Thirty-Five

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7 novembre

-Ehi.. Hai bisogno d'aiuto?- una voce maschile, fece alzare il mio viso.
Mi alzai da terra.
-No.. Grazie.- risposi asciugandomi le guance.
-Tutto bene?- chiese. Sembrava preoccupato. Qualcuno si preoccupa per me, Cameron, ti rendi conto?
-Sto bene, grazie.- dissi raccogliendo la chiave, da terra.
Lo vidi che guardava in basso, verso il mio braccio.
La manica della mia felpa era alzata. La abbassai, velocemente.
-Che hai fatto, lì?- chiese.
Ma sapevo che aveva capito.
-Il mio gatto mi ha graffiato. Mi graffia spesso.- dissi aprendo la porta.
-Ti sei portata il gatto?- chiese ironicamente.
Sorrisi leggermente, in modo amaro.
-Sono Oliver.- disse porgendomi la mano.
-Ciao Oliver.- gli strinsi la mano.
-Di solito le persone dicono il proprio nome.- rispose.
-Per me non ha importanza che tu lo sappia.- dissi entrando nella stanza.
-A me importa.- ribatté, entrando nella stanza.
-A me no.- risposi.
-D'accordo. Allora ti darò io un nome.- rispose ammiccando.
-Oh.. Illuminami.- risposi sorridendo.
Per una volta, Cam, nella mia vita, mi sentii apprezzata, anche da un ragazzo che conoscevo appena. Ma era bello. Essere apprezzata.
-Ti chiamerò Isabel.- disse.
-Isabel.. Dove l'hai tirato fuori?- chiesi quasi ridendo.
-Era una risatina quella? Secondo me si..- disse lui ridacchiando.
-Grazie Oliver.- dissi.
-Ehi, non sarà stato il caso a farci incontrare.- disse sorridendo.
Sorrisi, abbassando lo sguardo.
-D'accordo.. Ehm.. Io devo andare.- disse lui, avvicinandosi all'uscita della stanza.
-Buonanotte Oliver.- dissi.
-Buonanotte Isabel.- disse chiudendo la porta.
Sorrisi.
Aprii la porta di scatto.
-Aspetta!- dissi.
Lui si girò.
-Puoi non dire a nessuno quello che hai visto?- chiesi.
Lui si avvicinò, a me, lentamente.
-Solo se mi prometti, che non lo farai mai più. Non conosco il motivo perché lo hai fatto. Ma non lo devi fare più, non sei sola adesso.- sussurrò.
Lo abbracciai. Quel gesto sorprese pure me, sai? Ma era un gesto così sincero ed istintivo, che non c'era motivo per cui pentirsene.
-Grazie Oliver. Sei la mia salvezza.- dissi.
-Non devi nasconderti. A scuola ti vedo. Sei sempre in disparte. Sempre nascosta. Non devi nasconderti.- ripeté l'ultima frase con tranquillità, ma fermamente, come se fosse un rimprovero.
Sciolsi l'abbraccio.
-Non so nulla di te, potresti essere un maniaco.- risposi ridendo.
Sorrise.
-Sei bellissima. Sei bellissima quando ridi. Quando sorridi. Quando arrivi a scuola e ascolti la musica, che muovi la testa a ritmo di essa. Non devi vergognarti, sei migliore di Camille e delle altre ragazze.- sorrisi.
Rientrai nella stanza poco dopo, che avevo lasciato aperta, dove trovai Camille, che era seduta sul mio letto, con il mio cellulare in mano.
-Che stai facendo?- chiesi.
Lei sorrise furbamente ed uscì dalla stanza.

Antitesi}CameronDallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora