Jeff T. K.

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- Ehi tu! -

- S-si? -

- È ora di pranzo e io ho fame. Cucinami qualcosa. -

- C-certo. Ma... perché... cammina così piano? -

- Non sono fatti tuoi! Vammi a preparare da mangiare! - Va in cucina.
Quel... quel figlio di puttana mi ha violato ancora. Di conseguenza, sono di pessimismo umore. E dato che è ancora giorno, non posso uscire ad uccidere nessuno, per cui penso che me la prenderò con il mio nuovo piccolo schiavetto. Ma prima voglio mangiare qualcosa. Ah si, se ve lo steste chiedendo... Slender e gli altri non sono ancora tornati. Però adesso per lo meno sappiamo dove sono.

Flashback.

- Ma la vuoi smettere?! -

- No, mio piccolo Jeff. Ho voglia. -

- Staccati. Immediatamente. -

- No. - Mi sta alzando la maglietta quando sentiamo un suono strano e ci voltiamo. Non vediamo nessuno.

- Ehi, sono qua. - Ci rivoltiamo e ci troviamo davanti Slender.

- Whaaa! -

- Q-quando sei tornato? -

- Ascoltate. La polizia ha quasi trovato il nostro nascondiglio. Per cui ne stiamo cercando un altro. Non fate casini fino a quando non lo abbiamo trovato. Chiaro? -

- Certo. Slender. - Se né và.

- Mh. Bene. Dove eravamo rimasti? -

Fine Flashback.

E questo è successo circa cinque ore fa.

- Signore, è pronto. - Il moccioso mi chiama dalla cucina e lo raggiungo. Che poi come gli è venuto in mente di chiamarmi Signore? Mi fa sentire vecchio. Quando invece ho solo ventun'anni.

- Cosa hai preparato? -

- Spaghetti al tonno. -

- Perfetto. - Mi siedo e inizio a mangiare mentre lui è in piedi di fianco a me, che guarda per terra. Finisco di mangiare, lui non si è mosso di un centimetro.

- Lava i piatti e raggiungimi in camera. -

- Certo Signore. -

- E smettila di chiamarmi "Signore", mi fa sentire vecchio.-

- Mi scusi. Lei... quanti anni ha? -

- Ventuno, moccioso. -

- NON MI CHIAMO "MOCCIOSO"! MI CHIAMO DYLAN! -

- Non urlare. Sveglierai il clown. E se dorme è meglio per me. Adesso lava i piatti e raggiungimi nella mia camera. - Salgo fino alla mia camera, dove ho un armadio pieno di felpe bianche e pantaloni neri. Ho proprio voglia di sfogarmi e giocare un po'. Vediamo, cosa potrei fare a quel moccioso? Mi diverto a pensare a cosa poteri fargli finché un bussare non mi riporta alla realtà. - Entra pure moccioso. - La porta si spalanca.

- Quando la smetterà di chiamarmi "moccioso"? -

- Mai moccioso. Dai entra. - Se ne sta fermo davanti alla porta chiusa. - Vieni più vicino... Dylan. - Arriva di fianco al mio letto. Io di sorpresa lo prendo per il polso facendolo sdraiare sotto di me.

- E-ehi... che... vuoi fare. -

- Lo sai che sei davvero carino quando balbetti? - Prendo il coltello e gli traccio una leggera linea che va da un lato all'altro del collo, per poi passare sulla maglietta.

- S-smettila subito! Non è divertente! -

- Tranquillo piccoletto. Voglio solo dimostrare che sei MIO, tutto qui. -

- E... come vorresti farlo. -

- Lo scoprirai presto. - Adesso con il coltello, gli trincio la maglietta lasciandolo a petto nudo. Però, non è niente male il piccoletto.
Gli traccio un'altra leggera linea, percorrendo tutto l'addome e fermandomi poco prima dei Jeans.

- Cerca di non urlare. Jack potrebbe svegliarsi. -

- Che vuoi... ah! - Gli perforo la carne con la punta del coltello, leggermente in profondità, ma non troppo. Ma abbastanza perché il mio segno resti. Gli incido "Jeff. T. K" leggermente vicino al fianco. Lui si morde il labbro per non urlare, talmente forte da farsi uscire il sangue. Quando finisco, lecco la punta insanguinata del coltello.

- Bravo Ragazzo. - Dico infine con un leggero sguardo e tono malizioso. - Ora puoi andare. - Si alza dal letto e esce dalla stanza come un fulmine. - È stato divertente. - Dico mentre mi sdraio, con le braccia dietro la testa e chiudendo gli occhi.
Li riapro, però, subito dopo perché la porta si apre e se nessuno ha bussato... oh no... Davanti alla porta c'è Jack, con sguardo curioso.

- Perché il moccioso è uscito dalla stanza correndo? -

- Gli ho solo fatto capire che lui è mio. E ovviamente lo capiranno anche gli altri. -

- Che gli hai fatto? -

- Gli ho inciso poco più su dei Jeans e vicino al fianco "Jeff T. K." Tutti qui. -

- Mmh. Interessante... - Si mette sopra di me e io inizio ad agitarmi.

- Ehi! Scendi! -

- E se lo facessi anche io... ma su di te... e con e mie iniziali? -

- Non provarci nemmeno! -

- E perché no? Dopotutto... tu sei MIO, Jeffino. -

- Lo so. Non c'è bisogno di "marchiarmi". -

- Perfetto, Jeffino. Allora se lo sai... -

- Cosa? -

- ...Spogliati. -

- N-no. L'abbiamo già fatto e una volta al giorno basta e avanza! -

- Jeffino. Fallo se non vuoi che ti violenti un'altra volta. - Rimango immobile a guardarlo. Dopo un minuto di esitazione però, faccio come mi ha detto e inizio a spogliarmi. Maledetto bastardo! Me la pagherai cara. Ho finito di spogliarmi. Sono nudo, davanti a lui, di nuovo. Ma sta volta mi sono spogliato da solo. Lui si lecca le labbra e si abbassa su di me, tenendosi con le mani sul letto, ai lati dei mie fianchi.

- Bene bene, Jeffino. Mi raccomando, non trattenerti. - Inizia a fare la solita solfa. Prima mi lecca i capezzoli, poi mi palpa, mette le dita nella mia apertura, facendomi continuamente gemere. Quello che non riesco a sopportare...è che più lo fa... più mi piace. Vengo dopo venti minuti e lui incomincia a penetrarmi, facendomi male. Ma dopo pochi minuti, il dolore diventa piacere. E dopo un po' veniamo insieme.
Lui si stende stanco sopra di me. In tanto io cerco di far tornare il respiro regolare.

- Sai Jeff... sei sempre stupendo. -

Jeff e Jack (TKB)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora