Per l'appunto parlando di silenzio, la mattina seguente nella sala comune Grifondoro tutto c'era tranne che silenzio. Ormai le vacanze natalizie erano finite e il 2 gennaio gli studenti erano tornati a fare tanto baccano per la scuola. Poi quella sera ci sarebbe stata la prima partita di Quidditch dell'anno nuovo, quindi parlarne fino a sentirsi male era d'obbligo.
Anche se - stranamente - Hermione, Ron e Harry non sembravano molto propensi a fare conversazione, anzi il trio era stancamente riunito su un divano difronte al camino scoppiettante in uno strano silenzio che non gli era solito.
Hermione stava al centro, stretta tra i due ragazzi e accoccolata contro la comodissima spalla di Harry, gli occhi semi chiusi e il respiro lento, segno che stava per addormentarsi. Come biasimarla? Non aveva chiuso occhio tutta la notte.
Ecco come si era ridotto il Golden Trio.
Sul divano senza fare niente.
«Ragazzi» Ron ruppe quel meraviglioso attimo di quiete «Non vi sembra tutto così....calmo?»
Harry aprì prima un'occhio e poi l'altro, facendosi comparire sul volto un'espressione alquanto confusa. «Cosa intendi?»
«Intendo dire che è strano stare qui senza fare niente, insomma abbiamo passato gli ultimi sei anni della nostra vita a fare qualcosa e adesso... Stiamo su un divano a guardare il fuoco.» spiegò con non-calanche.
Harry ridacchiò scuotendo il capo.
Però Ron aveva ragione, quando mai erano stati così tranquilli?
«Non so voi, ma a me questa tranquillità piace.» disse Hermione.
Entrambi la guardarono, evidentemente non si aspettavano una risposta del genere, anzi Harry non si aspettava proprio una risposta. Credeva stesse dormendo.
«Quando ti sei svegliata?» chiese infatti.
La ragazza lo guardò sorridente e gli fece una carezza sulla guancia, seguendo la linea scolpita dello zigomo.
«Non mi sono mai addormentata.»
Era stata tutto il tempo sveglia a rimuginare su quello che le aveva detto la McGranitt, non riusciva proprio a dire ai suoi amici che sarebbe dovuta andare con una sconosciuta a imparare come usare i suoi nuovi poteri.
L'affetto che la univa a loro era troppo forte per non far pesare una notizia del genere, ma ripensandoci sarebbe stato molto peggio se glielo avesse nascosto, no?
Quando stava finalmente per aprire bocca, venne interrotta da un'uragano rosso che si lanciava sulla poltrona li affianco.
«Io non posso credere che oggi pomeriggio abbiamo già due ore di lezioni con i Serpeverde.» si lagnò. «Come se non bastasse averci passato tutto il periodo natalizio!»
«Oh Ginny, hai proprio ragione.» l'assecondò il fratello.
Solo Harry pareva essersi accorto che stava per dire qualcosa.
«Hermione, volevi dirci qualcosa?»
La ragazza sbiancò sentendosi tutti gli occhi addosso. «No, niente.»
Anche se il ragazzo non sembrò credere alla sua risposta, lasciò cadere il discorso e presero a chiacchierare del più e del meno.
Avevano lasciato alle spalle tutto quello che era successo ed erano tornati amici come prima, seppure tra Ginny e Harry c'era ancora un forte imbarazzo per via della fine della loro relazione. Comunque parlarono fino all'ora di pranzo, poi si diressero tutti insieme in Sala Grande, dove finalmente erano riapparsi i quattro tavoli delle casate.

«Evangeline, ti prego.»
L'aria che si stava formando nell'ufficio della McGranitt stava diventando tesa, i due tizi della notte scorsa si erano accomodati su due morbide poltrone color rosso scarlatto e fissavano la donna seduta dinnanzi a loro.
Il tono della professoressa era implorante mentre cercava di far ragionare i suoi "ospiti".
«Minerva, ho già detto che non mi interessa.» ribatté l'uomo anche se non interpellato, «Evangeline è d'accordo con me.»
La McGranitt cercò lo sguardo della donna, sperando nella sua comprensione, ma lo trovò basso. Si alzò in piedi e iniziò a fare avanti e indietro per lo studio, stritolandosi le mani, la sua solita calma era svanita; traspariva preoccupazione da tutti i pori. Sul volto tirato trasparivano i segni della vecchiaia che in quel momento parevano molto più evidenti del solito.
«Professoressa, è meglio così. Mi creda.»
La voce della donna dai capelli neri era bassissima, ma traspariva una grandissima sicurezza tipica dei grifondoro, tuttavia non sembrava attinente all'espressione di dispiacere e insicurezza sul suo volto. Lei, a differenza del suo compagno, era però più educata e dava del lei all'anziana, trattandola come una persona degna di rispetto e devozione.
La vicepreside sospirò.
«Quando?» chiese.
«Al più presto.» rispose ancora una volta lui.
Si fissarono per un attimo.
Gli occhi rossi dell'uomo rispecchiati in quelli marroni della vecchia.
Quando si sul dire "uno sguardo vale più di mille parole."

«Potter, in ritardo il primo giorno. Cinque punti in meno a Grifondoro.» 
La voce di Piton riecheggiò per tutta l'aula, dove si stava tenendo la prima lezione di pozioni, dopo le vacanze di Natale. Harry non si mostrò minimamente toccato dal fatto di aver perso già cinque punti e con tutta calma prese posto vicino alla sua migliore amica, che ovviamente sedeva in prima fila.
Zabini e Malfoy erano seduti al secondo banco, casualmente quello subito dietro alla Granger, per la tanta insistenza di chissà chi.
Si è vero, Draco era arrabbiato con lei, ma non poteva fare a meno di starle lontano. Era stato addirittura tentato di sedervisi accanto, dato il posto vuoto, ma poi schiaffeggiato sonoramente su un braccio dal suo amico, ci si era accomodato dietro. E ora vicino c'era Potter. Il lurido Potter.
Ron invece era assente.
Assente il primo giorno, incredibile vero? Eppure non era così difficile da credere per i suoi amici, che a pranzo l'avevano visto abbuffarsi come un maiale.
Era finito per farsi male col pollo, già.. Brutta storia la sua. Aveva sempre avuto un attaccamento profondo per quelle cosce così saporite, dolci al palato, che lo facevano gemere talmente di cuore. Doveva proprio smettere di amarlo, si diceva. Poi ovunque andasse non faceva che sognarlo.
Ma si sa, sono le cose che più amiamo a distruggerci.
Bando ai polli, Piton — che per una volta doveva essersi lavato i capelli — si stava divertendo a traumatizzare il povero Neville, chiedendogli di tutto e di più sull'amortentia.
Neville pur essendo cresciuto avrebbe preferito di gran lunga uccidere un'altra volta Nagini, parlare con Voldemort, o qualunque altra cosa, invece di trovarsi sfortunatamente sotto le grinfie del professore.
Forse le invocazioni d'aiuto dal ragazzo erano state udite da un'entità superiore, perché la porta della stanza si aprì con uno scatto netto, attirando l'attenzione dell'uomo.

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