Capitolo IV

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Parigi, 6 aprile 1794


Le nuvole lattiginose smorzavano la luce dell'alba. Le acque della Senna scorrevano sotto Pont Neuf, accompagnandoli nel silenzio, col suo placido scroscio, mentre procedevano speditamente lungo il marciapiede che ridiscendeva il fiume. I gargoyle e le figure grottesche, scolpite nelle arcate di pietra che si scorgevano al passaggio, sembrarono seguirli con lo sguardo, quando gli sfilarono davanti, esattamente come avevano fatto due gendarmi in prossimità di rue Saint-Martin, impegnati a pattugliare la città già alle prime ore del mattino. Era stata una vera fortuna, se non l'avevano riconosciuta, nascosta in quegli abiti troppo grandi per lei, con la camiciola lasciata fuori dai calzoni al di sotto della carmagnola e i capelli biondi legati in una coda infilati sotto un berretto frigio. Non aveva potuto fare a meno di trasformare il terrore in sollievo, nell'istante in cui, invece di fermare loro, i gendarmi avevano impedito di proseguire a tre giovani antirivoluzionari coi manganelli e i capelli corti sulla nuca e pendenti ai lati del viso. Al suo sguardo apertamente incuriosito, Dorian le aveva spiegato che li portavano così per manifestare solidarietà alle vittime della rivoluzione.

«Non riesco a togliermi dalla testa quel condannato» disse poi lei con un sospiro, senza accorgersi di aver parlato ad alta voce.

Dorian aggrottò la fronte. «Chi?».

«Non so come si chiama» ribatté scuotendo la testa. «È l'uomo che hanno decapitato in Place de la Révolution, quando mi avete trovata dopo che sono scappata».

«Ah!» esclamò lui, sorridendo. «Ti riferisci a Camille Desmoulins».

Allison annuì. «Non saprei descrivere la sensazione che ho provato...».

«Ci credo» le spiegò il ragazzo, stupendola con la sua risposta. «Lui era il Primo Proprietario».

La ragazza avvertì una fitta tanto inattesa al petto, quando recepì il messaggio, che non si accorse neppure di essersi fermata. Il ragazzo mascherato che camminava dietro di loro andò quasi a sbatterle contro e dovette afferrarle le spalle per non caderle addosso. Nell'avvertire le sue grandi mani sfiorarle il collo, lei si riscosse e si scostò un po', ma non tanto velocemente quanto fece lui, che arretrò di pochi passi, senza guardarla. I suoi occhi blu parvero perdersi nelle acque del fiume ai loro piedi.

Dorian alzò un sopracciglio, ma fu proprio nell'istante in cui aprì la bocca per dire qualcosa che il Lancettiere parlò per la prima volta da che avevano lasciato la locanda di Amélie.

«Non devi sorprenderti» disse, secco, con una strana espressione in viso che non fu in alcun modo capace di decifrare. Allison si chiese come fosse possibile che lui sembrasse ancora più burbero e cupo di come era stato finora. «Tu sei come lui. È per questo motivo che hai sentito il bisogno di ritornare in piazza, malgrado sapessi che c'erano centinaia di gendarmi della Guardia nazionale a pattugliare la zona».

Allison lo guardò, ma non rispose. Era così difficile scegliere cosa fare o a cosa credere, perché in entrambi i casi le sembrava di mentire a se stessa e agli altri. Non c'era alcun senso in ciò che le avevano raccontato, in quella verità che lei considerava soltanto pura follia. Non poteva davvero credere di viaggiare nel tempo o... "O di aver ucciso due persone e tagliato la mano ad un'altra con così tanta freddezza". Non era un'assassina e mai lo sarebbe stata. Non voleva esserlo. "... e-e se stessi, pian piano, perdendo la ragione, fino al punto da perdere il controllo?". No, era tutto sbagliato. Lei sapeva tirare di scherma e sparare come le aveva insegnato suo nonno, eppure mai avrebbe usato quelle stesse capacità contro altre persone, per ferire o peggio... perciò che diamine le stava succedendo?

"SVEGLIATI!" urlò a se stessa, nella propria testa, sentendosi fischiare le orecchie. "Svegliati subito!".

«Allison!» esclamò Dorian, ma con una voce che sembrava provenire da molto lontano.

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