Prologue: I Write Sins, Not Tragedies

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Il rumore dell'acqua che scorre invade il mio udito, risvegliandomi da quel torpore in cui sono caduto dopo gli eventi di qualche ora fa.
Il sonno non è arrivato, ed alle cinque di mattina ho deciso di rinunciarci, cominciando invece a osservare il soffitto, chiudendo poi gli occhi, scivolando in una dolce dormiveglia che ha prodotto un irritante mal di testa.
Le lenzuola bianche che ho messo ieri mattina sono nuovamente da cambiare, impregnate dell'odore del corpo ora sotto la doccia e del sudore di stanotte.
"Odore di sesso" direbbe Ashton se fosse qui.
Con un leggero sospiro mi alzo, afferrando i miei vestiti della sera prima dal pavimento per buttarli nel cesto della biancheria sporca, e senza prestare neanche particolamente caso ai miei movimenti meccanici afferro un paio di boxer puliti, facendoli scorrere sulle mie gambe fino a far schioccare l'elastico contro la mia pancia pallida.
Ormai è questa la routine della domenica mattina: svegliarsi, vestirsi, salutare la conquista della sera prima e buttarla fuori casa con delicatezza.
Ed è un sorriso sbilenco quello che offro alla ragazza che esce dal bagno pochi secondi dopo, il mio asciugamano rosso avvolto attorno alla sua esile figura, ed arrossisce prima di alzarsi sulla punta dei piedi per darmi un bacio sulle labbra.
Raro, ma non unico.
Quando finalmente rimango solo, nuovamente mi ritrovo immerso nella routine: togliere le lenzuola, metterle a lavare, sostituirle con delle nuove profumate che spargono la fragranza dell'ammorbidente per la stanza.
Eppure, oggi qualcosa non va.
Non sento quella soddisfazione indice di serata dedita al piacere carnale, quell'euforia mattutina.
Semplicemente vuoto.
I miei occhi cadono sul polso, coperto da tanti e tanti bracciali, e sovrappensiero, senza quasi accorgermene, li rimuovo uno ad uno, svelando quello che nascondono, qualcosa che nel bene o nel male condiziona la mia vita, qualcosa che ho scelto d'ignorare a mie spese.
Fa capolino cosí, audace, spregiudicato e sprezzante, un po' come me, quella parola scritta con un inchiostro indelebile cosí diverso da quello dei miei tatuaggi, quella parola che solo due persone al mondo possono avere identica.
Quella parola che mi collega alla mia anima gemella.
'Sin'.
Peccato.
E, per l'amor di Dio, mai una parola fu più azzeccata per una persona.
Una parola forte, amara, quasi ignobile, completamente diversa dalla dolce figura di un soffione sul polso del mio migliore amico, che ha già avuto la fortuna di trovare quella persona con cui passerà il resto della vita.
Ma il mio peccato è la mia condanna, e la mia condanna è la scelta che ho preso di non cercare la mia anima gemella.
Spero solo che chiunque abbia la mia stessa parola abbia preso la mia stessa decisione.

Holy || Muke Clemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora