6.

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Venerdì sera, alle 23:00 Hermione era con Harry davanti la stanza delle necessità ad aspettare Malfoy.
Quel giorno erano succedesse tante cose; Aveva quasi ammazzato il Furetto con l'anatema che uccide, era svenuta in corridoio poi era stata schiantata da Malfoy in infermeria e quando l'aveva toccata erano svenuti entrambi.
Al suo risveglio invece, c'erano i suoi migliori amici che le avevano raccontato gli avvenimenti della giornata, che lei non ricordava.
Harry era molto preoccupato per la sua migliore amica, vederla così scossa lo turbava molto e quando aveva scoperto che quel maledetto l'aveva colpita in infermeria, Ginny e Luna avevano dovuto chiamare Seamus e Neville per tenerlo fermo e impedirgli di andare a picchiare il biondo.
Ron invece non gli rivolgeva più la parola da quel pomeriggio, si riteneva "offeso" perché non gli aveva raccontato il segreto della 'sua' Hermione. Ma come poteva lui, tradire sua sorella?

La riccia lo abbracciò di colpo, facendolo ritornare alla realtà.
«Va tutto bene Herm?» le chiese premuroso stringendola fra le braccia.
«No, harry. Non va bene.» disse lei sulla sua spalla.
«Ehy.... Hermione, guardami.» le alzò il meno per guardarla negli occhi. «Io confido in te. So che puoi farcela, so che non gli farai del male, e se dovesse succedere ci sono io con te.»
«Hai ragione, ma ho paura...» mormorò in risposta mordicchiando il labbro.
«Ti voglio bene, Herm.»
«Anche io Harry.»
I due ragazzi si sedettero per terra con le spalle appoggiate al muro, la testa di Hermione sulla spalla di Harry ad aspettare Malfoy; la ragazza si addormentò così.
Alle 23:45 Draco si fece vedere, e trovarli così vicini lo fece innervosire parecchio.
«Potter! Granger! Alzatevi su!» gli urlò in faccia facendoli sobbalzare.
«Ma stai fuori? Stava dormendo!» lo attaccò Harry.
«Non è colpa mia se non riesce a tenere gli occhi aperti! Ci dovevamo incontrare, ricordi?!»
«Si! Quarantacinque minuti fa! E tu, oltretutto che sei arrivato in ritardo ti permetti di parlare?»
«Basta smettetela, andiamo. Non c'è tempo da perdere» intervenne la Grifondoro, zittendoli.
Harry passo tre volte li davanti e comparve la porta.
Quando entrarono i ragazzi rimasero incantati dallo splendore di quella stanza, le pareti bianche risplendevano sotto la luce fioca delle candele, alla destra dell'entrata c'era un'intera libreria piena di vecchi libri, al centro un caminetto in mattoni circondato da tre poltrone, una verde e due rosse, il pavimento in legno scuro contrastava con il tavolo poco più la della libreria e per completare l'opera, sulla parete sinistra c'era un enorme divano in pelle nera.
Hermione sospirò, sapeva il perché quel divano e non poté fare a meno di sorridere intrecciando la sua mano a quella del ragazzo con gli occhiali, cosa che al biondo non sfuggì.
«Non sapevo vi foste fidanzati.» ghignò Draco.
Nessuno dei due grifoni rispose, non l'avevamo nemmeno ascoltato troppo intenti a sorridersi e questo fece arrabbiare il Re delle serpi ancora di più.
«Sto PARLANDO CON VOI!» li rimbeccò portandoli alla realtà.
«Ehm, si. Certo.» disse Harry senza capire a cosa aveva risposto.
«Grazie. Sei unico.» sussurrò Hermione all'orecchio del moro.
Harry sorrise.

I tre si avvicinarono alle poltrone e si accomodarono; dovevano parlare.
«Allora...beh.. Perché siamo qui?» chiese Hermione accomodandosi nella poltrona centrale.
«Dobbiamo capire cosa sta succedendo, cosa vi sta succedendo.» puntualizzò Harry dando peso all'ultima frase.
«A me non sta succedendo niente. È lei che è impazzita.» brontolò Draco.
La ragazza tremò, era difficile controllarsi, e se lui si comportava così lo era ancora di più, si strinse le gambe al petto e appoggiò la fronte sulle ginocchia. «Silenzio.» sussurrò con voce spezzata attirando l'attenzione dei ragazzi.
«Herm.. Va-» incominciò il bambino sopravvissuto.
«Silenzio!» lo interruppe. «Non parlare...».

"Mi senti?"

