia.
La collana che ha appesa al collo mi tocca il petto e il contatto con il metallo mi fa rabbrividire per il freddo.
Lo guardo negli occhi e gli porto una mano fra i capelli.
"Giuro che te lo faccio dimenticare" gli prometto ad un soffio dalle labbra

Vi voglio bene!
Non uccidetemi!
Giuro che non sono cattiva!
Ok, odiateli pure, anche io lo farei se fossi in voi.
E niente, abbiamo superato i 50 voti nel capitolo precedente (e anche ampiamente) quindi ve li chiedo di nuovo.
E grazie mille per tutto, soprattutto perché so che deciderete di non uccidermi alla fine
Commentate se vi va e ci vediamo al prossimo capitolo
Ciao ciao
Emma

It can be perfect ||saschefano||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora