Orzo. (Pt 2)

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"Kurt, respira. Non è difficile".

Ecco cosa si ripeteva Kurt Hummel una volta entrato nell'Anaconda, con due caffè d'orzo in mano e il cuore che gli batteva a mille. 

 «Io... cerco Se-Blackey. Vorrei, le ho...» nemmeno sapeva più parlare. Okay che aveva il proprietario del locale davanti a sè, alto due metri e con quella pettinatura così bizzarra, ma era adulto e vaccinato, e stava solo chiedendo di incontrare una persona, nulla di illegale.

  «E' innocuo Puck» disse una voce dietro di loro, appena entrata dall'ingresso principale del locale. Kurt si girò, e la vide.

Vide Sebine. Non Blackey.

Sebine era vestita con un paio di jeans larghi e una camicia di flanella, sopra ad una canotta bianca. Era struccata, il viso stanco e solcato da profonde occhiaie. Aveva i capelli raccolti in una coda bassa. Eppure a Kurt sembrava bellissima. La creatura più bella di tutte.

Sebine gli si avvicinò, squadrandolo. Kurt con un po' di incertezza le allungò l'orzo, che lei afferrò senza dire una parola. Buttò giù qualche sorso, e disse ridendo «Un orzo? Veramente? Sai, potrei anche pensare che sei gay... se non avessi sentito chiaramente la tua erezione ieri sera», e Kurt, beh, lui arrossì fino alla punta delle orecchie.

Entrambi finirono i loro caffè in silenzio. Una volta posato il bicchiere di carta Sebine chiese «Come mai sei qui?» «Beh, volevo rivederti». La ragazza sbuffò e sorrise «Puoi rivedermi ogni sera per sei volte a settimana» «No, voglio vedere te, non Blackey».

Per l'ennesima volta, Sebine rimase senza parole. Conosceva quel ragazzo da solo un giorno, non sapeva niente di lui se non il suo nome. Eppure le era più vicino di quanto non le fosse stato nessun altro in tutta la sua vita.

"Sebine, stai morendo. Non puoi farlo", le ripeteva la testa. "Sebine, stai morendo. Concediti la felicità che nessuno ti ha mai dato in vita tua", le consigliava il cuore.

E Sebine, dopo aver ringraziato di fretta Kurt, corse via nel suo camerino. Perchè Sebine non sapeva a chi dare retta. E per lei era sempre stato più facile scappare.

Tutta la settimana successiva, c'era sempre un caffè d'orzo e un ragazzo con gli occhiali ad aspettarla, mezz'ora prima dell'apertura del locale. E ogni giorno, il suo muro si sgretolava sempre un po' di più. 

Kurt Hummel le piaceva. Le piaceva tutto di lui. 

Le piacevano i suoi occhiali rettangolari e i suoi brillanti occhi azzurri. Il suo modo timido di osservarla e il suo sorriso tenero. La sua lingua tagliente pronta sempre a rispondere con una battuta. E forse proprio per questo non riusciva a dirgli del suo cancro.

Sebine aveva smesso di bere e fumare. Tossiva sangue, e ogni volta che andava al bagno credeva di morire. Le fitte aumentavano sempre di più. Continuava a dimagrire e a perdere capelli. Si sentiva morta ancor prima di morire. E non avrebbe mai voluto coinvolgere Kurt in tutto ciò.

  Quella sera, il trio di NY era seduto sugli sgabelli del bancone dell'Anaconda. «Hey, quando si esibisce la tua ragazza?» chiese Sam in direzione di Kurt. Lui fece una smorfia, e disse «Non è la mia ragazza». Ray si intromise, dicendo «Oh certo, quindi negli ultimi dieci giorni, quando le portavi caffè e lei apriva il suo cuore danzerino a te, avete parlato su come entrambi non proviate assolutamente niente reciprocamente, e che siete solo 'amici'». 

Kurt borbottò sotto voce un vago "non ho mai detto questo", proprio mentre Sebine - o meglio Blackey - entrava in scena. La ragazza ballò, ballò come se ne dipendesse la sua stessa vita, con così tanta passionalità e delicatezza, come solo lei sapeva fare.

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⏰ Última actualización: Dec 07, 2015 ⏰

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