Capitolo 3

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**TROYE'S POV**

"Cazzo" dico a bassa voce quando leggo il voto sul foglio. "Comunque, prima hai detto che Sivan è il tuo secondo nome. Ma si puó sapere qual é il tuo cognome?" mi chiede sorridendo. Sorrido anch'io "Mellet" dico aggiustando i fogli dello spartito. "Allora, Troye Sivan Mellet... Cosa stavi cantando?" mi chiede. No, ti prego; fa che non succeda. La musica è tutta la mia vita; cantare mi aiuta a rilassarmi, mi fa sentire a mio agio. Non so che farei se scoprissi che la gente pensa che non canto bene. Insomma, penso di essere bravo; è quello che dice la mia famiglia - ma è la mia famiglia, sono obbligati a dirlo. "Ehi, ci sei?" mi.chiede Tyler scuotendo una mano davanti al mio viso. "Sí, scusa, stavo pensando. Comunque è una cosa che ho scritto io, si intitola Happy little pill" spiego e lui prende lo spartito. Lo esamina e lo sfoglia, pagina per pagina. "Posso sentirla ancora?" mi chiede. Prendo un bel respiro profondo e annuisco, tendo una mano in segno di restituirmi lo spartito. Tocco accidentalmente le dita di Tyler e una vocina compare nella mia testa; sto ascoltando quello che pensa. 'Starei tutto il giorno qui, a sentirlo cantare'. Ritraggo la mano quasi di scatto e rimetto lo spartito sulla pianola; non riescoa guardarlo negli occhi. Pensa davvero che io canto bene; sprizzo gioia da tutti.i pori. Sento che di lui posso fidarmi, non so perchè, ma me lo sento. Appoggio le dita sulla tastiera ma non faccio in tempo a premere nessun tasto perchè vengo fermato dalla campanella che indica la fine del pranzo. "Che lezione hai?" chiedo a Tyler, ancora non so dove trovo tutto questo coraggio per parlare con lui. "Due ore di arte" dice e per poco non caccio un urlo, che avrebbero sentito anche in Australia. "Anch'io" affermo e lui mi fa un sorriso a trentadue denti. "Andiamo in classe insieme?" propone e io annuisco, ancora sorridente. Il corridoio è a dir poco gremito di gente; cerco di evitare il contatto fisico ma non posso evitare tutti. La mia spalla si scontra con quella di una ragazza e i suoi libri finiscono a terra; mi chino per prenderli e aiutarla a raccoglierli. Ci guardiamo un attimo negli occhi - ha qualcosa di familiare, l'ho giá vista prima. Faccio per prendere uno dei libri ma lei mi precede e, senza volere, mi tocca la mano. 'Com'è diventato carino; non me lo ricordavo così'. La vocina nella mia testa, ancora. "Lascia, Troye, faccio io" mi dice mentre ordina i libri in una pila. "Come sai come mi chiamo?" le chiedo d'istinto, abbastanza perplesso. "Troye, non ti ricordi di me? Sono Tanya" dice sorridendo. "Tanya Burr? Quella Tanya?" chiedo per accertarmi che sia chi penso. "Sì, sono io. Da quanto tempo, fatti abbracciare" mi dice e io faccio un passo indietro, non posso abbracciarla o sentirò i suoi pensieri. "Sto scherzando, mi ricordo che odi le dimostrazioni d'affetto in pubblico" mi dice ridacchiando. É sempre la solita, non è cambiata di una virgola, beh, non caratterialmente almeno. La conobbi il primo anno di medie, eravamo gli unici due che non facevano sport - per un motivo o per l'altro - e siamo diventati amici sulle gradinate del campo da football, letteralmente. Poi io mi trasferì qui, a Los Angeles, e non la vidi più. Mi volto verso il ragazzo di fianco a me, che è stato zitto tutto questo tempo "Tyler, lei è Tanya: una mia vecchia amica. Tanya, lui è Tyler Oakley" li presento e lei rimane sbalordita. "Ho sentito parlare di te! Siete amici?" chiede lei e io guardo Tyler. Lascio a lui la decisione, molto volentieri. "Sí, siamo amici" dice guardando l'orologio al suo polso "Che devono andare in classe se vogliono evitare di prendere una punizione; ci si vede Tanya" dice Tyler tutto d'un fiato per poi iniziare