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Oh no ci mancava solo quello! Stavo letteralmente bruciando e faceva molto male. Era un dolore indescrivibile ma misi da parte quel pensiero e mi misi a correre... non sarei morta in quel modo. Avrei preferito mille volte essere trafitta da un paletto di frassino nel cuore. Ce l'avrei potuta fare perché non ero molto distante da casa mia e corsi più veloce che potei. Arrivata davanti alla porta feci per prendere le chiavi quando, per la troppa ansia, mi caddero. Le presi velocemente, misi le chiavi nella serratura, aprii ed entrai. Lanciai la porta per chiuderla e mi distesi per terra dove trovai un pò di ombra. Wow! Ricominciai a respirare di nuovo guardando il soffitto. Ero tutto un fuoco ma almeno ero viva, mi ero salvata. Incominciai a ridere freneticamente come una pazza, ma non mi importava perché ero viva. Viva...non proprio ma almeno non avevo fatto la fine di un pezzo di carta incendiato con un accendino. Non volevo alzarmi ma dovetti perché mi ricominciò a bruciare il corpo e volevo vedere se ci fossero ferite troppo profonde. Mi alzai dunque e mi diressi al bagno. Era mediamente grande, aveva le mattonelle bianche con delle piume bianche alcune con delle sfumature azzurre altre con delle sfumature rosa. Subito dopo l'entrata c'era il lavandino in marmo con sopra uno specchio. Quando arrivai di fronte provai a specchiarmi, stupidamente dato che i vampiri non si riflettono allo specchio.
"Che sono scema!" dunque, un pò delusa, lasciai perdere l'idea di vedermi allo specchio e mi levai il giubbotto di jeans rimasi stupefatta e inorridita da ciò che vidi. Le mie braccia erano piene di vesciche e buchi profondi con il contorno più scuro, c'erano ferite molto profonde e non sapevo cosa fare.
"E ora? Come posso rimediare a questo danno? Gli altri se ne accorgeranno subito che c'è qualcosa che non va!" mi misi le mani nei capelli incominciando a pettinarli con le dita, cosa che facevo sempre quando ero nervosa. Beh in quel momento ero più che nervosa. Dopo qualche secondo mi venne un lampo di genio: chiamai i miei genitori. Erano più grandi di me e avrebbero saputo sicuramente cosa fare. Presi il telefono e selezionai il numero di casa dalla rubrica, squillò molte volte prima che rispose mia madre.
"Pronto?"
"Mamma sono Victoria!"
"Come va? Tutto apposto?"
"Non proprio!"
"Cosa è successo? Ti hanno minacciato di ucciderti o peggio ancora ti hanno scoperta? Veniamo..." la bloccai subito perché incominciò a parlare velocemente.
"No mamma nessuna di queste cose. Per sbaglio questa mattina sono uscita di casa senza l'anello, ma fortunatamente sono rientrata a casa prima di diventare polvere"
"Vuoi sapere come curare le ferite?"disse con aria di superiorità.
"Si!"
"Apri la valigia e nella seconda tasca a destra troverai una pomata..."
"Aspetta che vado a prenderla" mi diressi così nella stanza da letto, aprì l'armadio dove tenevo le valigie.
"Quale valigia?"
"Quella rossa"
Posai il telefono sul comò, presi la valigia e la misi sul letto, la aprii e mi bloccai vedendo che c'erano moltissime tasche. Strano che non me ne fossi mai accorta! Aprii quella che mia madre mi disse e tirai fuori un tubetto di una pomata, così presi il telefono.
"Mamma, ho appena preso la pomata, ma sei sicura che basti questo?" mi accorsi della domanda stupida che avevo appena fatto, ma mia madre aveva già ribattuto.
"Signorina, le vorrei ricordare che io ho ben 500 anni e che sia il caso che sia vampiro da più tempo di te. Solo qualche annetto però!" non riuscii a capire se era irritata da quello che avevo detto.
"500 anni? Complimenti non li dimostri! Te ne avrei dati appena 100". Sentii una risata dall'altra parte del telefono.
"Spalmala bene su tutte le ferite e aspetta qualche minuto prima di rivestirti. Ora ti saluto, e stai attenta mi raccomando".
"Va bene ci sentiamo". Appena riattaccai il telefono pensai che potevo chiedere il motivo per il quale non mi avevano detto che sarebbe arrivato un loro amico che mi avrebbe aiutato fisicamente, ma non potevo di certo richiamarla per chiederle solo questo, dunque mi limitati solo a posare il cellulare e svitai il tappo della pomata. Aveva un odore aspro, ma le ferite sulle braccia continuavano a peggiorare e incominciai a spalmarla su di esse. Sentii subito sollievo e vidi che il braccio si risanava da solo. Per un momento fui felice, ma quando mi accorsi di avere sia le gambe che la pancia piena di altre bruciature mi rattristai. Mi tolsi i vestiti e ricominciai a spalmare.

Finalmente avevo il corpo quasi del tutto guarito, mi rivestii e uscii per andare a quel maledetto colloquio. Prima però presi l'anello e controllai che fosse ben saldato al mio dito. Mentre camminai respirai profondamente, per sentire tutti gli odori della città: il pane caldo appena sfornato dai panifici, il profumo dei fiori esposti, i dolci...ero stata molto fortunata, e questo mi servì da lezione. Se avessi ripetuto nuovamente quell'errore sarei morta. Quella passeggiata mi servì però mi stavo quasi per perdermi, dunque chiamai un taxi che arrivò dopo qualche minuto.
"Buongiorno, dove la porto signorina?" disse l'autista, una donna sulla quarantina con capelli neri mossi, occhi marroni e carnagione chiara.
"Buongiorno, alla 500 Surf Ave."
"Subito".
Durante il viaggio mi limitai ad osservare il paesaggio dal finestrino ascoltando, come sottofondo, Are You With Me dei Lost Frequencies e Easton Corbin.

I want to dance by water beneath the Mexican sky
Drink some Margaritas by a string of blue lights
listen to the mariachi play at midnight
are you with me
are you with me...

Era perfetta come sottofondo e avrei voluto ascoltarla all'infinito, ma quando terminò ne iniziò un'altra che non conoscevo ma bella ugualmente.
"Siamo arrivati!"
Ero immersa nei miei pensieri e non mi accorsi che avevamo raggiunto la meta. Quando pagai stetti attenta a non far tirare su la manica della giacca che avevo indossato per coprire alcune cicatrici che non si erano ancora risanate del tutto, e dopo scesi dal taxi. Fui contenta nel vedere che il luogo del mio colloquio era dove io e Charlie mangiammo l'hot dog il giorno in cui ci incontrammo, e pensando a quei ricordi incominciai a ridere. C'era un buon odore, ma non ascoltai il mio naso e la mia pancia che incominciò a brontolare e andai direttamente dalla cassiera. Era una ragazza giovane con gli occhi neri, e questo mi sbalordì perché non avevo visto nessuno con gli occhi di quel colore, i capelli rossi e un pearcing sul labbro. Tutto sommato non era una brutta ragazza.
"Buongiorno, avevo letto l'articolo sul giornale che diceva che cercate una cameriera"
"Buongiorno, mi segua" si alzò e mi fece strada. Andammo in una stanza e mi disse di restare seduta ad aspettare. La stanza non era molto grande, ma abbastanza da poterci far entrare una scrivania in legno, una sedia e una libreria. Inoltre c'erano due porte: quella da dove entrai e un'altra, che sicuramente avrebbe portato ad un'altra stanza, che si trovava dietro la sedia dove mi misi comoda. Passarono cinque minuti quando quest'ultima si aprì e sentì la voce di un ragazzo.
"Scusi l'attesa ma ho avuto un contrattempo. Mio padre, il proprietario del locale..." si bloccò appena i nostri sguardi s'incontrarono.
"Ma cosa..." dissi con tono sorpreso.

*Spazio Autrice*
Ciao everybody secondo voi chi sarà questo"sconosciuto" con il quale la nostra Victoria dovrà fare il colloquio? Commentate con le vostre risposte...
Grazie ancora di leggere la mia storia e vi volevo chiedere di votare tutti i capitoli. Kiss kiss a tutti ❤ ❥♥

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