CAPITOLO 51 e a seguire sino al 60.

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- Commissario, ho scoperto che Madulf aveva un fratello.

Il Lineare mi osserva senza parlare. Pare che conosca già tutta la storia, io invece continuo a non capire, la mia mente brancola nelle tenebre più oscure. La ragazza che sta con lui va al telefono e compone un numero. Si mette a parlare. Non sento quello che dice, bisbiglia, ma non m'importa, sto osservando che è carina e stimolante. -Caviglia sottile e... Penso. Eppure, benché non mi ricordi nessuno, è come se non fosse la prima volta che la incontro. La ragazza riattacca e fa un cenno d'intesa alla volta del commissario Lusetti. Ci provo, non ho nulla da perdere; non ho mai nulla da perdere, io.

- Non ci siamo già incontrati? Le dico. La ragazza arrossisce. - È bellissima. Penso, osservandola meglio, in maniera più attenta e intrigante. Lei abbassa gli occhi. - È mia figlia! Tuona il Lusetti, perdendo parte della sua proverbiale flemma.

- Un amore. Rispondo con tono angelico.

- Aveva ragione Jacop, Madulf non è morto. Sono convinto che il corpo rinvenuto dopo l'attentato era del fratello. Le analisi del DNA confermeranno i miei sospetti.

- Quindi Celin è stata sequestrata da quel macellaio?

- E non solo. Se è come penso, l'altro barelliere in realtà era lei, Matrona.

- Ma, perché? Cosa li lega tra loro?

- È quello che vorrei scoprire. L'unica cosa certa è che in questo momento la sua vita è in pericolo.



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Mi sentivo piccolo, vulnerabile e impotente. Ancora non riuscivo ad afferrare il bandolo della matassa, era una vicenda dannatamente intricata, o forse non volevo prendere atto della terribile verità che stava lentamente emergendo.

Il commissario si accostò alla finestra e, guardando la pioggia scorrere lungo la lucida e fredda parete di vetro, iniziò a parlare. Sentivo la sua voce calda e intonata, senza nessuna inflessione, che iniziava ad articolare parole, dapprima senza senso, poi sempre più dettagliate e precise. L'ufficio era caduto in un silenzio irreale; tutti, all'infuori di lui, tacevano, pareva che il tempo si fosse fermato, la pioggia stessa, tutto era immobile.

Avevo scoperto che Madulf aveva una moglie; questa, dal suo primo matrimonio, aveva portato in dote, oltre a svariati milioni di svanziche, anche una figlia. La moglie morì alcuni mesi dopo il matrimonio. In circostanze misteriose. Circostanze che non furono mai chiarite.

Naturalmente Madulf ereditò l'immenso patrimonio della donna e la piena potestà sulla figlia, Celin per l'appunto.

- Fui io stesso a occuparmi del caso. Sospettavo un omicidio, ma non riuscii ad approdare a nessun risultato, nulla. Si arrivò alla conclusione che si fosse trattato di un incidente e in centrale archiviarono il caso. Per me no. Il caso non era chiuso, no.

I' istinto mi diceva che le cose non erano andate in quel modo. Non ero tipo da arrendermi davanti alla prima difficoltà perciò continuai a indagare. La ragazza fu cresciuta dal padre adottivo in maniera morbosa e maniacale. Qualcuno, addirittura, insinuò che l'uomo abusasse sessualmente di lei. Poi l'ascesa finanziaria dell'uomo fu inarrestabile. Diventò in pochi anni il temuto e scriteriato tiranno che la storia ci avrebbe consegnato. L'attentato fu provvidenziale: spazzò via dalla faccia della terra quel pazzo criminale. Game over. La morte aveva segnato la fine di tutti i giochi e del mostruoso incubo che aveva tormentato per anni il mondo intero.

IL MONDO ROVESCIO DI JACOP STRIKEBALLDove le storie prendono vita. Scoprilo ora