Quando mia sorella aprì la porta, vidi tutta la stanchezza sul suo viso: gli occhi leggermente infossati e le enormi borse che li sottostavano.
«Hey...» iniziò con voce talmente flebile che ebbi paura potesse spezzarsi davanti a me.
«Jennifer, andiamo a sederci.» L'aiutai ad arrivare al divano per poi farla sedere e cercai di farla stare più comoda possibile, prendendo delle coperte per riscaldarla.
«Amanda, non devi...» Provò a muoversi, ma io la bloccai sorridendo.
«Stai al caldo, non voglio che tu stia male.» Sorrisi, sedendomi poi accanto a lei.
«Ma sono solo le quattro di pomeriggio, dai, sto bene.» Sospirò poco convinta.
«Dai, raccontami cosa è successo.» Le accarezzai le gambe da sopra le coperte per darle conforto.
«Niente, sono solo stanca, va tutto bene, davvero.» Sorrise debolmente, portandosi una mano sulla fronte.
«A me non sembra.» Continuai ad accarezzarla, sorridendole.
«Sono solo esausta, Amanda, niente di irreparabile, tu invece? Devi dirmi qualcosa?» Si mosse leggermente per sistemarsi meglio, guardandomi con quegli occhioni chiari, innocenti.
«Io e James ci siamo lasciati» dissi di botto, volendo mettere fine a tutte quelle bugie.
Vidi la sua espressione seria, impassibile, farsi spazio sul suo viso e poi un leggero sorriso solcò le sue labbra.
«Immaginavo.» Mi prese la mano, stringendola leggermente e in quel momento capii quanto mi fosse mancato parlare con mia sorella. «Come ti senti?» proseguì e tirai un grande sospiro, cercando di reprimere l'istinto di lasciarmi andare.
«Bene, ho capito che non eravamo fatti l'uno per l'altra.» Istintivamente presi la collana tra le dita, iniziando ad avvolgermela e lei posò lo sguardo proprio su quel movimento, facendomi smettere.
«Quando l'hai presa?» Sentii le guance andarmi a fuoco; non sapeva nulla di Luke e se lo avesse saputo mi avrebbe sicuramente spinta a non vederlo più.
«Me l'hanno regalata a Natale.» Si accigliò alle mie parole, probabilmente dubbiosa.
«E chi te l'ha regalata?» Deglutii, staccando l'intreccio delle nostre mani.
«Un amico.» Improvvisamente il cuore mi batteva troppo forte, avevo il respiro corto e non ne capivo il motivo.
«E ti piace questo, amico?» Marcò la voce sull'ultima parola, ridacchiando, ed ero sicura che le mie guance avrebbero preso fuoco da un momento all'altro.
«No!» Mi affrettai a rispondere, forse fin troppo velocemente.
«Dai, come si chiama? Dove lo hai conosciuto? È bello?» Quelle domande fatte così a raffica stavano avendo l'effetto inverso, mi stavano spingendo verso un punto di non ritorno; se avesse insistito ancora non sarei riuscita a nasconderle nulla.
«Jennifer, davvero lascia stare, non è nessuno.» Sfoggiai il mio sorriso più finto, sperando che smettesse d'insistere.
«Il tuo corpo dice tutt'altro: il rossore, il toccarti compulsivamente quella collana indica che ti interessa molto questo ragazzo.» Sorrise, soddisfatta della sua analisi, ma stava sbagliando completamente, non poteva piacermi Luke. Non doveva piacermi.
«Guarda che il rossore è perché fa caldo e la collana l'ho toccata una volta sola, quindi smettila di costruire castelli in aria.» Sbuffai, prendendo ancora la collana tra le dita, ma mi accorsi di averlo fatto solo quando mia sorella rise guardando il mio collo.
«Credici Amanda, cosa ti costa ammettere che ti interessa? Non è che se James non è più nella tua vita, non puoi avere un altro uomo.»
"Il problema è che lui non è un uomo."
«Jennifer, davvero, lascia perdere.» Iniziavano a sudarmi le mani e posai lo sguardo sui mobili a noi circostanti, pur di non guardarla negli occhi.
«Mi dici qual è il problema?» Si mosse sul divano, forse per sistemarsi di nuovo e io sospirai, indecisa sul da farsi; da una parte avrei voluto parlarle, ma dall'altra sapevo già cosa mi avrebbe detto.
«Non c'è nessun problema, cambiamo argomento, come sta Carly?» Tornai a guardarla, ma il suo sguardo era severo, aveva intenzione di scoprire di più e quando si impuntava non la smuoveva nessuno.
«Mia figlia sta benissimo, voglio sapere di te, ultimamente parliamo così poco, ci vediamo ancora meno... a proposito, come hai passato il Natale? Non sarai stata sola, vero?!» Mi irrigidii all'istante e un brivido mi percorse velocemente la schiena, in contrasto con il caldo soffocante che provavo fino a poco prima; l'immagine di quel bacio mi invase la mente, portandomi a mordermi il labbro con insistenza.
«N-no, sono... sono uscita.» Cercai di placare il mio respiro affannato, ma non c'era verso di calmarmi.
«Da sola?» Jennifer si accigliò, scrutandomi; voleva farmi confessare tutto, lo sapevo, una volta che iniziavi a parlarle riusciva a tirarti fuori ogni cosa.
«No, ero con...» Sospirai, riuscendo a fermarmi in tempo; tutta quella pressione mi stava portando a rivelare ogni cosa, ma non potevo.
«Amanda, forza, dimmelo.» Notai che anche lei iniziava a respirare male, si stava agitando e l'ultima cosa che volevo era che stesse male per colpa mia.
Ero davanti ad un bivio.
Se le avessi detto di Luke si sarebbe infuriata, facendomi la predica sul fatto che fosse troppo piccolo e che la gente avrebbe giudicato; se invece non le avessi detto nulla non avrei fatto altro che alimentare la sua curiosità.
«Non c'è nulla tra me e quel ragazzo, davvero.» Mi passai una mano tra i capelli e lei mi prese l'altra, stringendola con più forza.
«Perché ti ostini così? Anche se fosse mi dici quale sarebbe il problema?» La sua voce e i suoi occhi si erano addolciti; non voleva mettermi ansia, cercava di farmi capire che potevo fidarmi di lei, ma sapevo che una volta confessato tutto non sarebbe stato così.
«Ha diciannove anni, ecco il problema.» La guardai fissa negli occhi per non perdermi nessun movimento della sua reazione; sgranò lentamente gli occhi senza lasciarmi la mano e schiuse leggermente le labbra.
«Cosa?» sussurrò, incredula.
«Non c'è niente tra di noi, Jennifer, te l'ho detto.» Mi toccai di nuovo la collana e la sua espressione non accennava a modificarsi.
«Ha... dician... ma... c-cosa ti salta in mente, Amanda?!» Alzò il tono e feci una smorfia: sapevo che sarebbe andata a finire in quel modo.
«Non c'è nulla tra noi, te l'ho detto!» Mi sedetti meglio sul divano, guardando di fronte a me; quella reazione non aveva fatto che alimentare le mie certezze: era sbagliato.
«Hey... dai, racconta.» Si mosse, sedendosi accanto a me e aprendo le braccia per accogliermi. Mi lasciai stringere, inebriata dal suo profumo e mentre mi accoccolavo, sentii la piccola Carly muoversi dentro di lei; sorrisi e le accarezzai la pancia, iniziando a parlare, di tutto.

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*revisionato*

Changes.Where stories live. Discover now