Capitolo 1

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**TROYE'S POV**
Ci siamo, oggi è il primo giorno di scuola. Ci sono persona che non vedono l'ora che questo giorno arrivi, solo per farsi notare, sfoggiando abiti all'ultima moda e capelli perfetti. Ci sono i bulli, loro non vedono l'ora che arrivi questo giorno solo per ritornare a fare quello che gli riesce meglio: maltrattare qualsiasi persona gli capiti a tiro. Poi ci sono io, che sarei rimasto a letto molto volentieri per altre buone tre ore. "Troye, svegliati" urla mio fratello Steele dalla sua camera, che per mia sfortuna si trova di fianco alla mia. Immaginate di avere un fratello minore, piú popolare di voi, che organizza festini in camera sua (e oserei dire, con quante piú ragazze possibile) quasi ogni weekend. Non ho voglia di alzarmo e andare a scuola, rimarró a letto ancora un po' in fondo posso andare in macchina quest'anno. "Troye, la mamma dice che se non ti svegli, non avrai la colazione. Ha fatto i pancake" urla, ancora. Non ne posso piú di sentirlo urlare, mi alzo. Addio letto caldo e morbido. Sono le sei e mezza di mattina, è troppo presto per svegliarsi; ma purtroppo devo andare a scuola. Grazie a Dio, ognuno ha il suo bagno. Non sono proprio in vena di drammi per decidere chi deve andare per primo in bagno. Mi infilo velocemente nella doccia, l'acqua fredda mi arriva addosso come una cascata. Cazzo, mi sono dimenticato di girare il rubinetto sul caldo. Se non altro, ora posso dire di essere sveglio. Esco dalla doccia, ancora tremante e mi asciugo. Infilo velocemente i miei vestiti e mi guardo allo specchio, direi che piú banale di così non si poteva: maglia bianca, jeans neri, converse alte bianche. Alzo lo sguardo sul mio viso e per poco non prendo un infarto; non so se siano peggio le mie occhiaie o i capelli. Mia mamma mi ha costretto a tagliarli; ma a me non piacciono per nulla. L'unica cosa che rimane da fare è sistemarli in un ciuffo, almeno da renderli accettabili. Scendo al piano di sotto o almeno ci provo, dato che inciampo sul penultimo gradino e finisco con la faccia a terra. Bene, ora mi fa anche la testa. Mi tocco appena la fronte e vedo del sangue sulle mie dita; mia mamma prontamente mi disinfetta quel piccolo taglietto che mi sono fatto. Per mia fortuna è in una posizione abbastanza nascosta, se solo il ciuffo stesse dove dico io, ma ovviamente no. Mi siedo a tavola e mio fratello mi passa un piatto con due pancake, mangio solo il primo. "Sia mai che ingrassi" dice e mi da una pacca sulla schiena, per poco non mi fa sputare tutto quello che ho in bocca. "Magari quest'anno fatti qualche amico" mi dice mio padre e io lo guardo storto. Nom è che io non sia socievole, solo che se appena tocco qualcuno sento cosa pensa di me, mi passa la voglia di conoscerlo. "Farai qualche sport quest'anno?" mi chiede mio fratello. Ma assolutamente no; io e lo sport siamo nemici giurati. Una volta, quando ero piccolo, giocavo a football, poi ho scoperto il mio potere (se così si puó chiamare) e, per distrazione, mi sono rotto il polso. Da allora non ho piú messo piede su un campo da gioco. "Troye, è tardi. Devi andare o perderai l'autobus" dice mia mamma ma faccio finta di non sentirla. Mi allunga le chiavi sul tavolo e io le sorrido. "Questa volta hai vinto tu, ma solo questa volta" mi avvisa mia mamma. Mi volta verso mio padre e saluto con un cenno della testa. "Ciao Troye" mi salutano i miei fratelli, Steele e Tyde, all'unisono. "Ciao Steele, ciao Tyde... E ciao anche a te Sage" scuoto i capelli di mia sorella minore che se ne stava tutta rannicchiata sul suo telefono; probabilmente a messaggiare con uno dei suoi amici. Mia sorella non fa altro che messaggiare tutto il giorno; mi chiedo come faccia; non gli fanno male le dita dopo un po'? Esco di casa di casa e salgo in macchina, buttando lo zaino sul sedile di fianco al mio.
