When I'm fucked up, that's the real me

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Sentii la porta sbattere dietro di me, riuscii a vedere molti particolari che non avevo visto la prima volta che sono entrata in questa stanza. La cosa che saltò subito all'occhio fu il muro nero appena di fronte a me, ricoperto da numerose fotografie sparse un po' ovunque, accanto una scrivania con delle mensole con alcune cianfrusaglie e un quaderno.
- Non mi aspettavo una tua visita- disse Dylan, sedendosi sulla cassapanca vicino al suo letto ancora disfatto. Aveva i pantaloni del pigiama con una semplice t-shirt, i capelli un po' spettinati, non era impeccabile come sempre, ma era ugualmente bello.

- E io non mi aspettavo che mi trascinassi nella tua camera- risposi, avvicinandomi alla finestra che affacciava sul gradino, notando il suo piccolo cagnolino, Zero, che giocava sul prato con una palla un po' consumata.

- Mia zia rompe il cazzo quando vede una ragazza qui, comincia ad essere amichevole, e strana- spiegò passandosi una mano sull'occhio.

- Tua zia?- alzai un sopracciglio, girandomi verso di lui.

Mi guardò in silenzio, con uno strano sorriso stampato in faccia, mentre scivolò con la mano verso il suo piccolo dilatatore al lobo destro.
-Sei qui per un motivo in particolare?- domandò infine, cambiando discorso. Come suo solito, cercò portare la conversazione su qualunque che non fosse la sua famiglia o quello che lo riguardava, non insistetti quella volta, mi ci ero abituata.

-Volevo vedere come stavi- abbassai lo sguardo verso il pavimento, mantenendo una mano sul gomito.

-Credi davvero che qualche pugno e qualche livido possano ferirmi?- inclinò la testa un po' di lato, cercando di ritrovare i miei occhi.

Alzai la testa -Fossi in te mi prenderei una piccola pausa dalle feste e roba del genere- mantenni un tono da acida, incrociando le braccia al petto.

Dylan si mise in piedi, camminando piano verso di me. -Ma sono così divertenti, e...Non sai mai quello che puoi scoprire ad una festa- rise.
Da un lato aveva ragione, si potevano scoprire molti segreti ad una festa su più persone, per sbaglio oppure perché semplicemente alcuni ragazzi non avevano un'argomento di cui parlare, gli adolescenti della mia scuola erano bravissimi nel diffondere i segreti che non li riguardavano.
Ma d'altro campo, alle feste potevano succedere brutte cose, Dylan, ad esempio, l'aveva appena testato sulla sua pelle.

-E tu cosa avresti scoperto?- chiesi.

Accorciò ancora di più la distanza fra noi, abbastanza da poter parlare anche sussurrando. Mi sfiorò una guancia con il dorso delle dita -Niente di importante- disse a voce molto bassa, roteando gli occhi.

-Okay- sbuffai, restando ancora a guardare quegli occhi nocciola, fino a qualche mese prima non avrei mai immaginato di trovarmi a quel punto, persa negli occhi di Dylan O'Brien. Era una cosa che prima d'allora non ci tenevo a fare, non mi importava e non ne avevo voglia, o non ne avevo il coraggio. Era così strano.

Quello che successe dopo, non lo avrei mai dimenticato.

-Madison- sospirò spostando la testa, inspirando l'odore dei miei capelli, mi baciò la pelle tra il collo e la spalla e lentamente si allontanò. Il suo sguardo cadde sul mio corpo rialzandosi piano, assaggiando ogni centimetro di pelle scoperto che avevo, poi sorrise. - Ho una voglia matta di scoparti, in questo momento-  disse con voce flebile, fissando le mie labbra, tremanti, che desideravano sempre di più le sue.

Feci un respiro profondo, chiusi gli occhi per qualche secondo, li riaprii -Puoi farlo se vuoi- sussurrai.

Dylan sorrise, come se quella fosse una delle sue più grandi vittorie, portandosi le mie gambe sui fianchi, le sue mani si posarono sulla mia schiena con un tocco delicato e superficiale. Le sue labbra si avvicinarono alle mie, toccandole delicatamente, prima che potessi leccare la sua lingua, mi strinse il labbro inferiore tra i denti, lasciandolo andare lentamente.
Camminò fino alla cassapanca davanti al letto, sbottonandomi la camicia a quadri che indossavo con una mano.
I miei piedi ritornarono a toccare terra mentre Dylan si sfilava la maglietta, rivelando i tatuaggi che normalmente non potevano essere visti, come quella rosa rossa che aveva tatuata sul fianco.

Dio se era bello. Sembrava una statua scolpita dal miglior artista in circolazione e lui, quel ragazzo acido ed egoista, era la sua opera d'arte. Il suo capolavoro.

-E se ci sentisse tua zia?- gli domandai.

