Prima di partire per un lungo viaggio

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PRIMA
Sono sempre stata convinta che impiegare un fazzoletto per asciugare lacrime che non siano di gioia,sia un vero spreco.
Come previsto,i miei una volta reduce dallo shopping party con
Giulia,non mi avevano risparmiato una bella cazziata intitolata "i soldi non si sprecano".Mia madre mi aveva rimproverato(se cosí si può definire) dicendomi che tanto non mi sarebbe mai stato bene un abito di quel tipo perché: "sei una bambina dentro e fuori,l'unica cosa che sai fare è studiare e nemmeno quello,dato il tuo andamento in fisica" mentre mio padre mi aveva detto che mi credeva piú responsabile,e che invece evidentemente non lo ero.
Dulcis in fundo,mi aveva sgridato con violenza dandomi della vittimista quando mi ha sopresa a piangere,credendo che la colpa del mio pianto fosse il suo stupido richiamo e non tutto quello che stavo passando nell'ultimo periodo.
Già,perché se in quel momento mi stavo soffermando in pensieri ecologicici la responsabilità non era mica da imputare a quei rimproveri,ma di un'altra delle frequenti litigate tra i due,che tra l'altro,invece di risparmiarmele o di evitare che le udissi,dato che si dovrebbe mai azzannarsi davanti ai figli,me le avevano sbattute in faccia,con cattiveria.
Ed io ero stufa che mi mettessero l'una contro l'altro o di essere usata come sfogo per calmare le loro arrabbiature.
I miei problemi da ragazzina erano sempre in secondo piano,i coetanei che mi deridevano per il mio fisico poco appariscente,un brutto voto,il desiderio di amare.
Non potevo condividere quello che di brutto mi succedeva perché sapevo che avrebbero fatto finta di nulla o perché avrei pesato su di loro ancor di piú di quella volta che per sbaglio mi avevano concepito.
E adesso che Alberto era fuori paese per studiare,non potevo contare nemmeno sulla sua presenza.
Si,avrei potuto mandare un messaggio,telefonargli se mi sentivo sola.
No,non lo facevo perché Alberto stava passando un momento molto felice e non volevo rammaricarlo o rappresentare una fonte di distrazione al suo studio.
Aspettavo solo il momento per poter andare via anch'io.
Se solo mi avvessero i miei si fossero dedicati ad ascoltare le mie parole,i miei atteggiamenti e i miei pianti.
Avrei voluto evitargli la soddisfazione di vedermi piangere,ma proprio non ci riuscivo.
Ero troppo delicata.
Mi ripetevano spesso questa parola riferendosi a me e utilizzandola come sinonimo di debole.
Mi affiorava nella memoria una canzone che di Irene Grandi che recente avevo sentito.
Mi era rimasta impressa solo una strofa,che manco a farlo apposta conveniva perfettamente al mio caso:
Prima di non essere d'accordo,prova ad ascoltare un pó di più.
SPAZIO AUTRICE
Capitolo abbastanza corto,mi dispiace ma è quello che ne è venuto fuori.
Un pò triste,ma spero vi piaccia ugualmente.
Volevo informarvi che in questo periodo probabilmente pubblicheró di meno,dato che,come molte di voi,anche per me è riniziata la scuola quindi saró impegnata tra interrogazioni e compiti vari ma spero che non succeda.
Grazie alle ragazze che invece di ignorare i miei tentativi nel pubblicizzare la storia(anch'io odio i messaggi in bacheca di chi scrive vuoi-passare-alla-mia-storia-perfavore-grazie-se-lo-farai ma purtroppo è uno dei pochi ed efficenti metodi nell'evitare di cancellare la tua storia perché tanto non se la caga nessuno) mi hanno dato una possibilità.
Non sapete quando ve ne sia profondamente grata.

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⏰ Last updated: Jan 08, 2016 ⏰

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