CAPITOLO UNO

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La pioggia cade fina come se avesse paura di disturbare.
Il cielo è grigio e trasmette tristezza.

Tutto intorno a noi è silenzioso, nessun rumore di automobili in sottofondo, nessun bambino urlante che gioca e nessun uccellino che cinguetta allegro.
Si sente solo la voce del parroco della nostra chiesa che parla a bassa voce e prega.

La mamma affianco a me singhiozza come tutti, tutti tranne me.
Non riesco più a piangere oramai.
Mi sforzo ma niente, Emma Thompson si è trasformata da piagnucolona sfigata a donna forte e rispettata. Strana la vita a volte, vero?

A forza di delusioni e ferite, si cambia. C'è chi cambia in meglio e chi in peggio. A volte le persone cambiano semplicemente per ricominciare da capo.
A volte si cambia perché non se ne può più, ma si cambia e basta.

E io, io sono cambiata per tutto.
Perché ero stanca di soffrire, di essere delusa e di essere trattata come un'imbecille.

Ho deciso di ricominciare per la mia famiglia e per me stessa.

Alzo lo sguardo ed incontro gli occhi marroni del parroco.
Lui mi sorride e dice:" Emma vuoi dire una parola per tuo fratello?"

In realtà non mi va di parlare davanti a tutte queste persone ma glielo devo.

Annuisco e mi dirigo verso Patrick.
È un ragazzo giovane e anche carino, sia dal lato estetico che caratteriale.
Ha iniziato a predicare solo un anno fa e devo dire che lo preferisco a molti altri parroci che ci sono stati in precedenza, è come un amico per me ed è l'unico a non giudicarmi negativamente per aver costruito una famiglia all'infuori del matrimonio.

Con i tacchi fatico a camminare nell'erba bagnata ma finalmente riesco ad affiancare Patrick e devo dire che da qui si vedono tutti i presenti.
Scorro lo sguardo fra i volti e poi mi schiarisco la voce.

"Non starò qui a dire cose noiose e false, non voglio annoiarvi" dico e Patrick mi tira una gomitata.

Tutti mi fissano male e io abbasso il capo.

"Jonathan era la persona più dolce, benevola e testarda di questo mondo. Non si faceva mai corrompere e le uniche volte in cui ci sono riuscita, era perché gli avevo comprato dei videogiochi per la play station.
Jo mi ha sempre protetta e mi ha sempre insegnato qualcosa.
Ha sempre cercato di farmi sentire a mio agio con la gente o addirittura con la mia stessa famiglia" continuo guardando mia madre.
Poi sposto lo sguardo più infondo e incontro gli occhi azzurri di mio padre.
Fa male rivederlo dopo tanto tempo e al funerale di suo figlio con delle manette ai polsi.
Sta male e glielo leggo in faccia, quella faccia che ormai non sembra più la sua.

"Una volta ero arrivata a casa da scuola ed ero scoppiata a piangere, ero stanca dei miei compagni di classe e del loro atteggiamento nei miei confronti.
Mio fratello mi aveva stretta al petto e mi aveva detto 'Non permettere mai a nessuno Emma, di trattarti come un vecchio straccio. Non permetterlo mai. Devi farti rispettare perché solo così sarai felice '.
Ci ho messo anni a capirlo ma ora lo devo ringraziare perché sono la donna che sono, anche grazie a lui.
Quando quattro anni fa eravamo in California dai nonni, mi ha detto che sarebbe partito in missione.
Io gli avevo detto che non volevo, che non volevo che rischiasse la vita per nulla ma Jonathan mi ha risposto che avrebbe sacrificato la sua vita per il suo Paese.
Ed è quello che ha fatto.
L'ultima volta che l'ho visto abbiamo litigato e non ci siamo più parlati, ieri è stata la prima volta dopo tre anni in cui l'ho rivisto. Quando l'ho guardato giacere in una bara senza vita, mi sono sentita in colpa perché non l'ho mai veramente salutato.
Ma la cosa che mi fa stare peggio è la consapevolezza di non poter più sentire la sua voce, la sua risata e il suo sorriso, se non tramite video o stupide fotografie.
Termino col dire che Jonathan Thompson è morto come un eroe e se non lo è per voi,beh lo è per me.
Grazie"

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