43.

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Piombò con estrema e svogliata velocità nel mondo reale, non appena la luce di quel nuovo giorno le bruciò le palpebre con incessante insistenza.
Ma perché non avevano chiuso le tapparelle!! Quel pensiero fu immediatamente sommerso dalla paura di aver perso un braccio. Non lo sentiva più! Aprì gli occhi sbattendo numerose volte le palpebre, finché non vide la figura accanto a lei, ancora dormiente e beatamente accomodata sopra il suo braccio. Si, quello che aveva creduto sparito.
Ancora una volta il calore l'avvolse, assorbendola nella peccaminosa dolcezza dei ricordi della notte appena abbandonata.
Sorrise. Sorrise perdendosi nella contemplazione dei suoi lineamenti ancora distesi dal sonno. Sorrise realizzando quanto e in quanto poco tempo, lui si fosse preso, indebitamente, una parte del suo cuore. Una bella fetta, avrebbe detto. Si era fatto largo nei suoi pensieri, nelle sue emozioni, fino a rubarle perfino il sentimento più profondo, un sentimento che a lungo aveva conservato. Aspettava che l'amore della sua vita, come nelle favole, arrivasse su un cavallo nero. Beh, nero perché bianco era troppo scontato, ed inoltre, il manto nero era incredibilmente affascinante. Scuro e misterioso come la notte. Aspettava di essere travolta da quella forza magica e indomita. Quella che non scade con il tempo, quella che cresce, muta e si trasforma ma sempre lì rimane, ad incastonare insieme due vite, due speranze, due cuori.
Lo aveva aspettato. Eccome se aveva aspettato. Il respiro divenne implacabile quando, ancora dispersa nelle sue venerazioni, lo trovò davanti ai suoi occhi. Non che fosse venuto a rapirla in sella al cavallo, o ad una moto, o una limousine. Le aveva semplicemente tirato una bottiglia su un occhio, affogata nel lago, dispersa nell'albergo senza la vista o peggio ancora per le strade nel paese. Eppure, silenziosamente e, quasi sicuramente, inconsapevolmente, era riuscito a tessere quel filo, a suggellare quel legame che lei aveva tanto atteso. Che lei aveva tanto sognato.
Ecco. Era di fronte a lei.

La mattinata sfuggì velocemente dalle loro mani. Era l'ultimo giorno, ed entrambi, senza neanche sentire il bisogno di esternarlo, desideravano sfruttare ogni istante.
Elene obbligò il ragazzo a mostrarle la chiesa dove si erano nascosti, una volta all'interno della canonica, aveva provato a legare le nuove immagini ai vecchi ricordi. Era stato emozionante. Era stato come la trasposizione di un libro in un film, dove il film coincide esattamente con l'originale, con la propria immaginazione, se non meglio. L'aveva obbligato a passeggiare con lei per il lungo lago e, facendo attenzione a non farsi scoprire, avevano finito per perdersi tra qualche piccola via deserta, prima di decidere di raggiungere gli altri membri della band in un bar isolato, quasi dalla parte opposta del lago. Aveva una veranda nascosta tra la vegetazione e le rocce, Harry le aveva raccontato che i ragazzi andavano spesso li, durante i loro pomeriggi liberi, era un posto molto tranquillo, ideale per rilassarsi. Elene si sedette tra lui e Niall, con il quale poi si allontanò per  giocare a dar da mangiare alle papere del lago ed infastidire quelle povere tartarughe marine. Fortunatamente per lei, lui era sempre stato disposto ad appoggiare le sue idee infantili, se non anche ad invogliarle. Era talmente concentrata sulla ricerca delle due tartarughe gemelle che aveva visto prima Niall, che quasi non si accorse dei segnali che il ragazzo cercava di mostrarle, con piccoli colpetti sul braccio.

- Cosa? - domandò assente.

- Perchè non chiedi ad Harry di raggiungerci - suonò come un'affermazione più che come una domanda.

- Non voglio disturbarlo con questi giochi scemi - sospirò - E soprattutto non voglio sembrare appiccicosa -

- Non credi di stare esagerando? - Elene si voltò verso Niall, abbandonando momentaneamente le papere e ne rimase colpita - E' da quando siete arrivati che sembra che tu stia cercando un modo per evitarlo, sbaglio? - colto, pensò cercando di evitare i suoi sguardi. Si era ripromessa, appena usciti dalla canonica, che avrebbe ammesso i suoi sentimenti. Doveva dirglielo prima che partisse. Accidenti poteva non ricambiare, ma lui doveva saperlo!
- E' l'ultimo giorno che potete trascorrere qui insieme. Cosa c'è che ti spaventa? -

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