Brividi glaciali

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Faceva freddo.
Era l'unica cosa che cambiava la monotonia di quel noiosissimo pomeriggio di metà Gennaio.
Un pomeriggio, un normalissimo pomeriggio del quartiere di Beika.
A causa del freddo pungente, nessuno sano di mente, aveva intenzione di uscire dalla propria, calda e accogliente abitazione.
Ovviamente, non tutte le persone sono sane di mente.
Un bambino, di all'incirca sette anni, passeggiava sotto la neve che incessantemente cadeva, per poi infrangersi sui suoi occhiali, visibilmente troppo grandi per lui.
La sua espressione era apparentemente scocciata: e pensare che solo cinque minuti fa era al calduccio nella casa del detective Mouri, che per qualche tempo si era offerto di ospitarlo, ovviamente costretto dalla figlia.
Sapeva quanto quella ragazza poteva essere convincente, in fondo, le bastava sfoderare qualche sua mossa di karate, ed era impossibile dirle di no.

Come dicevo, si stava rilassando leggendo uno dei soliti romanzi gialli, godendo del tepore e del silenzio che aleggiava in casa. Goro e Ran infatti, erano stati invitati alla casa di montagna della sua migliore amica Sonoko.

"Sei sicuro che non ci siano problemi? Se vuoi, chiedo a Sonoko di invitare anche te."

"No tranquilla Ran, nessun problema. Vai pure a divertirti. Io starò bene."

"Certo come no... se lo avessi saputo sarei andato con loro."

Pensò, mentre ricordava le parole della sua amica d'infanzia.
Si perché, ovviamente quel silenzio surreale non era durato a lungo, spezzato dallo squillo del telefono.

Il dottor Agasa lo aveva invitato a casa sua per testare un suo nuovo videogioco. Aveva invitato anche i Detective Boys.
Altra scocciatura.

Con questi pensieri in testa, ormai era arrivato davanti il cancello della casa.
Appena entrato, si scrollò di dosso la neve caduta sulle sue spalle e sui capelli, inzuppandolo. Il calore della stufetta accesa restituì il colore naturale del viso del finto bambino, ormai arrossato dal freddo.

I giovani detective, appena sentito arrivare lo accolsero calorosamente (se così si può definire un abbraccio degno di un giocatore di football da parte di Ayumi), e lo fecero sedere sul comodo divano, dove già era pronta la console del videogame.

I tre veri bambini avevano già cominciato a giocare, mentre il dottor Agasa era impegnato in cucina, probabilmente per preparare una gustosa merenda.

Su una parte del divano, era seduta una bambina dalla chioma castano - ramato, intenta a leggere una rivista.
Aveva l'aria annoiata.

Dopo qualche ora, e qualche partita, il tempo passa ed è giunta l'ora, per i piccoli detective, di tornare a casa.

"Ciao Conan, a domani!"

"...Ciao."

Erano rimasti soli ormai.
La piccola scienziata non staccava gli occhi da quella rivista, e lui si fece cadere sul divano esausto: non aveva vinto neanche una partita, piuttosto umiliante direi.
Sbuffò, ormai non faceva altro da giorni.
Ai, nonostante sembrasse completamente assorta nella lettura, se ne accorse, e non poté fare a meno di chiedersi il motivo di tutta quella tristezza.
D'accordo che è una vera frana con i videogiochi, ma non è il tipo che si butta giù per una sciocchezza del genere.

"Che cosa c'è Kudo? Ti senti frustrato per non aver vinto nemmeno una volta contro dei ragazzini?"

Il moro le lanciò un'occhiata torva.

"È che sono stanco... Stanco di fingere."

Il respiro di Ai si bloccò.
Sentì un brivido freddo percorrerle la schiena, ma non era freddo.
Forse il momento stava per arrivare.
Il suo corpo cominciò a tremare contro la sua volontà, fortuna che la rivista le offriva una piccola protezione.
Il detective continuava a tenere lo sguardo basso.

GennaioWhere stories live. Discover now