13.

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Elene si buttò sul letto e finalmente i muscoli si rilassarono. Inevitabilmente pensò a Louis, a come era riuscito a non farle pesare, tra un insulto e l'altro, la sua situazione. Sebbene fosse consapevole del motivo che l'avesse spinto a farlo, l'aveva comunque trattata come se non fosse stata priva di un senso, e anche troppo male se l'avesse ancora avuto! Era strano. Ricordava di quando aveva parlato con lui le prime volte, sembrava un ragazzo gentile e a modo, ricordava una voce accesa e arricchita da una cadenza dolce. Questa volta invece sembrava solo carica di astio e sfrontatezza. Rancorosa quasi. Solo verso la fine della loro "fantastica" passeggiata, aveva scoperto il lato quasi divertito delle loro conversazioni.
- Puoi lasciarmi anche qui - aveva detto una volta che erano giunti al suo piano.
- Come fai a riconoscere la stanza? -
- Conto - rispose semplicemente - È la quinta porta a sinistra a partire da quella di fronte all'ascensore - spiegò fiera - Male che vada resta sempre la prova chiave -
- Va bene allora, a domani - disse solo lui.
- Louis - lo richiamò di colpo e lui si voltò, nonostante sapesse che lei non avrebbe potuto vederlo - Grazie, comunque - era imbarazzata, ed era anche sicura che lui se ne sarebbe accorto.
Harry si avvicinò a lei, colmando la distanza di pochissimi passi che si era creata tra loro.
- Di nulla - sussurrò con una voce calda e roca. Un tono più bassa. Poi portò due dita sotto il suo mento, lei trasalì al suo tocco inaspettato. Pelle contro pelle. Era caldo. Rimase immobile, inerme, aspettando una sua mossa. Cosa cavolo voleva fare?!  Lui le sfiorò lascivo la guancia con la sua prima di avvicinare la bocca al suo orecchio, a distanza di un soffio. Parlò usando di proposito una voce roca e suadente.
- Sei ancora sporca di cioccolata sul naso - detto questo il calore emanato da quel corpo, presumibilmente grande, davanti a lei sparì, coperto dall'eco dei suoi passi nel silenzio della notte.
Era rimasta come una cretina, ancora immobile e imbambolata.
Cioccolato sul naso?
Ricordò il suo respiro sfiorarle la pelle sensibile dell'orecchio come fosse seta pregiata, peccaminosa e tentatrice. Sbuffò dandosi della ridicola. Neanche avesse pronunciato parole di fuoco! E per di più l'aveva lasciata girare con una macchia di cioccolata sul naso! Imbecille!

L'aveva sentita borbottare: "perché non me l'hai detto prima!" Ma non sembrava veramente arrabbiata e non era riuscito a trattenersi. Era stato divertente vederla immobilizzarsi sotto il suo tocco esperto, incredibilmente mansueta. La sua pelle era profumata di una strana fragranza, non era dolce, era decisa...diversa. Per tutto il tragitto in taxi non aveva fatto altro che dare la colpa agli uomini per l'esistenza di quelle donne che continuava ostinatamente a chiamare "signorine", era stato inutile ribattere senza che fosse accusato di insensibilità e superficialità. Aveva delle idee bizzarre e per certi versi buoniste che non si addicevano affatto al suo carattere combattivo e testardo. Un lupo che difendeva un "gregge", se così poteva chiamarlo. Qualcosa di lei cominciava ad incuriosirlo, nonostante la sua compagnia ancora non gli fosse affatto gradita.

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