Cap 27 : Bette davis eye Kim Carnes

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Nic rimane composto, la giusta distanza ci tiene vicini e lontani.
Ho vissuto piena di eccitazione il fascino di Cambridge, ho scoperto luoghi incantati, paesaggi infiniti. Guardando Nic capisco che si incastra perfettamente in tutto questo.
Il fascino, l'incanto e l'infinito gli galleggiano attorno senza che lui neppure se ne accorga.
"Che ci fai qui?" mi decido a dire, me lo chiedo da quando è arrivato.
Continua a guardare davanti a se, pare riflettere attentamente prima di rispondere.
"Non lo so ancora" sussurra guardandomi.
"Ho bisogno di intraprendere con te una seria e banale conversazione" alzo le sopraciglia, mi sento più diretta del solito.
Il Rum questa sera si sta comportando da ottimo amico, mi spinge avanti, lí, dove mai in condizioni normali oserei.
Un'espressione mista a divertimento e stupore attraversa Nic.
"Ah si? Non credevo esistessero conversazioni banali" dice tutto d'un fiato poi, rimane in attesa.
"Credo che tu non sia in grado di farlo" mi porto la mano alla bocca subito dopo averlo detto.
Nervoso si sistema sul dondolo e si volta verso di me.
"E cosa non sarei in grado di fare?" si fa piuttosto serio in volto.
Il suo atteggiamento composto mi fa sentire a disagio, impreco contro me stessa per quello che ho appena detto, ho pensato ad alta voce, credo avrei dovuto riflettere, in queste condizioni non riusciró a tenergli testa, ci vorrebbe un'altra bottiglia. Le mie inibizioni mi bloccheranno e io andró a letto con nuove strane domande a rimbalzarmi nella testa.
"Non so, sembra tu non sia tipo con cui poter parlare in totale semplicità" balbetto e un calore strano mi percorre il viso.
"Tu credi, Anna?" sorride lui e imprevedibilmente sento quella lieve tensione tra noi sciogliersi.
"Sí credo e lo sai che é la prima volta che pronunci il mio nome guardandomi negli occhi? E lo sai che non ti sei nemmeno presentato?" la mia sfacciataggine mi colpisce come un fiume che dopo troppa pioggia esce dagli argini.
"Nicolas" dice allungando la mano divertito.
Non so se stia ridendo per quello che gli ho detto o per il modo in cui traballano le mie parole.
"Anna" contracambio stringendogli la mano.
"Intraprendiamo la nostra banale conversazione?" mi coglie alla sprovvista.
Sono giorni che aspetto un momento come questo, Nic me lo sta sbattendo in faccia, gioca a carte scoperte e io improvvisamente non so che cosa dire.
É sempre cosí, avrei dovuto immaginarlo, l'ho letto nei libri piú belli e visto nei film più appassionanti.
"Comincia tu" dico inquieta.
Nic si mette il cappuccio della felpa, sprofonda un poco nei cuscini morbidi del dondolo, intreccia le braccia sul petto, sembra un bambino intento a nascondersi.
"Vorrei chiederti perché sei uscita dalla festa che eri Anna e ora, vengo qua e trovo un'altra persona?" pare irrigidirsi.
"Che diavolo di domanda è?" chiedo confusa.
"È la domanda a cui dovrai rispondere" usa un tono deciso.
"Non sono un'altra persona" mi giustifico desolata.
"Si lo sei" insiste lui "Non riusciresti a fare due passi senza cadere"
"Non è cosí!" tento di alzarmi ma Nic mi afferra stringendomi la vita e mi fa sedere di nuovo.
"Ho solo bevuto qualche bicchiere" questo suo atteggiamento mi fa sentire sbagliata, in realtá capisco perfettamente che vuole che mi ci senta solo perché mi sono ridotta in questo stato.
Nicolas sembra comprendermi involontariamente, lo guardo attenta e mi sento spogliata senza volerlo, non ho armi con cui difendermi.
É vero, in questo momento non sono me stessa. E quasi vorrei piangere.
Io sempre diligente e seria, io che ho aspettato questo viaggio pazientemente e a lungo, in questo momento sono fuori controllo.
"Qualche bicchiere?" prende la bottiglia vuota e la fa ondeggiare delicatamente tra le dita.
"Vorrei non doverti vedere di nuovo in questo stato. Me lo puoi promettere?" i lineamenti del suo viso sembrano indurirsi e io mi sento tremendamente in colpa.
Annuisco appena.
"É ora che tu vada a dormire" si alza lento.
Dovrei dirgli di restare, di rimanere qua, sospeso con me nell'aria ma non ho più le forze.
S'incammina lungo il vialetto e mi rendo conto di non essere riuscita ad avere nessuna nuova informazione da lui.
"Nic" grido osservando la sua ombra.
Si ferma sugli scalini di legno.
"Perché hai fatto quel disegno?" grido nella notte.
"Perché quella é la Anna che piace a me" risponde prima di scomparire un'altra volta.

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