1st. Come un usignolo in gabbia

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La tela davanti al giovane uomo era scolpita di sicure linee colorate. Il bianco tessuto di essa era vagamente in contrasto con la forza delle sfumature tendenti al rosso del Brasile, al nero pece delle grotte francesi, al verde scuro dei prati irlandesi.
L'uomo, o meglio l'artista, capace di dare vita a quei colori delicati e allo stesso tempo forti, era voltato di spalle.

Nella grande sala del palazzo londinese, sedeva comodamente muovendosi a scatti solo per ammirare la sua opera, prendere nuovo colore da intingere nel pennello fra le grandi mani, scostare la frangia di ricci dagli occhi penetranti di un verde simile a quello del suo quadro.
Le pareti scure erano allietate dai pochi raggi del sole provenienti dalle varie finestre; la preferita del nostro artista era quella sul fondo della stanza, dove il sole concentrava la sua luce gialla e arancione del tramonto. L'uomo aveva il viso intento al prendere più dettagli possibili con un solo sguardo, in modo dal dedicare poi solo la sua preziosa attenzione alla tela bianca.

Indossava una camicia elegante del medesimo colore puro della tela: essa fasciava delicatamente il corpo tonico e muscoloso di un ventenne dalle spalle larghe e il busto da uomo. Le mani abili e contornate di sfarzosi e raffinati anelli, maneggiavano con cura colori, polveri pregiate, pennelli dalle forme bizzarre e carboncini.
Le gambe magre e lunghe era piegate sullo sgabello di velluto sulla quale egli era seduto: indossavano dei pantaloni dalla cadenza leggera e comoda di un colore nero in netto contrasto con la sua camicia.

Chi aveva la fortuna di poter parlare con lui diceva che egli fosse simile a una delle opere d'arte che aveva la passione e il talento di creare: la mascella marcata del viso gli donava un'aurea scontrosa che però scompariva alla vista delle tenere e infantili fossette ai lati delle labbra piene e rosee; gli occhi erano, infine, simili alle giade che la madre indossava come gioiello. Si diceva, addirittura, che la madre ammaliata dalle giade, durante la gravidanza del piccolo conte, avesse indossato solo quelle pietre per far sì che i suoi occhi fossero del medesimo colore: ma erano solo sciocche dicerie che volavano attorno alla bellezza esteriore e interiore di quel giovane di famiglia ricca.

Era ora voltato di spalle dando piena visuale a chi entrava dei suoi capelli castani e ricci, mossi dalla morbidezza di ogni ciocca, ogni fibra.

Harry Edward Styles era il suo nome; un nome reale ed importante alla quale apparteneva una discendenza altrettanto regale.
Primogenito della più ricca famiglia di Londra, Harry era un erede dell'impero del commercio che gli antenati prima di lui avevano abilmente fatto nascere. Il padre, Lord Styles, appena avuto il figlioletto aveva per lui scelto l'intero futuro: Harry si sarebbe sposato con una ricca donna della nobiltà e avrebbe preso in mano le redini della famiglia Styles, dando vita a eredi che avrebbero poi, a loro volta, preso il suo posto.

Ma Harry era diverso da suo padre; e ciò che stava facendo lo dimostrava. La sua passione per l'arte era nata quasi per caso e da quel momento non lo aveva più abbandonato. Suo padre non approvava quel passatempo inutile e non consono con la natura regale che di discendenza gli apparteneva: sua madre e la bella sorella Gemma, invece, lo trovavano pieno di talento ma purtroppo inutile per ciò che egli sarebbe divenuto.
Mancavano ormai pochi giorni al suo ventunesimo compleanno, anno importante per la scelta di moglie: era già indetto un regale ballo per inaugurare il fidanzemento di Harry con una donna francese, già scelta.

Ma in quel momento, la testa piena di idee e pensieri di Harry era volata sulle pitture delicate delle sue pennellate sulla tela davanti a sé per accorgersi che qualcuno aveva bussato alla porta della sua stanza privata.

"Entrate." Si riscosse dopo qualche colpo insistente sulla superficie scura del legno di mogano della porta. La voce roca del giovane arrivò alle orecchie attente della buona governante che entrò nella stanza con passo affrettato. Fra le mani grassocce vi erano delle buste, probabilmente le solite corrispondenze che da qualche settimana da quella parte avevano cominciato ad arrivare dalla corte francese.

The Hidden ArtistWhere stories live. Discover now