25. Dinner.

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Apologize, One Republic.

Turn to stone, Grey's Anatomy soundtrack.

Il suono dei miei tacchi alti risuonava sul pavimento del mio appartamento. Cercavo di non inciampare, mentre recuperavo freneticamente tutte le mie cose.
Non potevo dimenticare nulla. Doveva essere un giorno perfetto.

Ripassai mentalmente la lista di oggetti che non avrei proprio potuto lasciare a casa. Mi sembrava di avere con me tutto il necessario. Ero pronta, almeno fisicamente.

-"Sicura di non star dimenticando nulla?"- mi chiese sarcasticamente Harry.

-"Non è divertente."-

Lo incenerii con lo sguardo.
Aveva la capacità di irritarmi di prima mattina.

Prima di tutto, perché si trovava perennemente a casa mia se non era neanche il mio ragazzo? Poi, per quale malsana ragione mi innervosiva all'alba del mio primo giorno di lavoro?

-"Se vuoi ti posso accompagnare."-

Mi voltai a fissarlo. Quanto poteva essere irritante? Irritante, ma decisamente adorabile.

Era seduto su uno degli sgabelli della cucina e indossava solo un paio di boxer. I suoi ricci erano scompigliati e annodati. I tatuaggi quasi brillavano sotto la luce dei raggi del sole che filtravano dalla portafinestra.

-"Non sei neanche vestito."- sbuffai, sentendo la mia apparenta calma svanire sempre di più.

-"Ci metterei poco a vestirmi."-

Si alzò in piedi e venne verso di me. I suoi occhi verdi divoravano il mio corpo avvolto da un tubino nero. Mi cinse la schiena, spingendomi contro di lui, e mi baciò insistentemente il collo.

-"Ci metterei poco anche a svestirti."-

Scoppiai a ridere, cercando di ignorare la sua lingua sul mio collo. Mi staccai da lui, che alzò le mani in segno di resa.

-"Sei una distrazione, Harry Styles. La mia mente non può sopportare le tue provocazioni di prima mattina."-

Afferrai la borsa, andando verso l'uscita di casa mia. Harry mi seguì, mangiando una fetta di pane tostato. Si appoggiò allo stipite della porta, ancora seminudo.

Controllai velocemente che nessuno dei miei vicini lo vedesse e lo baciai. Assaporai il sapore delle sue labbra morbide, che al mattino erano paradisiache.
Un sorriso prese forma sulla sua faccia.

-"Lascio le chiavi al solito posto?"-

-"Certo e prenditi tutto il tempo che ti serve."-

-"Grazie. E andrai benissimo, piccola."-

Harry mi baciò un'ultima volta e incredibilmente mi sentivo pronta per affrontare la giornata.

***

Janet entrò nel mio ipotetico ufficio con una pila di fascicoli in mano.
Janet Taylor era una ragazza sulla trentina ed era la segretaria personale del Signor Collins, il mio capo. Mi ricordai di averla già incontrata il giorno del colloquio.

Era tremendamente affascinante con i suoi capelli mori e i suoi occhi grigi. Mi sorrise in maniera cordiale.
Chissà quanti candidati aveva già valutato insieme al Signor Collins.

-"Allora, Catherine. Sai già che il tuo compito qui sarà quello di tradurre manoscritti. I manoscritti ti verranno consegnati già corretti, ma ovviamente subiranno una revisione dopo la tua traduzione."- mi spiegò, gesticolando in modo chiaro e conciso.

The Photograph  Where stories live. Discover now