-Le pareti sono insonorizzate- mi rassicurò. E da lì mi sentii soddisfatta, avevo dimenticato quel particolare, ma avevo avuto una risposta abbastanza ovvia alla domanda che mi ero posta in passato. 

-Vuoi farlo davvero?- mi chiese toccandomi il viso mentre mi baciava il collo.
Annuii.
Credevo di essere sicura, era quello che volevo in quel momento, non mi importava delle conseguenze. Avrei dovuto pensarci due volte.
-L'hai mai fatto prima?- continuò, questa volta stando faccia a faccia.
Annuii nuovamente, il che lo sorprese, e non di poco, la sua espressione rendeva chiara l'idea. Forse gliene avrei parlato in un secondo momento, della mia prima volta, ma non credo che gli sarebbe importato molto.

Ammirai i suoi occhi fermi, l'affanno gli faceva muovere il petto continuamente su e giù, le sue mani chiuse a pugno si rilassarono, cadendo lunghe sui fianchi.Sapevo per certo che quello era un punto di non ritorno e che se me ne fossi andata, non sarei più dovuta tornare.
Poggiai le mani sui suoi pettorali, tracciando il contorno di qualche tatuaggio, salendo lentamente verso il suo collo, poi affondai le dita nei suoi capelli bruni, mentre lui cercava di sbottonarmi la chiusura dei jeans.
Mi fece stendere sul letto, il piumone era freddo, che a contatto con la mia pelle calda, mi dava un leggero sollievo.

Dylan si protese verso di me, sostenendosi con una mano poggiata sul letto, riuscì a sfilarmi i pantaloni, gettandoli su una poltroncina al fianco del letto.
Mi misi seduta, tirando con le dita l'elastico sulla vita del suo pigiama, sentii una risatina, poi poggiò la mano tatuata sulla mia, accarezzando il dorso con il pollice.
-Wow- sospirò quando, dopo avergli levato i pantaloni, mi distesi sul letto in intimo.

-Ora capisco perché piaci alle ragazze- commentai guardandolo dalla testa ai piedi, prima di accorgermi che non l'avevo semplicemente pensato, ma l'avevo detto ad alta voce.

-Mi fa piacere che tu l'abbia capito- obiettò, salendo lentamente con la mando dal mio ginocchio alla coscia, sfiorando il bordo dello slip.
Prima di continuare quel che avevamo iniziato, si alzò, avvicinandosi al comodino, aprì il primo cassetto prendendo un preservativo.

Il mio cuore cominciò a battere veloce un'altra volta, per un'istante temetti che potesse sfondarmi il petto, iniziai a realizzare quel che stava succedendo realmente, presi una gran boccata d'aria, espirando lentamente. 
Strisciai verso la testiera del letto, poggiando la testa su un cuscino, mentre Dylan si stendeva al mio fianco.
Mise una mano sulla mia guancia, iniziando a baciarmi, facendola scendere piano prima sul mio seno, dopo sulla pancia.
Scese ancora di più, iniziando a toccarmi da sopra lo slip, ma senza aumentare o diminuire la velocità, come se non volesse perdersi niente. Gemetti, poggiando una mano sul suo petto; Dylan spostò la mano sulla mia fino a portarla all'altezza dei suoi boxer, stringendo.
Era una sensazione strana al tatto, ma continuai dopo aver notato un espressione di piacere sul suo volto, lui mi lasciò la mano tornando ad accarezzarmi l'interno coscia su e giù, fino a toccarmela.

Quando lo sentii indurirsi, Dylan prese il preservativo, stendendosi sulla schiena.
-Me lo metti tu?- domandò leccandosi il labbro.
Annuii abbassandogli lentamente i boxer.
Fu un po' difficile, ma ci riuscii, facendolo gemere anche, ma non si fece notare molto.
Mi tolse gli slip, poggiando le mani sui miei fianchi, portandomi sopra di lui a cavalcioni.

-Ti voglio- ansimò , facendo attenzione a farlo entrare senza ferirmi. Inizialmente sentii un po' di dolore, la seconda volta non è stata dolorosa come la prima, ma nulla di non sopportabile.
Continuò a mantenermi per i fianchi, piano andavo su e giù, e le sue mani mi seguivano ad ogni movimento. Il dolore cominciò a diminuire, facendomi sentire più sollevata.
Mi abbassai per baciarlo senza perdere la sintonia che si era creata tra noi due.
Gemette sulle mie labbra.
Io ero diventata sua, lui mio, ero caduta nella trappola, ma come poteva il buio essere così accecante?

N/A
Premetto che non ho mai scritto una scena di sesso prima di adesso, quindi commentate per dirmi che ne pensate. È stato imbarazzante, sul serio. Scriverlo, intendo.
Spero lo stesso vi piaccia.

Addio.
-Brodie

Maybe I'm Insane |Dylan O'Brien|Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin