Quando startene a fare ipotesi fa sorprendentemente bene

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"Donne, Zayn? Donne? In questo caso, non si tratta di una donna." Gli ho risposto, ma lui ha scosso la testa e ha aggiunto qualcosa su quanto effettivamente sarebbe stato semplice impressionarla, considerata la giovane età.

"Lasciale una grossa mancia e il gioco è fatto. Occhio alle guardie però, Harry. Vuoi vedere che vai a finire sotto processo per tentata corruzione e molestie a minore?" Mi ha riso in faccia per tutta le sera, il coglione, e solo perché l'ho guardata un po'.

E solo perché ho ripreso il ragazzino del tavolo a fianco al nostro che, praticamente, spruzzava da tutti i pori del suo corpo testosterone. E all'improvviso pure il mio piatto troppo elaborato sembrava pregno di merda. Mi davano il disgusto quelle parole, e il pensiero di Dan che si scopa Cassie mi ha fatto salire le vertigini.

E poi non sono riuscito a non evitare questo, semplicemente. Non sono riuscito a evitare di passare davanti casa sua, intorno all'orario di chiusura del Flavour. Ho parcheggiato ed ero convinto che, in qualche minuto, sarebbe arrivata, così sarei potuto andare tranquillamente a casa a dormire dopo quella cena di merda che mi ha solo stressato l'anima, appesantendomi il cervello da troppi macigni inutili che non mi avrebbero fatto chiudere occhio.

Ma l'una e quattro minuti è diventata lentamente l'una e sedici minuti, poi ventiquattro, successivamente, all'una e trentasei il mio telefono si è scaricato e quello della macchina segnava erroneamente le sei del pomeriggio. Quando si è fermato? Cercando il caricabatterie nel portaoggetti ho finalmente sentito il rumore flebile dei raggi e il mozzo di una ruota produrre un suono stridente. Ho scattato lo sguardo verso Cassie impegnata a entrare in casa, poi ho messo in moto e sono andato via, auto convincendomi del fatto che, sì, Cassie è a dormire ed è arrivata a casa sana e salva. Il capitolo sarebbe stato chiuso.

Il capitolo si sarebbe fottutamente chiuso, mi sono detto mentre ho bevuto il mio primo caffè, questa mattina.

Ma al lavoro, anche, ci ho tenuto a ricordarmelo. Ho persino preso un post-it dalla scrivania in un momento di totale noia e ci ho segnato sopra: Stop, capitolo chiuso, perché è così che dovrebbe essere.

È per questo che, quel foglietto di merda, l'ho ammassato in una pallina e lanciato nel cestino. Ho pure fatto canestro, e in un colpo secco.

Io lo so, sono consapevole, completamente consapevole che questo è solo un piccolo e breve momento di défaillance il quale non possiede alcun significato, se non quello che probabilmente Cassie è una loquace diciassettenne magnetica, in grado di starsene semplicemente ferma ma di affascinare e calamitare a sé una varietà infinita di attenzioni.

E lei non se ne rende neanche conto.

Ed è per questa ragione qui, per il fatto che è una semplice e insignificante défaillance, che non è altro se non un capitolo stupido e inutile che sto per portare a termine, (una pagina che voglio voltare e archiviare e, rettifico: un libro che sto per chiudere, sigillare e gettare via) se sto salutando la fila di dipendenti annoiate dietro le loro scrivanie della clinica, congedandomi dal lavoro per andare alla Phillips High School.

Non voglio vederla. O meglio, certo che voglio. Ma non in quel senso in cui ho voluto vedere, appunto, tutte quelle miserabili dipendenti alla clinica Wellness o le restanti frequentazioni che ho avuto, che erano tanto noiose quanto insoddisfacenti e di poco spessore emotivo.

Voglio vederla perché voglio saperla bene, credo.

È questo che mi pare di desiderare al momento, e non ne conosco bene l'origine di queste apprensioni. Non ne riesco a percepire ancora alcuna ragione, a dirla tutta, per cui io stia bramando di vedere un sorriso sincero e di goderne alla sua vista. Ma starmene qui ad aspettare che una dannata campanella scolastica suoni sembra sensato, attualmente.

C'è quindi quest'uomo che sono, in attesa di una piccola e giovane donnina dagli occhi coi girasoli dietro le palpebre e la pelle del colore delle perle.

E la campanella suona, finalmente. Ma qualsiasi grido sommesso dei ragazzini nel cortile, qualsiasi accenno di euforia dei citrulli dalle facce sbarbate è un chiaro segno che, probabilmente, oggi è l'ultimo giorno di scuola.

Ma che cazzo di giorno è, oggi? Dimentico sempre di guardare il calendario, ma il mio tempismo è sempre ottimo, perché con tutto questo esultare e questo gioire non vengo notato da nessuno, se non dallo sguardo che cercavo di catturare: il color pistacchio ma contaminato dall'ambra dei suoi occhi salta subito verso di me.

Esitante, si avvicina. Mi sembra inciampi leggermente durante il tragitto, ma cerca di camuffare l'accaduto.

"Niente divisa nelle scuole pubbliche, eh." Faccio la mia constatazione casuale non appena me la ritrovo davanti, con l'aria confusa ma compiaciuta.

"Ciao..." Accenna un sorriso e non riesco a trattenere il mio. Di solito non sorrido facilmente. Beh, no: di solito sorrido, ovviamente, ma mantengo il mio ego ben intatto – perché è quello a caratterizzarmi – con la facciata di uomo impegnato e serio quale sono.

Eccetto per questa volta, che le sorrido e non posso semplicemente trattenermi; non posso proprio.

"Quindi... Che ci fai qui?" Sputa d'un fiato e credo di percepire l'attenzione che la ragazza di fronte a me mi sta dedicando.

"Non essere tesa, per favore. Mi fai venire l'ansia, così." Faccio spallucce e mi sfugge un altro sorriso.

La dovrei smettere, che cazzo c'è da sorridere devo ancora capirlo.

"No, io non- non lo sono. Non sono tesa." Mente, arrotola una ciocca di capelli intorno all'indice e abbassa lo sguardo sulle sue scarpe, se così possono essere definite quelle Vans di pezza. "Ehm, che ho dimenticato al Flavour, questa volta?" Sorride.

Mi lascio sfuggire una risatina gutturale e a lei non sembra dispiacere quel suono. Non sembra dispiaccia a nessuna, la mia voce, e lo so bene. Ma quegli occhi dolci e languidi diventano più vispi all'improvviso e sembrano non contenere una punta di eccitazione, mischiata a tutta quell'inibizione che le appartiene.

Ottimo, questo è decisamente ottimo, perché dimostra una punto fondamentale: è fatta ovviamente in carne ed ossa, porca puttana. Non è finta, è maledettamente vera e non è composta di plastica dura a renderla troppo perfetta ma, in realtà, prova delle emozioni autentiche. E nonostante quel suo aspetto ingenuo, è in grado di eccitarsi anche lei.

"Di concreto, non ti sei dimenticata nulla, ieri sera. Sta' tranquilla." Stuzzico e la confondo.

"Sarebbe a dire?" Le mani le tremano leggermente e questo mi fa riscoprire una nuova e piacevole emozione situata tra la curiosità, l'impazienza e l'incertezza.

"Sarebbe a dire che," Improvviso, "Non ho niente per te, ma posso proporti un passaggio a casa, Cassie."

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