Non è di attimi a trattarsi, ma sporgersi non nuoce di certo

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Harry

Sì, che ho dovuto farlo. Sono pazzo e lo so. Mi sono incastrato per l'intera settimana, chiedendomi se buttarmi o parlarle.

La conclusione, chiaramente, è stata che sarebbe stato più saggio mettere le cose in chiaro: è bastato annunciare due paroline vagamente esplicite e a Cass già le tremola la voce.

È stato sufficiente alludere a un contatto di labbra che già si ritira un po' di più in una posizione di disagio -- ma compromessa dal desiderio, dalla curiosità e quell'ingenuità che somiglia più a lussuria, che però si finge innocenza.

Mi avvicino, giusto un altro po'. Tanto quanto basta per invadere il suo spazio personale. Non si ritrae, perciò sorrido di sbieco e arraffo un po' del suo profumo in un respiro profondo.

Non potrei neanche definire bene che odore sia, è un profumo buono e leggero, delicato e sembra soffice al tatto -- per quanto folle questo possa sembrare -- e mi alleggerisce i pensieri. Sembra un profumo casuale, di bagnoschiuma, dello shampoo alle rose, tè verde o forse frutti rossi. Un profumo non studiato, insomma. Un profumo che ha origine per pura coincidenza, per un mix di fragranze non abbinate fra loro, senza nessuno scopo, sono solo buone. Cass ha un profumo dolce, che mi fa sentire il bisogno di assaggiarla.

Questo m'invoglia a scoprirne il sapore delle labbra rosse e voluminose che non riescono a smettere di sorridere.

Cassie è tremendamente silenziosa, oggi, ma lei non lo sa di quanto mi stia già dicendo semplicemente guardandomi.

O mi baci o mi baci. Adesso, ad esempio, le leggo questo negli occhi.
È bloccata nei suoi pensieri, nelle sue paure e nei complessi di una diciassettenne. Neanche immagino cosa le stia frullando ora nel cervello, ma posso vedere quanto il mio respiro che le accarezza le guance sia in grado di metterla a disagio.

"Ti da fastidio, se mi sono avvicinato così?" Il suo petto fa su e giù come reazione inconsulta alla mia voce e scuote leggermente la testa.

"N-No. No che non mi da fastidio. Come potrebbe, darmi fastidio?" Non voleva dirlo, non voleva liberarsene in quel modo catartico, di quella frase. Se l'è lasciata sfuggire, con gli occhi annebbiati di emozioni troppo nuove e potenti da gestire.

"Hm," Respiro un altro po' il suo odore e butto fuori, smuovendole delle ciocche di capelli. "E insomma posso baciarti, quindi."

E allora si porta la mano alla bocca, in un gesto incredulo e del tutto naturale, come a dimostrarmi il suo stupore; non si aspettava che volessi baciarla? Come non ha fatto a capirlo? Come non se n'è accorta, fin dal primo momento in cui ho posato lo sguardo su di lei?

La mano la allontana quasi subito dal viso, mostrandomi uno straordinario sorriso e una risatina silenziosa, deliziosa.

"E scusami, Harry." Si avvicina un po' con la mano verso la mia, poggiata sul telo, "Perché vorresti farlo? Io sono... solo-" Socchiude gli occhi distogliendo lo sguardo, quindi la mia mano carezza il dorso della sua appena prima di volare sul suo viso.

"Di che hai bisogno che ti dica, per farti baciare? Me lo dici: lo dico. Perché ti devo baciare. Sempre se tu vuoi." Le mie dita fameliche vanno ormai autonomamente sulle sue labbra. Il solo contatto del polpastrello con quella morbidezza inaudita mi fa scattare un'elettricità tanto intensa da non riuscire a comprenderla. Mi scorre nelle falangi, riempie i solchi dei palmi rendendoli fiumi di energia che, cazzo, devo scaricare, prima che mi arrivi al cervello tramutandosi in eccitazione, che poi sarebbe difficile da lenire via.

"Che posso fidarmi? Che questo, avrebbe significato?" Le nostre labbra sono ormai tanto vicine da sfiorarsi appena. Il suo calore mi sta dando alla testa. Neanche lo sa, neanche lo sta facendo apposta a essere tanto desiderabile. Mi sta tentando in modo da crearmi già dipendenza di questo suo respiro caldo e farmi sentire un tuffo nel petto. Come può una diciassettenne smuovermi questo tumulto, dentro? Come può, solo perché troppo esitante e perditempo sugli indugi, risultare tanto desiderabile, io non l'ho ancora capito.

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