a camminare a passo svelto. In poco tempo tra me e Tyler si forma qualche metro così decido di salutare Tanya e raggiungere il mio nuovo amico. Ci metto poco a raggiungerlo dato che ho le gambe lunghe - e un mio passo vale come due suoi. "Dicevi sul serio prima?" gli chiedo e lui annuisce senza guardarmi. "Che hai?" gli chiedo. Lui si blocca all'improvviso e si gira verso di me " Sai, non voglio finire in punizione il primo giorno di scuola; solo perchè una ragazza carina ci prova con te" dice, dal suo tono intuisco che è irritato. "Senti Tyler; Tanya è solo un'amica, nient'altro. É solo che sono almeno cinque anni che non la vedevo" spiego e, mano a mano che parlo, i suoi lineamento si fanno meno tesi e più rilassati. "Scusa, è che il primo giorno mi stretta; in piú ho un aspetto orribile oggi" dice tirandosi indietro il ciuffo con la mano destra, mentre posa la sinistra su un fianco. Rimane fermo cosí per qualche secondo, come se stesse posando per una foto - fa quasi ridere, se solo non fosse che è davvero un bel ragazzo. "Scusa? Tu avresti un aspetto orribile? Ma mi hai visto?" gli chiedo e lui ride; io peró non scherzavo - sembro e mi sento uno zombie. "Ma no dai, il look spettinato non ti sta così male" dice spostando lo sguardo sui miei capelli. Sbarro gli occhi per lo stupore - insomma, due complimenti in un giorno - e un po' perchè ci ho messo tanto per sistemarli bene; e ora lui mi dice che sono spettinato. L'aula di artistica è la seconda aula che mi.piace di piú - ovviamente la prima è quella di musica. Oltre a cantare; amo anche disegnare - e anche questo lo sa solo la mia famiglia. Dei piedistalli, ognuno con la sua tela, sono sistemati a cerchio attorno ad un tavolino. Vedo a posizionarmi ad una delle tele piú vicine alla finestra e Tyler fa come me; sistemandomisi accanto. Nell'attesa che la professoressa arrivi in classe, il mio sguardo cade sul cielo al di fuori della finestra. É di un azzurro così intenso, quasi come l'oceano, intervallato ogni tanto da qualche candida nuvola. "Buongiorno ragazzi, prego prendete posto" mi risveglia la voce della professoressa Brennan. Mi posiziono davanti alla mia tela e guardo di sotteschi Tyler, sembra così interessato a quello che sta spiegando la professoressa. Forse dovrei ascoltare anch'io. "Iniziamo con un ripasso delle cose più semplici, un disegno a matita, una natura morta" annuncia sistemando qualche mela e un grappolo d'uva sul tavolino al centro della stanza. "Non preoccupatevi, non ci saranno voti, è solo per vedere quanta manualità avete" ci rassicura. Tyler s rilassa visibilmente e si lascia scappare un sospiro di sollievo; senza accorgermene lo sto guardando sorridendo. "Potete iniziare" ci dice e noi prendiamo una matita e una gomma a testa, dal tavolo degli attrezzi - è così che lo chiama la signora Brennan. Inizio a disegnare uno schizzo a matita molto leggere, giusto per avere delle linee guida da seguire. Mi fermo un attimo per guardare a che punto sono i miei compagni; sono abbastanza avanti rispetto a loro. Vedo Tyler che continua a disegnare e cancellare sempre la stessa cosa. "Hai bisogno?" chiedo avvicinandomi a lui. Lui mi guarda con un'espressione divertita "Non riesco a disegnare quella cazzo di mela" dice e per poco non scoppiamo a ridere. So che me ne pentirò ma devo farlo; spero solo di non scoprire cose spiacevoli. Mi sposto appena dietro dietro a Tyler e metto la mia mano sulla sua, guidandola sul foglio. Questa cosa del leggere la mente degli altri non la so controllare dunque cerco di evitare il contatto; ma è la prima volta che mi succede. Le nostre mani si toccano ma non sento i suoi pensieri e devo dire che mi piace. Per una volta sono una persona normale.


Touch || Troyler (In Revisione)Where stories live. Discover now