La casa che la morte dimenticò

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Melinda odiava guidare di notte. Faceva del suo meglio per evitarlo. Si spostava per tratte brevi verso un negozio se si accorgeva di essere a corto di assorbenti o se non aveva nulla per cena dopo essere tornata a casa, quel genere di cose che capitano ogni tanto. Ma lei faceva del suo meglio per non uscire quand'era buio a meno che qualcuno non venisse a prenderla.

Così, naturalmente, si trovò ad affrontare il viaggio più lungo della sua vita quella notte senza luna, punteggiata da poche stelle, spirali di nuvole che volteggiavano sopra di lei e ettari di foresta su entrambi i lati. Come molte delle cose sgradevoli della sua vita, questa era dovuta a suo padre. Non parlava né vedeva più quel bastardo da quindici anni, ma subito dopo essersi addormentata quella notte... No, si sbagliava. In quel momento doveva essere già domani. All'improvviso, il suo telefono squillò, e la sua voce era all'altro capo del filo.

"Ho bisogno di te, Mellie. Per favore, vieni ora." Disse solo questo, e poi cadde la linea.

Il vecchio doveva essere sbronzo probabilmente, ma non l'aveva mai chiamata prima Mellie, non dai tempi in cui era una bambina e cercava ancora di convincere sua madre a riprenderselo. Le sembrò come se fosse stata addormentata per un lungo tempo, svegliarsi e sentire di nuovo la sua voce dopo tutti quegli anni. Sembrava che stesse piangendo. La sua voce era proprio come la ricordava dall'ultima volta che l'aveva sentita.

Come in un sogno, si era alzata, vestita, ed era entrata in macchina. Era già fuori città e a metà strada dalla vecchia abitazione di suo padre prima di rendersi conto che non aveva modo di sapere se viveva ancora là. Riceveva notizie da sua madre di tanto in tanto nel corso degli anni sui suoi spostamenti. L'ultima volta che sentì sua madre parlarle di lui fu sette anni fa. Era mai stato in un posto solo così a lungo? Non che lei ricordasse. Aveva sette anni quando sua madre finalmente ne ebbe abbastanza e lo mise alla porta. Prima di ciò, ogni tanto facevano un trasloco. La casa in cui abitavano fu la loro sistemazione più duratura; sedici mesi esatti. Dopodiché divennero due anni, e poi la casa seguente divenne l'appartamento che lasciò quando si trasferì per vivere da sola. In tutto quel tempo, lo sentì sporadicamente se andava bene, e finalmente decise che sarebbe stato più semplice dimenticarsi di lui.

Fino a quella notte.

Dopo due ore di guida scoprì di aver ragione di dubitare che il padre fosse ancora nello stesso posto. Il suo ultimo indirizzo conosciuto era un appartamento malridotto in una zona a basso reddito della città in cui era cresciuta. Era al numero 24 o al 42? Forse era 14. Sicuramente aveva un 4 in mezzo. Non aveva importanza. Il suo nome non era su nessuno dei campanelli.

Bastardo! Suo padre ubriaco l'aveva chiamata a notte fonda, non facendo nient'altro che chiederle di raggiungerlo per una ragione che non era neanche abbastanza importante da esser rivelata per telefono, e poi si aspettava di punto in bianco che lei sapesse dove si trovava in quel momento. In un impeto di rabbia, tornò indietro marciando verso la sua auto, sbattè la portiera e ripartì per dirigersi da dove era venuta. Era così arrabbiata che non fece attenzione a dove stava andando e mancò una traversa in cui doveva girare.

L'altra cosa che notò, fu che si trovò su un tratto di strada solitaria. Le auto erano rade, ma la rilassava il fatto che ne passasse una ogni mezz'ora circa. L'orologio sul cruscotto segnava le 2:27 del mattino. Guidava da più di cinque ore da quando era uscita di casa. Di notte.

Ogni cinque minuti controllava il suo cellulare. Da quando capì di essersi persa, iniziò a controllarlo e scoprì di non avere copertura di rete. Si fermò anche ad una stazione di servizio (chiusa, ovviamente), sicura che ci sarebbe stato campo là attorno da qualche parte, ma niente.

Fa il punto della tua vita, Mellie, pensò. Hai oltrepassato i trent'anni, odi il tuo lavoro, tu e tua madre non andate per niente d'accordo, non parli e non vedi tuo padre da poco meno di metà della tua vita, non hai tempo per gli amici o per le relazioni grazie al lavoro sopracitato, e ora eccoti qui, intrappolata in una strada che non hai mai visto prima, di notte, e non puoi nemmeno dare un'occhiata su Google Maps. Che donna intelligente sei.

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