CAPITOLO 1

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"New life"

Le immagini apparivano sfocate dal finestrino, non riuscivo a focalizzarne nessuna.
Tutto scorreva veloce, un po' come accadeva nella mia vita già da un po'.
Sentivo che tutto pian piano mi stava scivolando via dalle mani e non avessi neanche il tempo di cogliere qualunque cosa si trovasse intorno.

L'unica cosa di cui ero certa era che una parte di me si era spenta da quel giorno e anche se erano passati 4 mesi, sentivo che quel pezzo non sarei mai più riuscita a riprenderlo.

Era sprofondato con loro.

L'ennesima voragine di dolore si stava aprendo portandomi in quello stato di tristezza che non mi aveva mai più lasciato, mentre appoggiavo stancamente la testa sul finestrino del treno in cui mi trovavo.

Avevo pensato che forse mi avrebbe fatto bene ricominciare da capo, mettere radici in un luogo nuovo, in cui niente e nessuno potesse farmi ricordare di loro, ma mentre la voce robotica all' interno del treno annunciava l'arrivo a destinazione, la paura dentro di me cresceva.

La confusione e il caos della città mi investirono completamente nel momento in cui scesi dal taxi che mi avrebbe portata nel centro di Londra.

Non ero abituata a tutte quelle persone, né a tutte quelle macchine che mi sfrecciavano davanti e più mi incamminavo più sentivo che la sicurezza con cui ero partita, mi stesse abbandonando.

Londra era decisamente diversa dal paesino in cui ero cresciuta.

Vedevo il sole tramontare e sapevo che avrei dovuto trovare al più presto un posto dove dormire, così senza pensarci troppo entrai nel primo hotel apparentemente carino.
Prenotai una piccola stanza e immediatamente entrai in bagno per farmi una doccia rigenerante dopo il lungo viaggio.
Sapevo che domani mi sarei dovuta dar da fare così decisi di stendermi a letto e di addormentarmi.

La mattina seguente mi svegliai presto e dopo essermi infilata un paio di jeans e un maglione uscii per far colazione.
L'aria era fredda e nonostante fossimo a Settembre il sole era ancora nascosto tra le nuvole. Infondo tutto questo grigio che avvolgeva la città mi rispecchiava parecchio, mi faceva sentire a mio agio, il sole di Norfolk era ben diverso dal mio stato d'animo.

Entrai in un bar poco affollato e dopo aver ordinato un caffè caldo iniziai a sfogliare i vari opuscoli dei college che avrei potuto frequentare.

"Lí tengono i corsi di musica migliori in tutta la città"

Mi girai spaventata e vidi dietro di me un ragazzo giovane, probabilmente della mia stessa età, sorridermi divertito dalla mia reazione.

"Non volevo spaventarti ma ho visto l'opuscolo che stavi leggendo e non ho resistito a darti un mio parere...io sono Austen" disse sorridendo e tendendomi la mano.

D' altro canto non mi restò che sorridere di fronte alla sua simpatia e gliela strinsi.

"Io sono Noah"

"Non ti ho mai vista da queste parti, sei arrivata da poco?" Mi chiese mentre su di lui prendeva forma un cipiglio concentrato nel cercare di ricordarsi la mia faccia.

" Sì, sono qui da ieri" risposi.

"Ne ero sicuro, avrei sicuramente notato una bella ragazza come te".

Non amavo certa sfacciataggine nei ragazzi, soprattutto dopo neanche 5 minuti di conversazione, ma non riuscii a fare a meno di arrossire e abbassare lo sguardo, nel tentativo di nascondermi e infondo non potevo neanche negare il fatto che fosse un bel ragazzo.
I capelli neri a contrasto con gli occhi azzurri, lo rendevano veramente attraente.
Non smetteva di sorridermi, mettendomi in continua soggezione, così non feci altro che continuare a sorseggiare il mio caffè.

"Non vorrei sembrarti troppo  invadente ma se vuoi posso aiutarti con la scelta che stai per fare, abito qui a Londra e conosco tutto sui college della città" disse con aria soddisfatta e infondo ero stata fortunata ad incontrare una persona così disponibile.

