Capitolo terzo; L'arresto

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Berlino, 5 Novembre 2356

Beth era uscita, quel giorno. Aveva bisogno di cambiare aria, ma quella che circolava in quella città piena di pregiudizi e pettegolezzi non era la migliore da respirare.

Aveva tagliato i capelli, giusto per cambiare un po'. Le faceva il viso più tondo e aveva bisogno di questo effetto, dato che le sue guance erano scavate e smunte. Le sue gambe troppo magre scattavano veloci verso la sua pasticceria preferita.

Il signor Harvey era il proprietario e preparava con le sue stesse mani i dolci che vendeva. Anche lui era ebreo e per Beth era un sollievo poter parlare con lui senza dover stare troppo attenta su cosa le potesse uscire dalla bocca.

Spinse la porta di legno scuro che fece trillare il campanellino sopra la sua testa. L'anziano signore alzò lo sguardo preoccupato, ma si rilassò appena vide il volto della ragazza. Sistemò gli occhiali sul suo naso e sorrise lievemente, facendo risaltare alcune rughe ai lati della bocca e degli occhi.

-Beth, mia cara. Cosa ci fai qui?- chiese gentilmente Harvey osservandola. La mora si avvicinò al bancone pieno di dolci e li ispezionò uno ad uno per decidere quale comprare. -Avevo voglia di paste, oggi.- ne indicò una con il dito stando attenta a non sporcare il vetro sottile con le sue impronte, altrimenti Harvey avrebbe dovuto pulire e non voleva aggiungergli del lavoro extra.

-Vorrei quella, per favore- era una ciambella con del cioccolato bianco e alcuni zuccherini colorati sopra. L'aspetto era davvero invitante.

-Beth, sei così magra. Oltre la ciambella ti regalerò due paste con la panna, visto che ti piace tanto. Non dovrai darmi alcun denaro.- ma lei era troppo buona per accettare, così ripose le monete nella grande mani del vecchio e gli sussurrò -Signor Harvey, lei ne ha più bisogno di me. Tenga questi pochi spiccioli e grazie ancora.-

Lei gli sorrise dolcemente e lui ricambiò -Ti ostini a darmi del lei anche se ti ho praticamente vista nascere. Non devi davvero, non serve.- ridacchiò, ma poi si fece più serio. Le sue sopracciglia si aggrottarono e le mormorò leggermente -Beth, tu sei giovane. Berlino non fa per te, tu sei uno spirito libero e qui verrai solo costretta a stare in gabbia. Vattene da questa città, prima che sia troppo tardi.-

Beth annuì leggermente, si meravigliò delle sue parole. La conosceva come se fosse una sua nipotina. -Credo che sia quello che farò.- sentì dei rumori provenire al di fuori della vetrina della pasticceria. Gli stivali neri dei soldati delle SS ticchettavano sul marciapiede e lei quel suono poteva riconoscerlo anche lontano chilometri, per quanta paura gli incuteva.

Aprirono la porta di scatto, si guardarono attorno e li notarono.
-Bene bene, chi abbiamo qui?- li beffeggiò un ragazzo in divisa. Era alto, con i capelli scuri e anche molto bello, ma era suo nemico. -Scopri il braccio, adesso.- disse severo e lei non potè far altro che obbedire. Gli mostrò ciò che voleva vedere, la stella di David incisa sulla sua pelle.

Lui le tirò uno schiaffo forte e lei si fece sottomettere, cos'altro poteva fare? Non aveva vie di scampo. Legò i suoi polsi con delle rigide manette e la strattonò. Il ragazzo moro le sorrise beffardo, mentre il suo accompagnatore sparò ad Harvey. Il proiettile si incastrò nel petto dell'anziano, lasciandolo cadere a terra senza fiato e senza vita.

-No! Harvey!- urlò disperata -Che cazzo hai fatto?- disse riferendosi al soldato. Sapeva che non avrebbe dovuto rivolgersi così a quelli come loro, ma agì d'impulso. -Ti sei giocata la libertà, ragazzina.- venne colpita ancora una volta.

I ragazzi risero tra di loro in modo malvagio e cinico. -La portiamo in caserma, il generale Hemmings la vorrà sicuramente con lui a Birkenau.-

Quarto ReichWhere stories live. Discover now