9. Non posso stare lontano da te.

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Come fosse arrivato fin lì, non riuscì subito a capirlo, fatto sta che si risvegliò nel proprio letto. La testa doleva tantissimo, i brutti ricordi del giorno prima riaffiorano nella sua mente, uno dopo l'altro. Non sapeva più a cosa pensare. Non sapeva se sua madre sapesse qualcosa di quella storia. Non aveva idea di dove fosse ora Dylan, ma era più che certo che era solo grazie a lui se adesso era salvo, sotto le proprie coperte.

Mentre le lacrime cominciavano ad offuscargli la vista, vide la maniglia della porta abbassarsi. Subito entrò suo fratello Oliver, che appena si accorse di Brian sveglio, corse verso di lui. -Brian! Finalmente ti sei svegliato.- Sorrise, avvicinandosi, mentre Brian riuscì a ricacciare le lacrime.
-O-Oliver... che cosa...?- Balbettò il corvino, prendendo la propria testa fra le mani. -Dylan, quel ragazzo di cui mi hai parlato tempo fa, ti ha portato fino a casa. Eri svenuto, ma non mi ha spiegato il motivo... tu non ricordi nulla?- Domandò, sedendosi sul letto, accanto al corpo disteso del fratello. Quest'ultimo scosse la testa, abbassando lo sguardo. Non riusciva a mentire guardandolo direttamente negli occhi. -Poi cosa è successo?- Chiese, tremando. -Vi ho fatti entrare, tu eri in braccio a Dylan, senza sensi. Ci siamo subito accorti che hai una febbre altissima... scotti da morire.- Concluse, avvicinando una mano alla fronte bollente del corvino. E annuì, accorgendosi della temperatura ancora molto alta. -E... poi?- -Dylan aveva corso con te in braccio sotto la pioggia, eravate entrambi fradici. Così, col mio aiuto, ti ha fatto un bagno caldo.- Arrossì, pensando al fatto che Dylan lo aveva visto nudo.
Il fratello prese un grosso respiro e continuò. -Dylan poi se n'è andato, ha detto che al tuo risveglio non doveva esserci. Ma mi ha pregato di non dire nulla a mamma, dirle che tu ti eri semplicemente preso una febbre.-
Brian ascoltò ogni singola parola che era uscita dalla bocca di suo fratello. Riabbassò lo sguardo, vedendo le sue dita che fra loro si torturavano con le unghie. -Senti... mamma ha detto che devi rimanere a letto, vuoi qualcosa da mangiare?- Brian scosse la testa, non aveva fame, in quel momento avrebbe solo voluto rivedere Dylan. Voleva delle spiegazioni. Non avrebbe detto nulla di quella vicenda a nessuno. Avrebbero potuto sbattere Dylan in prigione e lui non voleva tutto ciò. Ma aveva dannatamente bisogno di rivederlo.
Non sapeva come avrebbe potuto perdonare Dylan, non riusciva a rilassarsi; ora le cose come sarebbe state? Ormai era palese per sé stesso l'amore che provava per lui, ma come poteva andare avanti e dimenticarsi di ciò che era accaduto, in parte per colpa sua? Tremava al solo pensiero delle fiamme che, senza l'intervento di Dylan, lo avrebbero ucciso. Non poteva dimenticare quegli occhi che lo fissavano in attesa della sua morte.
Non sarebbe andato avanti, e Dylan doveva spiegargli molte, troppe cose.

Una voce alta giunse alle orecchie del corvino, che si accigliò, portando gli occhi in quelli del fratellino. -È il telegiornale locale, mamma ha lasciato su quel canale prima di uscire... sai che io non guardo molto la TV, quindi non ho cambiato.- Spiegò, e Brian rimase in ascolto.
Sapete quando vi manca il fiato e il cuore smette improvvisamente di battere? Ecco, questo è ciò che stava provando mentre ascoltava la notizia di quell'incendio in mezzo alla foresta.
Si divorava letteralmente le dita delle sue povere mani, senza smettere un solo secondo di ascoltare. La notizia diceva che il corpo probabilmente non sarebbe mai potuto essere riconosciuto.
-Brutta storia... solo Dio sa quanto abbia sofferto quella persona e come caspita sia scoppiato un incendio in mezzo a quella foresta. È da sta mattina che gira questa notizia. Meno male che se ne sono accorti subito, così hanno spento l'incendio prima che si espandesse troppo, lo ha detto mamma.- Commentò Olly.
Il ragazzo era rimasto immobile, ricordando, ancora una volta, che proprio quel fuoco avrebbe potuto ucciderlo e tutto per mano di quella "persona". -Oliver... ho b-bisogno di stare da solo, potresti...?- Il piccolo si accigliò per un momento, ma poi annuì, lasciando la stanza.

Prese la testa fra le mani e finalmente scoppiò a piangere, dando sfogo a tutto quello stress e a quella maledetta sensazione che provava da quando si era svegliato.
Tutti. Tutti erano ignari del fatto che proprio Dylan era stato a provocare quell'incendio, per salvarlo.
Non sapeva cosa fare, sperava soltanto che tutto quello fosse dimenticato in fretta, avrebbe voluto perdonare Dylan e poterlo amare senza ostacoli. Ma come? Se quella schifosa sensazione che lo stava uccidendo lentamente era il fatto che non sapeva come avrebbe fatto a fidarsi di lui, ancora una volta?

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