Sono davanti alla scuola, nella macchina. Durante il tragitto ha iniziato a piovere, ora sta quasi diluviando. Setaccio la mia macchina ma non c'è nemmeno l'ombra di un ombrello. Ci rinuncio, io veramente ci rinuncio. Ancora assonnato appoggio la fronte sul volante ed aspetto; ho deciso, passerò la giornata qui. Non tarda molto ad arrivare un uragano fatto persona, la profesoressa Wright; non che la mia prof di letteratura e vicepreside della scuola. "Ragazzino! Ragazzino!" mi chiama picchiettando sul finestrino dell'auto. Piú guardo la donna che mi incita ad entrare nella struttura, piú mi viene voglia di mettere la retro marcia e adare da qualche altra parte; tipo a casa nel letto. "Arrivo" urlo da dentro la macchina, la donna annuisce poi gira sui tacchi e se ne va. Faccio appello a tutta la mia buona volontá e scendo dall'auto camminando svelto fino all'insegna della scuola; mi giro e torno indietro per chiudere la macchina. Ormai bagnato fradicio smetto di correre e torno a camminare ad un passo.normale verso quello che sará il mio ultimo anno alla Los Angeles High School. Raggiungo gli altri studenti nella palestra della scuola per ricevere la schedula dei miei orari. Noto che nei corridoi non c'è nessuno, ció vuol dire che sono in ritardo e sono già tutti in palestra. Allungo il passo e finalmente arrivo alla paletra, entro e a passo svelto raggiungo il mio posto. Ricevo qualche spallata e nella mia testa un vortice di cattivi commenti si fa largo tra i miei pensieri. Sono più insulti che altro, alcuni pensano a delle minacce del tipo 'questo se lo prendo lo ammazzo' o cose del genere. Prendo il mio foglio degli orari e faccio per andare in corridoio. Alzo lo sguardo e vedo il gruppetto dei bulli, capitanato da Caspar Lee e Tyler Oakley, arrivare così decido - da vero codardo, aggiungo - di svignarmela nel bagno. Entro in uno dei bagni e lo chiudo a chiave; abbasso la tavoletta e mi ci siedo sopra. Ripenso a quello che ho sentito prima e una lacrima scende sulla mia guancia, l'asciugo velocemente. A volte capita, quando davvero ne ho troppo di tutti questi questi pensieri; sono momenti un po' così. Ma passano velocemente, qualche lacrima e via. Esco dal bagno e vado verso lo specchio, sono ridotto peggio di quanto pensassi. Il ciuffo bagnato dalla pioggia lascia cadere qualche ciocca sulla fronte; gli occhi arrossati e cerchiati di scuro. E come se non bastasse la mia maglia è zuppa d'acqua. Vedo nello specchio un riflesso che non è il mio, questo ragazzo continua a fissarmi. "Che cosa vuoi?" gli chiedo, forse un po' troppo duramente. "Niente... Solo che prima ti ho sentito..." mi dice dispiaciuto. "Non ne voglio parlare" dico e mi giro nuovamente verso lo specchio. "Aspetta..." dice e io lo guardo. "Tengo sempre una maglia di ricambio, prendila" dice tenendo in mano una maglietta come quella che indosso, ma blu... E asciutta. Accetto molto volentieri la maglia; la sensazione della stoffa bagnata appiccicata alla pelle non mi piace molto. Inoltre non penso che gli altri siano interessati a vedere il profilo dei miei capezzoli. Il ragazzo allunga una mano verso di me "Mi chiamo Marcus". "Troye" rispondo secco senza guardarlo. Per un momento il suo sorriso si spegne, poi si riaccende "Beh, ci vediamo, Troye" dice e poi esce dal bagno; lasiandomi da solo con i miei pensieri. Nell' esatto momento in cui sto per cambiarmi, entra nella stanza (sempre che i bagni dei ragazzi so possano definire 'una stanza') Tyler. Mi blocco all'instante e lo vedo avvicinarsi al lavandino accanto a me. In silnzio, senza fare troppo rumore, mi sfilo la mia maglia e la lascio cadere a terra. La maglia che mi ha dato quel ragazzo - Marcus - mi sta leggermente larga, ma comunque va abbastanza bene. Mi guardo allo specchio sopra al lavandino e faccio un verso di disapprovazione. "Non ti sta poi cosí male" dce Tyler. Lo guardo cercando di capire se l'ha detto veramente o se era nella mia testa. "Cosa c'è? É la verità, è un po' larga ma non ti sta male" dice senza guardarmi negli occhi, cercava di sistemarsi il ciuffo. Magari non era il bullo che sembrava, ma sicuramente era vanitoso. "Grazie" mi azzardo a dire e lui mi sorride. Wow, ragazzi! Questo sì, che è un avvenimento! Ho parlato al capo dei bulli della scuola e lui non mi ha picchiato. Non ancora almeno. "Comunque io sono Tyler, probabilmete sai giá chi sono. Tu come ti chiami?" mi tende la mano. "Troye con la e" dico e con tutto il coraggio che ho in corpo gli stringo la mano, ha una stretta molto forte.
