Capitolo 1

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-Bene, dove lo vuole il suo armadietto? Ne abbiamo alcuni disponibili nella zona davanti all'aula di disegno artistico, proprio lì; oppure altri sono vicino all'entrata; o meglio ancora...-
-Sono liberi quelli lì in fondo?- Domando, interrompendolo.
Il preside sembra sconcertato dalla mia domanda, come se ci fosse qualcosa di strano nel chiedere l'armadietto nella zona meno trafficata dell'istituto.
-Vede, signorina Miller, quella non è la migliore collocazione...non funzionano neanche le luci. Per lei pensavo più ad un posto proprio lì.- Indica un armadietto quasi attaccato alla mensa.
-Va bene l'ultimo armadietto in fondo.- Ormai ho deciso.
L'uomo calvo annuisce, mentre mi sposto una ciocca sbiadita di capelli dietro l'orecchio.
-Okay. L'ultimo a destra sarà il suo armadietto per il resto dell'anno, adesso vada nell'aula principale. Terremo il discorso di benvenuto di routine. Poi potrà seguire la prima lezione del suo corso.
Benvenuta all'Huntington Beach High School!-
Di sicuro lui è  molto più entusiasta di me.
Lo fisso inebetita, per poi girare i tacchi e dirigermi dove mi ha indicato.
Certo che è davvero grande questa scuola.
Cammino per un po' di tempo, rifiutandomi di chiedere indicazioni a qualcuno, fin quando non trovo la sala, già gremita di studenti.
Supero a testa alta un gruppetto di ragazze, per poi sedermi in una zona più isolata, dove ancora non sono state riempite tutte le sedie.
Passano dieci minuti, forse quindici, e una professoressa da il benvenuto a tutti, spiega le regole della scuola; le solite cose.
-Direi che possiamo anche andarcene.- Sento una voce alle mie spalle.
Mi giro, quando vedo un ragazzo dai capelli rossi, sicuramente tinti, accompagnato da un ragazzo alto; anzi, dire che è alto è un eufemismo.
Il discorso finisce e andiamo nelle nostre aule.
Prima ora: matematica.
Raggiungo l'aula, dopo aver posato i libri in eccesso nel l'armadietto, dieci minuti in ritardo.
Entro e la professoressa mi rivolge uno sguardo freddo, come se fosse delusa dal mio ritardo.
-Ragazzi, lei è Azure Miller, una nuova ragazza. Prego, puoi sederti tra Baker e Haner.- La donna si scioglie, e mi presenta ai partecipanti del corso.
-Come se sapessi chi sono, questi due.- Ribatto freddamente. Cosa ne so io dei loro nomi?
Il ragazzo dai capelli rossi si alza, indicando il banco vicino al suo.
Merda.
Proprio vicino a lui? Già dalla faccia sembra un coglione...e, a giudicare dallo sguardo, non credo che il suo amico sia meglio.
-Prego, principessa.- Dice il moro, quando poso i miei libri sul banco.
Lo mando a quel paese e lo sento ridacchiare.
-Baker, abbiamo trovato qualcuno con i capelli peggiori dei tuoi.- Continua il moro, riferendosi al ragazzo cicciottello.
Sicuramente sta parlando dei miei capelli. Sono di un colore tra il grigio e l'azzurro. Sono molto sbiaditi...okay, ha ragione, sono una merda questi capelli.
-La smetti di rompere il cazzo?- Sbotto improvvisamente.
Haner smette di ridere, e la lezione procede tranquilla, fin quando non suona la campanella.
Trascino i miei anfibi fuori dalla classe, per poi leggere il programma. Non ricordo mai nulla.
-Bene, adesso ho la lezione di musica...-
Fantastico.
Adesso parlo anche da sola.
-Ragazza...- Sento una voce alle mie spalle.
-Capelli strani, sei sorda?- A quelle parole mi giro.
È il gigante che era con Baker, questa mattina.
-Piacere mio.- Capisce il mio sarcasmo e mi porge la mano.
-James Sullivan.-
-Azure Miller.- Ricambio.
Sembra amichevole, ma per adesso ancora non mi fido. Non perché non mi fidi di lui nello specifico; il punto è che non ho fiducia nelle persone.
Con il tempo, ho scoperto che tutti hanno una doppia faccia...una doppia vita.
Come il dottor Jekyll e il signor Hyde.
James mi segue all'armadietto, dove poso i libri, e si offre di accompagnarmi all'aula di musica. Lui non frequenta quel corso, ma "tanto non ci va comunque alla lezione di fisica"...o così dice lui.
-Grazie, Sullivan.- Dico e mi avvio velocemente all'interno della classe.
Chitarre e bassi appesi alle pareti, microfoni, violini, viole, violoncelli, un pianoforte, una batteria.
Mi fisso particolarmente su una chitarra, nera a strisce bianche.
-Bella, eh?- Una voce che ben riconosco, mi fa sussultare.
-Haner, devo sopportarti anche qui?-
-Già...pensa, se io non fossi stato bocciato, adesso noi non staremmo parlando.-
-Peccato che ti abbiano bocciato. Adesso la mia vita sarebbe stata meravigliosa.- Ancora una volta ride. Che cazzo ha da ridere?
Sono due ore che ci conosciamo e sono due ore che lo insulto!
-Abbiamo le nostre cose?- Ride ancora.
-Fottiti, Haner.-
Il moro mi supera, afferrando due chitarre.
-La sai suonare?- Domanda.
-Certo.-
-Sfidami, se ne hai il coraggio.-
-Che la sfida abbia inizio.- Sorrido. Non sa chi sta sfidando; ma infondo, neanche io lo so.
Fa incominciare me, e al volo penso alla canzone da suonare.
Rape me. Nirvana.
Canzone altamente femminista, come Cobain.
Canzone contro le violenze sulle donne.
Canzone fantastica.
La mia canzone.
Attacco, e Brian sembra stupito della mia scelta. Continua a guardarmi, fin quando non inizia anche lui con un'altra canzone, interrompendomi proprio sull'assolo.
Walk, dei Pantera.
Da come sorride mentre le sue dita scorrono su quella chitarra, si vede che deve essere tra le sue canzoni preferite.
Non stacca gli occhi dalle corde, segue ogni movimento di quei polpastrelli ruvidi ed abili.
Lo interrompo.
È troppo per me.
-Uno a zero per te, Haner.- Lui ride, ancora.
-Te la cavi, per essere una pivella...-
Sto per rispondere acidamente, quando una voce maschile ci interrompe.
-Ragazzi, complimenti; vorrei solo ricordarvi che io avrei una lezione da svolgere.- È il professore di musica, con attorno tutti gli altri partecipanti del corso.
Bella figura di merda.
Mettiamo gli strumenti al loro posto, e ci sediamo sulle sedie scricchiolanti...rigorosamente distanti l'uno dall'altra.

Trashed and ScatteredWhere stories live. Discover now