Prologo

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-Perché non vieni con me?.-gli dissi e nonostante tutto non ho ancora alcun rimorso di averlo fatto.
Mi ricordo ogni secondo di quella fatidica serata, ogni parola, ogni gesto e tutte le sensazioni. Il caldo era soffocante e se ci ripenso lo comincio a sentire sulla mia pelle, che nostalgica lo accoglie come un vecchio amico.
Era esattamente il 6 agosto del '77 e io da poco diciassettenne passavo le mie serate alla Grotta, l'unico posto in cui potevo sentirmi veramente libera di esprimermi, lontana dalle rigidità della mia famiglia.
I miei genitori erano molto all'antica e limitavano i miei comportamenti a volte anche troppo, soffocando la mia indole avventuriera. La loro condizione economica e il loro ruolo all'interno della società  li costringeva a seguire una certo rigore che li rendeva freddi e lontani dalle loro uniche due figlie, me e mia sorella maggiore Antonietta.
Con mia sorella avevo sempre avuto un bellissimo rapporto, lei si ribellava a tutta quella rigidità e per questo l'ho sempre ammirata. Avevamo una differenza d'età enorme, quasi 19 anni, ma questo non nuoceva al nostro profondo legame d'affetto e complicità.
Le costrizioni della mia famiglia non mi permettevano addirittura di poter uscire oltre un certo orario se non con persone di un certo rango e soprattutto che avevano la loro approvazione.
Questa regola era incessantemente infranta.
Ogni sera, grazie alla copertura di mia sorella, scappavo dal balcone della mia stanza e raggiungevo le mie due migliori amiche, Carlotta e Dara.
Conoscevo Carlotta da quando sono nata. Condividevamo lo stesso destino: una famiglia ricca e tradizionalista. Per molti questo è un vanto, ma per noi significava limitazione della libertà. Libertà che ogni sera dopo la mezzanotte ci riprendevamo.
Invece la mia amicizia con Dara era cominciata da poco, lei, in confronto alla nostra posizione sociale e secondo la logica dei nostri genitori, poteva essere definita povera e inferiore, ma noi non la trattavamo con superiorità, anzi, la idolatravamo. Era lei che reggeva le redini delle nostre giornate.
Ciò che accomunava tutte e tre era la passione per la danza. Io e Carlotta, sin da bambine, eravamo state educate secondo le regole ferre dell'arte coreutica classica: tutù, punte, chignon... Mentre Dara ci aveva insegnato la danza moderna, un mondo completamente diverso dal nostro. Ci divertivamo e grazie alla mia passione per il canto, quando eravamo piccole, avevamo creato un gruppo insieme e ci esibivamo talvolta per i nostri amici. Ci facevamo chiamare: "Le grottesche". Un nome particolare che era nato facendo riferimento al posto in cui ci esibivamo, la Grotta.
La Grotta, da noi soprannominata così, era un piccolo vicolo a pochi metri dalle nostre case, sconosciuto dai nostri genitori. Il suo vero nome era Vicolo dei Pescivendoli, ma noi lo avevamo ribattezzato così per la sua conformazione chiusa che rendeva l'impressione di un posto buio, proprio come in una grotta.
Lì da piccole eravamo acclamatissime da un pubblico adorante formato da qualche nostro amico. Da sempre i nostri amici ci hanno esortato ad esibirci  di nuovo.
Il nostro repertorio era abbasta vario, spaziavamo dal pop al jazz, dal rock al musical.
Fu proprio in questo periodo che mi fu affibbiato il mio soprannome, Liza. Mentre ballavo e cantavo, molti trovavano delle somiglianze nella voce, nel modo di muovermi e nel viso fra me e Liza Minnelli.
Era un sabato sera, e dopo esser sgattaiolata fuori di casa, giunsi a casa di Carlotta per andare insieme alla Grotta. Distava pochi metri da casa nostra e non era conosciuto dai nostri genitori perché era coperta da alberi.
Durante il tragitto parlammo di Mauro, il ragazzo di Carlotta e di quanto lei fosse innamorata. Io non ero mai riuscita ad avere una storia seria, non riuscivo ad innamorarmi, fino a quella sera.
Appena girammo l'angolo e arrivammo alla Grotta, mi accorsi che c'era molta più gente, i nostri amici avevano fatto passaparola con altri ragazzi del vicinato.
Carlotta corse da Mauro e io la seguii, vicino a lui c'era Dara e altri due ragazzi identici che io non conoscevo. Dara mi guardò maliziosa come per dire: "guarda che bei ragazzi" e io sorrisi perché effettivamente erano di bell'aspetto.
-Oh scusate la maleducazione, vi presento questi due miei amici, sono Fabio e Luigi. Se non ve ne eravate accorte sono gemelli.- disse Mauro presentandoci.
- Non siamo sceme, sono due gocce d'acqua!- aggiunse Dara.
Diedi la mano ad entrambi e rimasi stupita nel vedere che entrambi erano troppo simili e se non era per i vestiti diversi non sarei riuscita a distinguerli.