«Granger?» la chiamo Draco. «Mi hai.... Come hai?» balbettò beccandosi uno sguardo incuriosito dal ragazzo con gli occhiali, mentre lei era ancora rannicchiata in posizione fetale senza aver alzato la testa.

"Non parlare. Pensa"
"Ma.. Come... Come fai?"
"Non lo so, ho iniziato a sentire i tuoi pensieri senza volerlo, ma io sono sono una legilimens molto brava, anzi, io non ci riesco nemmeno."
"Io invece si, ma non mi è mai successo di sentire voci nella testa."
"Anche quando stavo in infermeria... Ti ho sentito.."
"Te lo ricordi?"
"Si"
"Chi era l'altra con cui stavi parlando?"
"Non lo so."
"Ok.. Comunque è una cosa molto strana.."
"Perché riesco solo con te?"
"L'anello."
"Anello? Che anello?"
"La Lunatica dice che il tuo anello è unito al mio medaglione da un incantesimo oscuro."
"Quindi quando tu hai provato a togliere il medaglione ti ha dato la scossa, e si è ripercossa su di me?"
"Si, ma come lo sai?"
"Ho visto il tuo ricordo.."

«Hermione, Malfoy, mi volete spiegare? Che sta succedendo? Perché vi fissate così, senza dire niente?» chiede un Harry alquanto irritato.
«Riesco a parlare con lui attraverso la mente, Harry. Perché?» chiese Hermione agitata alzandosi di scatto dalla poltrona.
«Sarà per l'unione degli oggetti che indossate» pensò ad alta voce.
«No! Questo non può centraci nulla! Perché gli oggetti materiali allora hanno effetto sul corpo, come quando si è fatto male lui, ho provato dolore anch'io. Non c'entra che io sento i suoi pensieri! NON LO VOGLIO NELLA MIA MENTE!» urlò lei avvicinandosi alla libreria e scagliando un libro contro il muro.
«Non pensare che io sia così entusiasta di condividere i miei pensieri con te» sottolineò il Serpeverde andando a raccogliere il libro lanciato dalla riccia per sfogliarlo distrattamente.
«Dobbiamo parlare con Silente.»
"Se quello stupido, avesse ucciso Silente, vorrei vedere chi ci aiuterebbe con questa cosa." Pensò la riccia scordatasi che Draco poteva sentire i suoi pensieri.
«Non pensarlo mai più! Non te lo permetto! Sono stato chiaro!?!» le urlò puntandole un dito contro. Non poteva capire la sofferenza che provava ogni volta che gli ricordavano il suo passato da Mangiamorte, anche se il MarchioNero risplendeva sempre sul suo avambraccio. Lui ci provava, non voleva essere come suo padre, ma orami era stato giudicato, tale padre tale figlio, traditore, ingannatore, incapace. Non andava bene per nessun lato, non era buono come loro e non era pronto a morire per difendere gli altri, ma non era nemmeno cattivo da uccidere persone innocenti o rovinare la vita di chi aveva creduto un po' in lui. Ma orami era passato e non sapeva più che fare, era solo... Perso. Malfoy, Malfoy, ormai il cognome di cui andava tanto fiero era la sua rovina, avrebbe dato qualunque cosa per poter essere diverso, per poter non essere giudicato e per una volta essere solamente Draco, non Draco Malfoy.

"Tutti abbiamo sia luce che oscurità dentro di noi. Malfoy. Ciò che conta è da quale parte scegliamo di agire. È questo ciò che siamo" pensò Hermione dopo aver ascoltato i pensieri del biondo che sgranò gli occhi sentendola parlare.

«Nom voglio che ascolti i miei pensieri, chiaro Mezzosangue?» ringhiò lui.
«Allora tu non ascoltare i miei!» urlò.
«basta! Smettetela! Dobbiamo andare da Silente piuttosto.» disse Harry alzandosi per la prima volta dalla poltrona.
«Adesso, Harry? Non è tardi?» chiese Hermione guardando l'orologio a pendolo appeso al muro che segnava mezzanotte e mezza.
«Ascoltami Hermione, non mi importa che ora sia, ok? Voglio finire questa cosa. Voglio vederti stare bene! Non possiamo aspettare!» insistette lui uscendo dalla stanza delle necessità seguito dagli altri due.
«ok, andiamo. Malfoy, tu puoi anche tornartene nei sotterranei. Non ci servi.» sputò acidamente la Grifona sperando che se ne andasse, così avrebbe potuto rilassarsi un po'.
«No. Voglio venire. C'entro anch'io in questa storia.»

Together Where stories live. Discover now