Capitolo 16

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Erano passate due settimane.
Due settimane d'inferno, due settimane in cui Regina non aveva notizie di Emma, o di Ruby.
Perché avendo lasciato andare Emma, di conseguenza aveva lasciato andare anche Ruby.
Due settimane in cui Regina mangiava tra poco e niente, e dormiva solo un paio di ore a notte.
Perché quando si addormentava sognava Emma, sognava che la madre le faceva del male, e quindi aveva paura ad addormentarsi.
Ma alcune volte andava bene, sognava Emma che aveva un sorriso stupendo, un sorriso a trentadue denti, quel sorriso mozzafiato che la fece innamorare perdutamente.
E per questo riusciva a dormire qualche ora in più.
Ma non era quello il giorno giusto.
Era il primo giorno del suo ultimo anno di scuola.
Erano le sette e trenta, e Regina era appena uscita di casa, nonostante avesse lezione alle otto e quindici.
Ma lei era sveglia dalle tre del mattino, e non sapeva cosa fare.
Camminava lentamente verso l'edificio quando vide una sagoma, i capelli biondi, jeans attillati e giacca di pelle rossa.
L'avrebbe riconosciuta ovunque, Emma, la sua Emma.
Chiuse un secondo gli occhi, ed Emma era scomparsa, non era più nel suo campo visivo, così accellerò leggermente il passo, ma niente, di Emma nemmeno l'ombra.
Abbassò di nuovo la testa e camminò verso l'edificio.
La campanella suonò, le lezioni iniziarono, e Regina era lì fisicamente, ma non mentalmente.
Mentalmente era tra le braccia di Emma, la sua Emma, la ragazza che aveva perso forse per sempre a causa di sua madre.
L'ultima campanella suonò alle tredici in punto, e lei uscì da lì, senza salutare nessuno, a testa bassa per non far vedere i suoi occhi rossi e pieni di lacrime.
Si diresse verso un piccolo posto isolato, nel parco lì vicino, si sedette a terra, tirò fuori il cellulare e andò sulla galleria, facendo scorrere le foto, quasi tutte di lei ed Emma, o Emma soltanto.
Sorrise leggermente quando vide la foto di Emma addormentata sul divano, la bocca leggermente aperta, i capelli scompigliati ed un piccolo sorriso.
In quel momento le arrivò un messaggio, era Ruby, il testo diceva semplicemente
'Devo parlarti. Subito, vieni a casa mia'
Regina non rispose neanche, si alzò e si diresse velocemente da Ruby.
Neanche dieci minuti dopo era lì, ferma davanti alla porta, bussò.
Ruby le aprì, la fece entrare e poi la abbracciò, aveva le lacrime agli occhi, ma non poteva farsi vedere da Regina, quindi chiuse gli occhi cercando di non farle cadere.
"Non è stata colpa mia, io amo Emma con tutta me stessa, è stata Cora a costringermi a lasciarla, o le avrebbe fatto del male" riuscì a dire Regina tra i singhiozzi, mentre aveva la fronte poggiata sulla spalla di Ruby.
"Oh, piccola, mi dispiace così tanto, e non vorrei dirti questa cosa, ma devo, perché si tratta di Emma" disse la rossa stringendola ancora di più a se "si è messa con qualcuna?" chiese debolmente la mora
"Regina, vieni, sediamoci che è meglio" disse semplicemente Ruby, portandola verso il divano.
"Ruby, cosa devi dirmi?" sussurrò guardandola negli occhi.
Ruby fece un respiro profondo e parlò "Regina, Emma è in coma" disse tutto d'un fiato, mentre gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Che.. che significa che è in coma? E da quando?" chiese la mora, sgranando impercettibilmente gli occhi e tornando a singhiozzare.
Fortunatamente Ruby la fece sedere, perché iniziò a tremare, tremava come trema una foglia quando soffia forte il vento.
"Più o meno da una settimana, e so che avrei dovuto dirtelo prima, lo so, ma aspettavo ci fossero dei cambiamenti" confessò Ruby abbassando lo sguardo.
"E quali cambiamenti ci sono? Migliora o peggiora?" chiese la mora, anche se aveva paura,della risposta.
"I medici dicono stia migliorando, ma che non è del tutto fuori pericolo" sussurrò la più grande, con tono leggermente spaventato.
"Voglio vederla" disse Regina, alzandosi dal divano "Regina, non mi sembra il caso" disse Ruby bloccandola per un braccio "Ruby, lei potrebbe non svegliarsi più, e io voglio vederla, perché la amo, la amo più di qualsiasi altra cosa, lei è l'amore della mia vita, e io non posso perderla così, come se nulla fosse, lei si sveglierà, deve svegliarsi, quindi io ora vado in quel fottutissimo ospedale a trovare la ragazza che amo, che tu lo voglia o no" esclamò, prima di uscire di casa.
"Regina, aspetta" disse Ruby chiudendo la porta di casa.
Arrivarono all'ospedale dopo circa quindici minuti, Regina chiese informazioni su quale stanza fosse, e iniziò a correre verso la stanza 108 del terzo piano.
Emma era lì, magra, troppo magra, sembrava quasi uno scheletro, i capelli color oro, ora erano di un colore spento, la pelle più pallida del solito, delle occhiaie profonde che le solcavano il viso, un tubo in gola per aiutarla a respirare.
Emma era lì, inerme, e Regina si sentiva più in colpa che mai, perché era colpa sua se Emma ora stava così, lei che sapeva di tutte le sue debolezze, le sue paure, i rifiuti che aveva avuto dalle persone, aveva dovuto abbandonarla a se stessa.
Regina si avvicinò lentamente, le prese una mano tra le sue, la baciò, e una lacrima si infranse su di essa, poi sentì un dito di Emma muoversi leggermente, la guardò per qualche secondo, poi sentì il macchinario che la monitorava andare quasi in tilt.
Emma andò in arresto cardiaco.
Regina andò in panico.

Ciao a tutti belli e brutti lol.
Okay, ciao personcine belle :) come state?
Non chiedetemi come mi sia uscito sto coso, ma è uscito, e non so neanche come, so solo che l'ho scritto piangendo...
Okay, Emma potrebbe comunque salvarsi, o forse no, chissà, maybe dipenderà tutto dal mio umore...
Okay, fatemi sapere che ne pensate :) see you soon
GayBye (:
Ps. Chiedo scusa per eventuali errori, ma sono quasi le tre del mattino, io ho sonno, e sono senza occhiali, e praticamente sto scrivendo con un occhio. chiuso e l'altro quasi lol.

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