-Io sono L...- stavo per dire il mio nome ma Luigi mi interruppe.
-Sappiamo chi sei- disse sorridendo.
-E chi sono?- dissi con tono di sfida.
-Non ho sentito voci gratificanti sul tuo conto.- disse ancora sorridendo.
-Tu non mi conosci. - gli dissi e vidi che le mie amiche lo guardavano male.
-Ti dirò allora ciò che so di bello su di te. So che ti chiamano Liza perché effettivamente le somigli e soprattutto perché sei brava a cantare e ballare.- disse.
-Ma io voglio sapere le cose brutte che sai su di me.
-Te lo dirò ma prima voglio vederti ballare, devo verificare che questi voci sono vere.
-Scordatelo- dissi e vidi che gli altri sorridevano.
-Perché non ci fate uno spettacolo come quando eravate piccole?- ribatté Mauro.
-Sarebbe divertente.- aggiunse Carlotta.
-Non lo so, non lo facciamo da una vita. Non so neanche se mi ricordo i passi.- dissi anche se in fondo volevo ballare.
-Lo sappiamo che te li ricordi. -disse Dara ridendo.
Così, tolta la giacca, salimmo sulla tavola che fungeva da palco e ci esibimmo. 1,2,3,4.. e via con il primo pezzo. Ero su di giri, essere guardata non mi intimidiva, anzi, mi rendeva più sicura di me. I miei capelli scuri e lunghissimi svolazzavano su e giù, frustando l'aria come se avessero il controllo su tutto. Profumo di esaltazione misto a sudore.
Mi accorsi che mentre cantavo Luigi  mi guardava, ma non come tutti gli altri, lui mi guardava fisso negli occhi. Nonostante fosse un bel ragazzo, mi metteva soggezione. Mi sentivo sotto mira ed esposta.
Questo mi procurò un interesse non indifferente. Per la prima volta nella mia vita non vedevo l'ora di finire il pezzo, scendere dal palco e andare a conoscerlo.
L'attesa si fece interminabile, perché quando vuoi qualcosa, l'universo si mette sempre in mezzo sconvolgendo i piani.
Cantai le ultime note e lasciai andare insieme alla mia voce anche un sospiro di felicità.
Arraffai gli scroscianti applausi che esprimevano approvazione, ma di cui in quel momento mi interessava poco e scesi subito dal suddetto palco.
Mi avvicinai ai miei amici e presi una birra.
-Ehi Liza, cosa hai mangiato prima di esibirti?- disse Mauro.
-Perché?- risposi
-Hai dato il meglio di te!- Mauro mi riempiva sempre di complimenti e sapevo che a Carlotta non facevano piacere.
-Grazie! Forse il pubblico mi ha aiutato. Se con la birra mi dai anche una sigaretta, te ne sarei veramente grata.
-Te la do io- disse Luigi, mi diede una Marlboro che io subito misi fra le labbra e me l'accese. Tutto questo senza muovere gli occhi dai miei.
- Ora puoi dirmi cosa sai di negativo su di me?- dissi e nel frattempo tutti si spostarono per andare a prendere altre birre, quindi restammo soli.
-Forse sono negative da un certo punto di vista, sai cara Elisabetta, tutto è relativo.- mi rispose.
Rimasi stranita. Nonostante mi avesse risposto in modo strano, non potevo non ammettere che aveva il suo fascino.
Così gli dissi:- Hai intenzione di dirmelo?
-Forse.
-Quando ti decidi chiamami!- e feci per andarmene.
-Elisabetta-mi disse e io mi voltai interessata.
-Non travasare le mie parole, ho solo detto che la gente non parla bene di te e questo mi incuriosisce. Forse te lo dirò, ma solo se mi permetti di conoscerti meglio.
Non riuscii a trattenermi e arrossii. Mentre tutto quello che volevo fare era fingermi disinteressata.
-Forse dovresti prendere delle lezioni di recitazione, perché non sei brava a fingere il tuo interesse nei miei confronti.
-Io non ti conosco e tu non sai per cosa provo o no interesse.- dissi quasi adirata.
-Forse, ma già conosco qualcosa in più di te, sei permalosa.
- Non sono permalosa.
-Tutti quelli che sono permalosi negano di esserlo.- mi disse con un sorrisino. - E ora non sai come rispondermi perché questa non te l'aspettavi.
- Perché vuoi conoscermi?- dissi stranita.
- Te l'ho detto prima, mi incuriosisci. Non ti provoco lo stesso effetto?
-Assolutamente no. - dissi mentendo.
Lui sorrise sapendo che stavo mentendo. Alzò le spalle come per dire "Peccato.." E fece per andarsene, ma io non volevo lasciarlo andare.
-Sai, noi di solito andiamo in un posto a quest'ora...- gli dissi.
Lui si girò e mi guardò sapendo che la mia prossima frase sarebbe stata:
-Perché non vieni con me?









Salve a tutti, questo è la mia prima storia, quindi apprezzerò ogni vostro commento. Fatemi sapere se è stato di vostro gradimento, ditemi cosa vi incuriosisce e perché.
Per qualsiasi chiarimento contattatemi. Alla prossima !

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⏰ Last updated: Apr 14, 2016 ⏰

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