Angels never die

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Heaven's gone, the battle's won
I had to say goodbye
Lived and learned from every fable
Written by your mind
And I wonder how to move on
From all I had inside
Place my cards upon the table
In blood I draw the line
I've given all my pride

Living a life of misery
Always there, just underneath
Haunting me, quietly alone
It's killing me, killing me
Dead and gone, what's done is done
You were all I had become
I'm letting go of what I once believed
So goodbye agony

I watch the stars and setting suns
As the years are passing by
I never knew that hope was fatal
Until I looked it in the eye
And now I'm not sure I am able
To reach the other side
Casting out the light

Living a life of misery
Always there, just underneath
Haunting me, quietly alone
It's killing me, killing me
Dead and gone, what's done is done
You were all I had become
I'm letting go of what I once believed
So goodbye agony
Goodbye agony

Not alone in forgiving
The faithful and the blind
Innocence is forsaken
I leave 'em all behind
And then I see that
Even angels never die

Living a life of misery
Always there, just underneath
Haunting me, quietly alone
It's killing me, killing me
Dead and gone, what's done is done
You were all I had become
I'm letting go of what I once believed
So goodbye agony
Goodbye agony
Goodbye agony

Black Veil Brides, Goodbye agony

✶✶✶

Si gela e sembra che un uragano si stia abbattendo sulla città da quanta pioggia cade dal cielo, è tutto grigio e se scende anche la nebbia tra poco non si vedrà a un palmo dal naso. Sono bagnato fradicio e mi mancano ancora dieci minuti buoni di camminata fino alla stazione dei treni quando vedo poco lontano da me una figura che riconoscerei anche tra cent'anni.
Il passo spedito, la schiena leggermente curva ma la testa sempre alta, in segno di sfida contro il mondo. Le mani affondate nel giubbotto di tre taglie più grande, le cuffiette con la musica a tutto volume e lo zaino nero sulle spalle. I capelli lunghi e rossi, le gambe magre e le dita affusolate.
E poi gli occhi.
Quei suoi occhi grandi, da cerbiatta, spesso erano del colore del legno di ciliegio ma avevo notato che quando era arrabbiata le si scurivano, diventavano neri come l'ebano. E sapevo anche che quando assumevano la più bella tonalità del verde che avessi mai visto, quel verde sottobosco, un magico incrocio tra il colore del muschio e quello dell'edera, quand'erano così, sapevo che era felice. E avevo notato un'altra cosa, quando mi guardava aveva gli occhi che sembravano due smeraldi, ma non avevo mai detto niente, ero troppo timido per confessarle che quando mi perdevo nel mondo racchiuso fra le sue ciglia il mio cuore impazziva, mi sembrava di avere un fringuello che sbatteva furiosamente le ali contro la mia cassa toracica, tentando di volare via, tentando di raggiungerla.
E quella volta la raggiunsi, ma troppo tardi.
Non so di cosa fu colpa, se della pioggia, della musica, dei suoi pensieri o del fato. L'unica cosa che so è che un momento prima era lì, davanti a me, in tutto il suo splendore, e l'attimo dopo era a terra, il suo corpicino minuto colpito e spazzato via da un'auto troppo veloce.
Corsi da lei, corsi dal mio amore, corsi dalla mia ragione di vita che forse una vita non ce l'aveva più. Corsi da lei e la strinsi tra le mie braccia, e quel fianco sinistro che avrei voluto accarezzare con solo la luce della Luna e un letto caldo come testimoni adesso era lì, sotto la mia mano, premuta dell'inutile tentativo di fermare un'emorragia che scorreva troppo copiosa.
La strinsi forte e lei aprì quegl'occhi che mi avevano fatto innamorare, schiuse le labbra perfette, protagoniste dei miei sogni più segreti, e le sue parole furono intrise di malinconia e dolore.
«Dì a mia madre che è la migliore dell'universo, che mi dispiace di non essere stata la figlia perfetta, che mi dispiace di non averla resa totalmente orgogliosa di me, che ora è il mio turno di proteggerla. Dì a mio padre che è il padre migliore che si possa desiderare, che rimarrà sempre l'uomo della mia vita e che è il momento di tornare piccoli, tornerò ad appollaiarmi sulle sue spalle e questa volta cercherò anche di aiutarlo a fare le scelte giuste.
Dì ai miei nonni che avrei voluto passare più tempo con loro e che avrei dovuto essere più paziente e gentile. Dì a mia nonna che anche se non crede in me, rimarrà sempre la mia nonna preferita. Dì a mio cugino che non avevo realmente intenzione di farmi nove tatuaggi, che farò di tutto per continuare ad essere la sua guida e che lo verrò a trovare in sogno perché so che anche se non lo ammette ha paura dei fantasmi. Dì ai miei zii che non potevo chiedere di meglio, sono la famiglia migliore del mondo anche se non accettano il mio modo di essere e di comportarmi. Dì a mio zio che continuerà ad essere l'unico laureato in famiglia ancora per un po' ma che io avrò la possibilità di incontrare i miei amati dei greci prima di lui. -»
Un gemito di dolore interruppe quel fiume di parole, il mio grande amore stava per morire e le uniche cose che riusciva a dire non erano richieste di aiuto ma soltanto parole di conforto per chi aveva amato.
«- Dì a Sofia che mi mancherà scherzare con lei e prenderla in giro, mi mancheranno i suoi momenti di follia dopo la fine di un libro e che avremmo dovuto guardare American Horror Story durante le vacanze di Natale.
Dì a Roberta che è più di un'amica perfetta, è la mia sorellina, dille di continuare ad essere una Killjoy e di fare casino, dille che l'unica marcia al mio funerale sarà intonata dai My Chemical Romance, che saluti Jamie da parte mia e che farò del mio meglio per proteggerla da qualunque cosa.
Dì a Martina che avrei voluto incontrarla e abbracciarla, dille che ha reso lo schermo di un cellulare più vero di tutte le altre persone che incontro ogni santo giorno, dille che veglierò su di lei con ogni più piccola particella della mia anima.
Dì a Morgana che è perfetta, che avrei voluto stringerla tra le mie braccia così tante volte che ho perso il conto, che avrei voluto baciarla fino a toglierle il fiato, che mi mancherà il luccichio dei suoi splendidi occhi.
E Daniel...»
Chiuse gli occhi e si portò una mano sulla ferita al fianco, poggiandola sopra la mia è continuò con una smorfia di dolore a incresparle le labbra carnose «Dimmi che non è stata tutta un'illusione, che gli sguardi che ci scambiavamo da un corridoio all'altro della corriera erano veri, che sentivi anche tu il battito del cuore accelerare fino a scoppiare, dimmi che mi hai amata come ti ho amato io, ti prego dimmelo. E, ti prego, baciami»
Con gli occhi pieni di lacrime la strinsi a me e poggiai la mia bocca sulla sua, le labbra leggermente socchiuse, percepii il suo sorriso e il suo ultimo respiro e poi più niente, solo le mie lacrime mischiate alla pioggia battente.

Goodbye Agony [OS]حيث تعيش القصص. اكتشف الآن