Cercai di bere quell'intruglio aspro che non era degno di essere chiamato Té, ma ci rinunciai.
Stavo aspettando da poco, ma lì dentro il tempo sembrava un'eternità.
Non mi sentivo a mio agio negli ospedali. La gente moriva ogni minuto lì dentro.

-"Signorina Anderson?"-

Un'infermiera mi scortò all'interno dell'ambulatorio. Prese la mia impegnativa e mi presentò al chirurgo plastico davanti a me.

Era giovane, straordinariamente giovane. Sarà stato poco più vecchio di Harry. Portava una camicia a quadri poco adatta a un chirurgo. I muscoli delle braccia erano avvolti dal camice bianco, ma ciò che più mi colpì fu il suo sorriso cordiale.

-"Dottor Liam Payne, è un piacere."-

Mi strinse la mano e gli sorrisi, imbarazzata.

-"Devo rimuovere un neo sulla zona intercostale. Le farò una lievissima anestesia locale. Poi lo brucerò con del laser."-

-"Va bene, non farà male giusto?"-

-"Non sentirà niente."-

Mi tolsi il cappotto e la felpa, sdraiandomi sul lettino. Era imbarazzante restare seminuda con un medico giovanissimo.
Il cerca persone del ragazzo iniziò a suonare all'impazzata.

-"Mi scusi. Sarò qui il prima possibile o manderò un mio collega. A quanto pare c'è un'emergenza in arrivo."-

Uscii dalla stanza, lasciandomi sola. Sperai solo che un medico arrivasse presto, perché volevo solo evitare di incontrare il dottor Harry Styles.

Harry's point of view.

Il pronto soccorso era affollato quel giorno. Parecchi medici, forse troppi, avevano risposto al proprio cerca persone.
Stavo giusto pensando di ritornare a fare il giro visite.

Il mio morale era così a pezzi che il mio umore rasentava la follia.

-"Qualcuno può sostituirmi? Ho lasciato una paziente in attesa per un intervento."-

-"La prendo io!"-

Uno specializzando all'ultimo anno di tirocinio si offrì volontario.

-"Richiedi a Jane la cartella clinica di Catherine Anderson."-

Il sangue si congelò nelle mie vene.
Pregai di aver capito male.
Sentivo il panico impossessarsi della mia mente. Il mio cuore aveva accelerato il suo battito.

Magari avevo sbagliato a capire. Magari si trattava di un caso di omonimia.

-"È una r-ragazza bionda?"- balbettai.

-"Sì, è piuttosto carina.."-

Liam mi sorrise, ma prima che il mio cervello potesse anche solo pensare a cosa fare, ero già corso verso l'ambulatorio di Liam.

Correvo più che potevo, cercando di non scivolare sul pavimento laccato.

Nella mia mente si prospettavano le situazioni peggiori. Aveva avuto un incidente? Un problema interno?

Alcune infermiere cercarono di fermarmi, ma i miei occhi potevano solo visualizzare lo spazio che mancava per raggiungerla.

Iniziai a pregare che stesse bene. Al diavolo tutto, era passata una settimana dall'ultima volta che l'avevo ferita. Se le era successo qualcosa, mi sarei odiato.

Spalancai la porta dell'ambulatorio e la trovai lì. Sdraiata sul lettino, indossando una ridicola tuta rosa.

Forse fu il fatto di vederla stare bene, tutta intera. Forse fu il sollievo.
Non so di preciso perché lo feci, ma chiusi la porta a chiave e mi avventai sulle sue labbra.

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