Passammo la mattinata a parlare dei vari istituti e non feci altro che ridere la maggior parte del tempo, soprattutto quando mi raccontava aneddoti divertenti su alcuni di loro.
Uno in particolare aveva attirato la mia attenzione e dopo averlo detto a Austen capii dal suo grande sorriso che fosse lo stesso che lui frequentava, così senza pensarci mi invitó il giorno dopo a visitarlo per potermi fare subito un'idea.
Dopo aver insistito per pagare il mio caffè, uscimmo insieme dal bar.

"Allora ci vediamo domani Noah, ti aspetto"

"Ci sarò, non vedo l'ora di vedere il College" risposi timidamente.

Non smetteva di sorridermi, neanche quando mi salutò prima di incamminarsi e andare via. Inutile dire che questo incontro mi fece ritornare in hotel con un lieve sorriso sulle labbra.

Il mattino seguente ci misi un po' di più a prepararmi, mi sentivo nervosa, forse perché oggi avrei rivisto Austen, oppure per la visita che avrei fatto di lì a poco al college che molto probabilmente avrei frequentato.
Mi infilai un cappotto grigio e completai con una grossa sciarpa che mi avvolsi per non sentire freddo.

Arrivata di fronte l'edificio iniziai a cercare Austen con lo sguardo ma la massa di ragazzi che man mano entrava rendeva difficile la mia ricerca.
Dopo 5 minuti buoni ad aspettarlo decisi che prima avrei potuto far colazione nel chiosco lì vicino.
Appena varcai la porta gli sguardi di tutti mi si puntarono addosso, inevitabilmente abbassai lo sguardo e mi sedetti velocemente e in modo impacciato nel primo tavolo che trovai libero.

Mi resi subito conto però che avevo scelto decisamente il posto più sbagliato perché di fronte a me si trovava un gruppo di ragazzi che ammiccavano dalla mia parte e non facevano altro che sorridermi.

Feci in fretta l' ordinazione  e vidi avvicinarsi a me un paio di ragazzi, entrambi con la stessa giacca rossa, sicuramente appartenevano alla stessa squadra di football.

Fantastico.

" Ei bambolina, perché non vieni a sederti al tavolo con noi? Saresti proprio la benvenuta."

Entrambi iniziarono a sorridere e ad avvicinarsi sempre di più.

Presa dall' imbarazzo non feci altro che farmi ancora più piccola e pensare ad una risposta adatta per poter rifiutare.

"Avanti, non farti pregare" si sedettero accanto a me e uno di loro iniziò a stendere il braccio con l'intenzione di toccarmi, d'istinto scattai sulla sedia e ancora prima di potermi alzare sentii una voce roca echeggiare in modo calmo dietro di me e man mano farsi sempre più vicina.

"È meglio per voi che alziate il culo da quelle sedie e ve ne torniate al vostro tavolo prima che vi raggiunga."

I due ragazzi cambiarono subito espressione, gli bastò sentire quella voce per allontanarsi di scatto e tornare al loro posto.

Non feci neanche in tempo a girarmi che una figura imponente mi sovrastó passandomi accanto, senza rivolgermi uno sguardo. Un ragazzo alto dalla folta chioma riccia camminava tranquillo verso il bancone, non riuscii a vedere il suo viso, essendo di schiena, ma dal silenzio che si creò all' interno del locale e dai volti delle persone capii che fosse stato lui ad avermi difesa.

La mia attenzione però fu attirata dalla figura di Austen che mi raggiungeva quasi di corsa.

"Eccoti finalmente! Ti stavo cercando da un pezzo." Disse tutto d'un fiato.

"Scusa ma non ti ho trovato all'entrata così sono venuta qui a bere qualcosa."

"Chissà perché l'avevo immaginato." Disse sorridendo, sicuramente alludendo al fatto che il giorno prima ci fossimo incontrati proprio in un bar.

"Sei pronta ad iniziare il giro?."

Mi contagió subito col suo entusiasmo e mi alzai subito, seguendolo verso l'uscita del chioschetto.

Non riuscii però a trattenere uno sguardo verso il ragazzo riccio che stava appoggiato in modo tranquillo al bancone, sorseggiando una bibita.

PresentWhere stories live. Discover now