"Cher.. vieni a cenare?!" per fortuna do le spalle alla porta, Gemma ha il dannato vizio di non bussare.

Non spengo la sigaretta, semplicemente la lascio tra le labbra, mi pulisco solo gli occhi dall'eccesso di lacrime, prima di farmi coraggio ed alzarmi.

I miei occhi sono palesemente rossi, gonfi, contornati da un perenne ombra scura. So che è cosciente del fatto che piango, lo sa eccome, ma non me lo fa pesare, questa è la verità, sola ed unica.

Cammino per il corridoio fino ad arrivare in cucina dove la trovo con un sorriso in faccia mentre parla con qualcuno. Claus, il dannato vicino.

"Hey." la sua smorfia felice cade appena mi vede, e per un attimo mi sento in colpa. "Vedi c'è Claus." sorride indicandolo. Lo guardo per un attimo e gli faccio un cenno con la testa.

Alla mia visione sembra molto incuriosito, mi scruta con attenzione da quando siamo qui, ma penso sia per via della mia aria triste.

"Allora.. parlatemi un po' di voi." il nostro apparente ospite ci toglie dall'imbarazzo.

"Oh, siamo migliori amiche da sempre." sorride Gemma e mi guarda, io semplicemente annuisco. "Io, mi sto laureando in medicina, abitavo ad Holmes Chapel, entrambe a dire il vero ci abitavamo. Io con mia mamma e suo marito, prima c'era anche mio fratello Harry-" si blocca.

Entrambi si voltano verso di me quando il bicchiere di plastica che ho in mano mi sfugge.

Sento il cuore stringersi a quel nome, mi sento letteralmente soffocare. Fa così dannatamente male porca miseria, fa così dannatamente, fottutamente male che per un attimo anche il mio respiro si blocca.

"Cher.." Gemma mi richiama quasi a volersi scusare. Non parliamo più di lui, lo abbiamo deciso una notte quando è venuta a dormire con me perché non riuscivo a smettere di avere incubi e piangere. Anzi ora che ci penso, questa è la prima volta che il suo nome risuona tra queste pareti.

Mi volto senza guardare nessuno dei due negli occhi, e mi siedo, con il mio fottuto bicchiere di acqua davanti.

Gli occhi di Claus sono ancora su di me, la mia aria perennemente triste deve affascinarlo molto. Peccato che non affascini chi davvero voglio mi guardi così insistentemente.

So che è colpa mia se non è qui, ma vorrei davvero capire che cosa ho fatto di sbagliato per farlo andare.

"Charter." mi richiama Gemma, di nuovo.

"Ehm.. si." mi sforzo di sorridere ma non ci riesco, fallisco.

"Per te va bene se prendiamo una pizza?" mi sorride dolcemente come se fossi una fottuta bambina.

"Oh, si, va bene." accenno assente.

"Ok, datemi un momento." sorride imbarazzata e ci lascia da soli.

Mi perdo ad osservare l'acqua dentro il mio bicchiere, cerco di ignorare la presenza del nostro vicino.

"Che cosa porta una persona ad avere un'aria così triste?" chiede con la voce più cauta che io abbia mai sentito.

Alzo gli occhi sui suoi. "La stessa cosa che porta un'altra a fare delle domande che non dovrebbe fare." la mia acidità va solo aumentando mano a mano che il tempo passa.

"Vuoi che ti chieda cosa pensi del tempo di merda che c'è sempre a Londra? Sappiamo entrambi che non te ne potrebbe fottere di meno di una conversazione simile." mi stupisce. Pensavo che avesse solo una sacco di muscoli e nulla dentro la testa, ma evidentemente non è così.

Abbasso gli occhi.

"Non distogliere il tuo sguardo addolorato dal mio. Non devi sentirti in imbarazzo." Lo ignoro non lo guardo.

"Ho la sensazione che se ci mettessimo a parlare di lui, riusciresti comunque a dire solo cose buone, sai?" mi acciglio guardando il bicchiere.

Mi alzo dalla sedia e senza volgere più nemmeno uno sguardo al tizio cammino di nuovo verso camera mia. Non sa nulla di me, così rimarrà. Non piangerò di fornte a uno sconosciuto, mi dispiace.

Me ne vado e mi chiudo in camera.

Mi appoggio alla porta e scivolo a terra, mi copro la bocca con una mano e lascio che il mio petto sia percosso da singhiozzi, singhiozzi che lasciano che parte del dolore venga fuori. Mi piego in due, tengo la pancia con una mano, mi sento così dolorante in questo momento. In questo momento in cui l'unica cosa vorrei è lui. Nient'altro.

Ma perché è sparito? Perché non mi vuole?

"Charter.. Charter!" Gemma batte sulla mia porta, senza ricevere risposta. "Cher, fammi entrare ti prego." la voce quasi si addolcisce.

Vorrei solo ritornare su quel letto d'ospedale, vorrei che in quel sogno, mia madre mi porgesse di nuovo la domanda del: vuoi restare o vuoi andartene?.. perché io potessi scegliere la seconda possibilità.

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