Irish Coffee (Pt 2)

160 9 15
                                    


  «Il solito, Kate» disse Sebastian avvicinandosi al bancone, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisetti. Kate, come al solito, lo guardò dall'alto in basso, e gli propose di andare dagli alcolisti anonimi. 

Il Natale si avvicinava, e Kate stava impazzendo. Non avrebbe avuto un solo secondo libero, fra Vogue.com e il Jitters, fino alla vigilia stessa. Vigilia che molto probabilmente avrebbe passato da sola, nel suo appartamentino, rannicchiata sotto le coperte con del buon jazz di sottofondo e una rivista fra le mani. E Kate non era contentissima, ma le andava bene così.

  «Ah, quindi fate anche le serate acustiche qui!» constatò quella voce così familiare ed irritante allo stesso tempo. Kate si girò con l'Irish Coffee fra le mani, e disse  «So che dovrei incitare i clienti a venire, ma ti prego, non farlo. Non potrei sopportare quella tua dentatura da cavallo anche mentre mi esibisco». 

Sebastian sollevò un sopracciglio, squadrandola e posando gli occhi sul manifesto dietro di lei. «Non avevo intenzione di farlo» le disse, e Kate sospirò sollevata  «Ma visto che insisti tanto, sarò più che lieto di venire, e anzi, mi esibirò pure». 

Maledetto. Kate lo fulminò, e lui rise. Quasi senza volerlo, il castano si sporse sul bancone, e diede un bacio sulla guancia alla commessa. 

Kate era paonazza. Balbettò qualche parola sconnessa, e disse «N-non, io, tu perchè, insomma... oh al diavolo, prendi questo maledetto caffè e sparisci dalla mia vista. Mi farai venire un aneurisma un giorno di questi».    

Sebastian continuò a ridere e le fece un occhiolino. Già, la prossima volta gli avrebbe messo del veleno per topi nel caffè. Ma la vera domanda era: perchè quella reazione per un semplice bacio sulla guancia? 

Durante il suo turno osservò di soppiatto il ragazzo castano. Quel giorno stava sfogliando un giornale, ed era strano, perchè di solito lavorava sul portatile o sottolineava dei libri di giurisprudenza. Poi stava indossando la sciarpa nera che indossava solo nei weekend, anche se era giovedì. Bevve un sorso del suo caffè e si leccò il labbro inferiore come suo solito e... oh no. 

Kate realizzò in quel momento di aver osservato così a lungo Sebastian da ricordare ogni singolo particolare. Ricordava anche la forma di quella piccola vena sul collo. No no no, non andava per niente bene.

Chiuse gli occhi e si focalizzò sull'immagine di suo padre. Okay, non si ricordava molti particolari, ma non lo vedeva da interi mesi. Li richiuse, e pensò a Blaine: aveva i capelli ricci e un gran sorriso. Eppure, non era lo stesso.

Guardò un'altra volta il castano, ed arrossì quando lui sollevò lo sguardo verso di lei. Cosa stava succedendo?

Il sabato sera arrivò in fretta. Il Jitters era pieno di clienti, tutti andati lì con l'intenzione di passare una serata bevendo qualcosa di caldo e stonando su una hit del momento. Tutti compresi i suoi dipendenti. E fra questi, ce ne erano due che erano particolarmente ansiosi di duettare e mostrare a tutti le proprie qualità canore.

 «Okay, farò finta di non essere in ansia e di non stare per vomitare. Ehi, non vedo l'ora di cantare!» sussurrò Kate con le mani sullo stomaco. Blaine accanto a lei le accarezzò la schiena, sussurrandole all'orecchio parole di conforto, che non la stavano confortando per niente a dire il vero. 

Il loro turno era quasi arrivato, e Kate continuava ad essere tesa come una corda di violino. In quel momento entrò dall'ingresso principale Sebastian. Appena i loro occhi si incontrarono, Bas ghignò e si avvicinò a Kate che gli lanciò un'occhiataccia, mentre cercava di concentrarsi chiudendo gli occhi. 

«E' inutile Kate, salirai su quel palco e fallirai miseramente» le disse Sebastian all'orecchio, e Kate ignorò i brividi che le percorrevano la schiena, dovuti certamente dal freddo, e non dalla vicinanza del castano.   

Good taste of coffee.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt