Intro e capitolo 1 - La fine: GTA e Striscia

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Negli ultimi giorni la community di videogiocatori è stata richiamata all'attenzione, un campanellino d'allarme è scattato ancora una volta. Colpiti al cuore e nell'orgoglio si sono schierati a difendere la loro passione. Io, noi, voi, tutti l'abbiamo fatto. Ed è giusto così, questo significa che il nostro passatempo ci piace davvero, così tanto che, guai a chi ne parla male. Sfortuna vuole che è l'hobby più discusso al mondo, uno dei più aspramente criticati, per anni i videogiochi hanno sostituito le streghe. E la caccia, è aperta sin da prima di Striscia la notizia.

La fine: GTA e Striscia

Il programma di Mediaset, è solo l'ultimo episodio di una lunga serie che va avanti sin da prima dell'avvento dei giochi dove "viviamo la vita reale del protagonista". Andremo quindi a ripercorrere insieme i momenti nei quali i mass media hanno etichettato i videogiochi in malo modo, capendone il motivo e cercando una spiegazione. Il messaggio generale di Laudadio non è per niente sbagliato. Ragazzi, chiariamolo subito: i videogiochi sono violenti. E a questo punto dovremmo aprire un'infinità di parentesi. "Non tutti", "Allora anche i film lo sono", "C'è il PEGI". Le solite risposte che per istinto ci vengono alla mente per difendere ciò che amiamo.

È tutto corretto. L'inviato di Striscia voleva andare a parare proprio sulla classificazione europea. Cosa ha istigato i videogiocatori ha tirare fuori i forconi? Il servizio parte subito sbagliando. Voi saprete bene come sia classica la sdolcinatezza del "Eh, ai miei tempi i videogiochi violenti non esistevano". Vi ricordate cosa ho scritto in apertura? La caccia alle streghe è aperta da ben prima di GTA. Questo lo scopriremo più avanti.

Dopo il prologo su Tetris, ecco che la testa di tutti noi ha preso letteralmente fuoco. Parole su parole si accumulavano nella nostra mente. Un classico di questi servizi è l'andare decisi, dritti dritti a parlare delle azioni "poco legali" che possiamo compiere nel gioco in questione. E questo ci infastidisce perché, noi, sappiamo bene come in realtà GTA non sia solo quello. Sappiamo bene che significato ha il mondo che Rockstar crea, sappiamo che dietro a quelle azioni c'è una trama, una giustificazione, ci sono dei personaggi profondamente caratterizzati. Appunto, noi lo sappiamo, ma chi guarda Striscia la notizia non sono solo videogiocatori. "La massa" viene influita da questo genere di servizi, ed è per questo che ci dà fastidio quando Laudadio mostra il gioco, perché parla solo del suo lato "socialmente discutibile", andando ad infangare un intrattenimento che solo ultimamente ha migliorato la sua nomea.

 "La massa" viene influita da questo genere di servizi, ed è per questo che ci dà fastidio quando Laudadio mostra il gioco, perché parla solo del suo lato "socialmente discutibile", andando ad infangare un intrattenimento che solo ultimamente ha m...

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Sono proprio le parole usate che sono forti, accentuano il più possibile il fatto che quello che stanno mostrando è negativo, per forza, lo deve assolutamente essere. Arriviamo però al succo, Rockstar accentua sempre le situazioni che avvengono in GTA. Volutamente è così, come volutamente l'ambientazione deve essere quella americana - tralasciando GTA: London - per una messa in scena sopra le righe che in realtà, quella scorza di follia, non è altro che una cruda parodia della realtà. Perché prendersela con un videogioco, tutto quello mostrato succede nel mondo, nel nostro mondo, perché non fare una denuncia sociale su quello quindi?

Noi, ancora una volta, lo sappiamo bene. Il ragazzino/bambino è così bene informato sulla società americana? È questo il vero problema che voleva sottolineare Laudadio, sicuramente, siamo tutti d'accordo, lo poteva affrontare in modo diverso. L'enorme popolarità di Youtube ha espanso il mercato videoludico e con essa la fascia d'età. Molti si avvicinano a determinati giochi dopo aver visto il proprio beniamino giocarci. È da anni che si parla del PEGI e di come questo non rappresenti alcun tipo di impedimento. E così deve essere, il PEGI è una classificazione, atta a mettere in allerta il consumatore, che nel caso espresso da Laudadio non può essere il minorenne in sé, ma un adulto consapevole di ciò che il minore sta acquistando. Da diversi anni la classificazione sulle confezioni ha adottato delle colorazioni atte ad attirare ancora di più l'attenzione, è impossibile quindi non essere coscienti di ciò che si acquista. Dopo il servizio di Striscia la notizia, molti colleghi del settore si sono adoperati scrivendo articoli o creando video per far conoscere la classificazione europea del videogioco e del suo funzionamento e non posso che esserne felice, il PEGI deve essere diffuso e bisogna che si sappia della sua esistenza. Ricordo di come anche la GamesWeek si sia adoperata in tal senso.

Nella conclusione delservizio, viene interpellata l'onorevole Franca Biondelli, la quale fariferimento ad un disegno di legge presentato circa sette anni fa che avrebbedovuto normare la vendita dei videogiochi violenti. Esattamente nel 2007 uscìun videogioco che fece molto parlare di sé e guarda caso si tratta ancora unavolta di una produzione di uno sviluppatore amato, soprattutto dalle famiglie.    

I videogiochi violenti: la storia della nuova caccia alle stregheWhere stories live. Discover now