Rain

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Pioveva.
Le lacrime del cielo colpivano il vetro della finestra producendo rumori sommessi.
Thomas era seduto vicino alla finestra, con le gambe al petto, strette fra le braccia.
Guardava fisso il paesaggio all'esterno. Una distesa di alberi scuri e zuppi d'acqua circondavano la casa.
Era il tramonto e l'oscurità che stava per calare rendeva il bosco poco rassicurante.
<< Papà? >> disse con voce incerta qualcuno alle spalle di Thomas. Il ragazzo si voltò e vide uno scatolone gigante con le gambe.
Lo scatolone si avvicinò e si posò a terra, rivelando il possessore delle gambe: un bambino sorridente, il quale si sedette ai piedi di Thomas, avvicinando a sé lo scatolone.
Thomas gli sorrise debolmente. Gli faceva ancora uno strano effetto sentirsi chiamare papà, anche dopo tanti anni.
All'inizio pensava di aver fatto un errore adottando un bambino a soli vent'anni, credeva di essere troppo giovane e di non avere la stoffa del genitore. Ma suo figlio era diventato una delle poche ragioni per cui sorridere.
<< Papà >> ripeté il bambino. << Ho trovato questa scatola sotto al tuo letto ma non riesco ad aprirla. >>
Thomas aggrottò le sopracciglia confuso. Si chiese come mai il figlio fosse andato a guardare sotto il suo letto. D'altronde era un bambino molto curioso e il ragazzo non gli negò di guardare nello scatolone.
Lo aprirono insieme e il piccolo guardò estasiato il suo contenuto. Cominciò a tirare fuori vecchi libri colorati e fumetti.
Thomas lo lasciò fare, godendosi la felicità del figlio.
Arrivato sul fondo si fermò corrucciandosi. Estrasse dalla scatola una fotografia con i bordi rovinati.
Il cuore di Thomas si fermò. Aveva riconosciuto i ragazzi ritratti nella foto che il figlio aveva in mano.
Quando il piccolo alzò lo sguardo, vide che il padre stava piangendo. Salì sul divanetto sotto la finestra e si sedette in braccio al ragazzo portandogli la foto.
<< Sei triste papà? >>
Thomas si asciugò le guance e offrì al bambino un sorriso tirato. << Hai trovato un oggetto che mi ha fatto ricordare una persona. >>
Il bambino lo guardò, aspettando che continuasse.
Il ragazzo passò un dito sulla foto. Ritraeva un giovane sdraiato in un prato pieno di fiori. I capelli biondi che formavano un'aureola dorata intorno alla sua testa. Accanto vi era sdraiato un altro ragazzo, con i capelli castani decorati da margherite.
Entrambi sorridevano.
<< Questo sei tu >> affermò il bambino indicando il ragazzo moro nella foto, riconoscendo il padre.
<< Sì, sono io. Solo, qualche anno fa. >>
<< E lui? >> questa volta il dito del bimbo aveva toccato il ragazzo biondo.
Thomas respirò profondamente. Ammise a se stesso che era inutile continuare a nascondere quel ragazzo biondo, facendo finta di non ricordare.
<< Ti va di sentire una storia? >> domando così al figlio.
L'altro annuì, sistemandosi meglio fra le braccia del padre.
<< C'era una volta un ragazzo, il quale conobbe un angelo. Diventarono presto molto amici. Erano solo dei bambini e facevano quello che fanno i bambini di solito: giocavano spensierati.
Poi quei bambini divennero dei ragazzi e cambiarono. Passavano sempre più tempo insieme, finché non ebbero il coraggio di ammettere il loro amore l'uno per l'altro.
Quando i genitori dell'angelo lo scoprirono gli fecero del male e lo cacciarono di casa. L'angelo restò così a vivere con il ragazzo che amava.
Gli anni che seguirono furono anni meravigliosi in cui i due ragazzi furono felici e si amarono. Adottarono anche un bambino. Il piccolo era la cosa più bella che avevano.
Ma l'angelo cominciò a stare male. Iniziò a disegnarsi con un coltello sulle braccia. Non volle mai rivelarne il motivo a nessuno.
Un giorno uno dei suoi disegni venne male e l'angelo smise di respirare, lasciando il ragazzo che amava e il figlio da soli. >>
Thomas si interruppe a causa delle lacrime che scivolavano sulle sue guance.
Il bambino posò le sue manine sul volto del padre, asciugandogli le guance.
<< L'angelo è il ragazzo biondo della foto? >>
Thomas annuì.
<< Sai papà, forse so perché si faceva quei disegni dolorosi. Dato che era un angelo si faceva del male perché questo mondo lo distruggeva e quindi voleva tornare a casa, in cielo. >>
Il ragazzo non disse nulla. Era sorpreso dal fatto che un bambino avesse potuto elaborare un concetto così adulto.
<< L'angelo era l'altro mio papà? >> domandò poi.
Che bambino perspicace, pensò Thomas.
<< Sì, piccolo. E sono sicuro che sarebbe orgoglioso di vedere che ometto sei diventato. >>
Il bambino sorrise spalancando gli occhi. Assomigliava così tanto al ragazzo biondo, nonostante non fosse il figlio biologico - cosa impossibile. Avevano gli stessi occhi scuri e gli stessi capelli biondi.
<< Come si chiamava il ragazzo biondo? >> chiese il piccolo.
<< Chiamalo pure papà >> lo corresse Thomas.
<< Va bene >>
<< Newt. Il suo nome era Newt. >>
Il bambino saltellò sulle gambe del padre. << Si chiamava come me! >>
Thomas aveva chiamato il figlio Newt, così da avere sempre con sé un pezzo del ragazzo che amava.
Gli sorrise e in quel momento vide di fronte a sé, non più il figlio, ma Newt, il ragazzo che aveva amato.
Qualcosa si ruppe nel suo cuore e le lacrime scesero copiose sul suo viso, senza che lui riuscisse a fermarle.
Il bimbo si incupì all'improvviso vedendo il crollo emotivo del padre. Così si accoccolò contro il petto del ragazzo volgendo il capo verso la finestra.
Thomas posò il mento sulla testa del bambino, cogliendo il profumo di vaniglia che aleggiava tra i suoi capelli.
Il piccolo Newt espirò contro il vetro della finestra, il quale si appannò, e vi appoggiò la manina sopra. Quando la tolse l'impronta della mano spiccava sul piano appannato.
Il ragazzo moro espirò a sua volta sul vetro, vicino all'impronta della mano del figlio. Posò la mano sul freddo vetro appannato, ma non fece in tempo a spostarla che la mano del piccolo Newt si posò sulla sua. Era così minuscola in confronto a quella del padre.
Thomas sentiva sul palmo il freddo della pioggia contro il vetro, sul dorso il calore della mano del bimbo.
Vide se stesso e il figlio riflessi nel vetro e per un momento gli parve di scorgere la sagoma di un ragazzo magro e biondo alle loro spalle.
Ma di certo fu frutto della sua immaginazione.
<< Ti voglio bene, Newt >> mormorò Thomas, rivolgendosi ad entrambi gli amori della sua vita.
<< Ti voglio bene, papà >> gli rispose il figlio.
Nella sua testa, Thomas, sentì anche altro.
<< Ti amo, Thomas >>

He Was My Angel [Newtmas]Where stories live. Discover now