'Troye con la e. Che dolce, devo ricordarmelo'. É la prima volta che leggo di proposito i pensieri di qualcuno e rimango abbastanza sorpreso di sapere che non odia, o per lo meno non ha intenzione di picchiarmi. Rimane comunque una cosa sbagliata; le persone non dovrebbero avere il permesso di entrare nella testa di altre. Prendo il mio zaino buttandomelo su una spalla e mi avvicino alla porta "Devo andare adesso". Tyler non mi risponde; cosa mi aspettavo da lui? Ma naturalmente io faccio l'esatto oppposto delle persone normali e torno indietro da lui. "Non dovrei andare in classe?" chiedo, forse un po' troppo curioso. Lui mette l'indice davanti alle labbra, in segno di stare zitto "Shh, faccio fuga" dice per poi sorridere. "Alla prima ora del primo giorno di scuola? Ma sei matto?" dico incredulo. Appunto, incredulo; non posso credere di averlo detto. Ho appena dato del matto al ragazzo più bullo di tutta la L.A. High School. "Um, forse un po' " dice lui quasi ridendo. Sorrido e mi appoggio con la schiena al muro. "Cosa fai?" chiede lui mentre si pettina il ciuffo con le mani. "Niente, aspetto la campanella" spiego e prima che possa aggiungere altro eccola lì. "E ora?" chiede Tyler non appena la campanella finisce di suonare. "E ora vado in classe" dico per poi fare un cenno con la mano in segno di saluto. "Ciao Troye" dice lui mentre esco dal bagno. Mi fermo dove sono per pensare a cosa è appena successo. Qualcuno si è interessato a me. Che poi 'qualcuno'... Tyler Oakley - niente proprio, direi - si è interessato a me. Dovrei farci una maglia 'Tyler Oakley si è interessato a me'.
Una mano stringe il colletto della maglia esento il pavimento mancare sotto i miei piedi. "Ciao sfigato" dice il ragazzo davanti a me. Sapevo che sarbbe successo qualcosa di brutto prima della fine delle lezioni, solo non pensavo così presto. Il ragazzo che mi sta sollevando e che tra poco mi pcchierá è Caspar - il compare di Tyler - e diciamo che fa abbastanza paura. Lui è nato in Sud Africa come me, ma per il resto siamo completamente diversi. Lui è abbronzato, io sono pallido. Lui è biondo, io sono moro. Lui è alto, io... Beh, in realtá io non sono basso; solo che lui è circa una decina di centimetri più alto di me. Ah, come se non bastasse, lui è muscoloso e io invece sono solo magro. "Lascialo stare" dce Tyler. No, aspetta, cosa? Tyler? "Perchè?" ribatte Caspar. Tyler sembra arrabbiato e anche molto a giudicare dall'espressione sul suo volto "Ti ho detto di lasciarlo andare" dice a denti stretti, quasi ringhiando. Caspar lascia la mia maglia e io finisco in ginocchio sul pavimento. Mentre Tyler discute con Caspar; io raccolgo le mie cose - lo zaino - e me la do a gambe, dirigendomi in classe. Veramente patetico, Troye, davvero. Direi che la giornata non può andare peggio di così. Anzi no, può eccome. Sono ritardo - uguale punizione - e ho due ore di algebra. Ora veramente posso dire che la mia giornata fa schifo.

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Hi guys,
Allora questa è la mia nuova storia ed è sulla Troyler ( brava furba l'hai scritto nel titolo, lo sanno già ). Allora sono Troye e Tyler, sono due youtuber e Troye è anche un attore e un cantane e bla bla bla. Oh se la state leggendo vuol dire che li conoscete giá e se non li conoscete, beh, fate un giro su Youtube.

Volevo ringraziare una persona molto speciale per me, la mia migliore amica. Che mi ga sostenuto in tutte le mie sclero e cambi di idea per questa storia e per le altre due storie che sto scrivendo. Dunque, grazie mille, ti voglio tanto bene. E dato che oggi ( 10/09/2015 ) è il suo compleanno; volevo dedicare questo capitolo a lei.
Dunque, sì, ti dedico questo capitolo @Allmonsterarehumann .
P.s. Passate a leggere la sua storia.

Touch || Troyler (In Revisione)Where stories live. Discover now