Dieci anni dopo

3K 150 54
                                    

La bambina stava stesa nel letto, magra, troppo magra per avere nove anni. I tanti capelli biondi ricadevano in onde ordinate sul cuscino e le lentiggini le adornavano il viso sottile. Una mano si mosse da sotto le leggere lenzuola, andando a posarsi sul comodino. Prima ancora di aprire gli occhi la sua mano si strinse attorno ad un bicchiere di acqua gelida e se lo portò alle labbra. Ingoiò tanti sorsi, uno dopo l'altro, senza riprendere fiato e finalmente si sistemò seduta, appoggiandosi al baldacchino. I suoi occhi blu si andarono a posare sulla sedia di fianco al letto. Visto che il cuscino al centro era schiacciato la bambina concluse che doveva esserci stato seduto qualcuno lì, fino a poco tempo prima. << Papà?>> chiamò. Non c'era bisogno che urlasse, la sua voce squillante si propagava in fretta nel loft. <<Sì?>> dissero due voci contemporaneamente, dall'altra stanza.
<< Puoi venire un attimo?>> chiese.
<<Arrivo subito, Giada.>>
<<No Alec! Ha chiamato me, perciò vado io!>> disse Magnus Bane. <<Arrivo tesoro!>> proseguì.
<<Magnus vado io! Non hai sentito? Ha chiamato me!>>
La bambina - Giada - sogghignò. Adorava farli battibeccare, perchè sapeva che, dopo, si sarebbero scambiati gli abbracci più forti. E, di abbracci forti, ne avevano veramente bisogno in quel periodo. Dire che la sua malattia li stava distruggendo, era poco. Era come se si stessero sgretolando, passo dopo passo, cercando di resistere e di combattere. Solo dandosi forza l'un l'altro trovavano la pace.
Alla fine di quello che secondo Giada sarebbe stato un lungo litigio se solo il loro buon senso non li avesse fermati, due teste spuntarono dalla porta della sua camera. Una di queste aveva i capelli a porcospino glitterati, i lineamenti orientali e gli inconfondibili occhi da gatto. L'altro, invece, aveva il viso duro, le rune che spuntavano dal colletto della sua maglietta sbiadita e le iridi blu, corazzate dalla forza e dalla determinazione.
<<Posso avere un'altra coperta?>> chiese Giada. <<Sto iniziando a sentire freddo...>>
Era vero. Si era svegliata con il corpo in preda ai tremiti ed era riuscita a calmarsi solo pensando a qualcosa di bello e rilassante. I suoi papà si scambiarono uno sguardo preoccupato e Magnus, senza dire niente, si avviò all'armadio, prendendo un plaid. Giada alzò gli occhi al cielo quando Alec insistette nel rimboccarle gli angoli delle lenzuola. Non c'era niente che potesse fermarlo, in quel momento. Lo stregone andò in cucina e tornò poco dopo con una tazza di tè fumante. Mentre sorseggiava piano cercando di non scottarsi la lingua, Giada li osservò. Sei mesi prima la loro era una famiglia allegra, fin quando una malattia rara non l'aveva colpita. E, sfortunatamente, era peggiorata nel tempo. All'inizio era come una febbre cronica, era sonnolenta e aveva dei giramenti di testa. La bambina si osservò il corpo. Era dimagrita di almeno dieci chili, per spostarsi usava una sedia a rotelle mondana e non riusciva a fare più niente da sola. I suoi genitori non lo davano a vedere, ma era diventata un peso. Non che a loro dispiacesse, facevano qualsiasi cosa pur di farla stare emotivamente meglio. Okay, fisicamente non stava un granché, ma si sentiva rilassata e serena. Le piaceva la sua famiglia inusuale e allargata e gioiva nel rivivere i ricordi. La Runa della Vista spiccava sulla sua mano destra. La sua prima runa, ricevuta il giorno del suo nono compleanno. E, sebbene le costasse ammetterlo, sapeva che sarebbe stato il suo ultimo compleanno. Secondo le conversazioni che aveva origliato non le restava più di qualche settimana. Sospirò. Il rumore attirò i due uomini, che stavano bevendo dalle loro tazze, portandoli a guardala.
<<Che c'è piccola? Tutto bene?>> chiese Magnus.
<<Si, tutto bene... E non chiamarmi piccola, papà, ho già nove anni!>>
Alec ridacchiò. <<Si Giada, vivendo con Magnus non scamperai mai ai nomignoli>>
Magnus gli lanciò uno sguardo truce, per poi sorridere e scompigliargli i capelli. Giada soffocò una risata nel suo bicchiere.
<<Possiamo guardare l'album delle foto insieme?>> chiese la bambina, guardando speranzosa verso i suoi genitori.
Annuirono entrambi contemporaneamente e Alec si alzò per andare a prendere il grosso librone.
Sulla prima pagina capeggiava una foto del loro matrimonio e i due si guardarono complici. Le pagine scorrevano, insieme ai ricordi, ancorati al loro cuore, pezzetto dopo pezzetto. Volti familiari invasero le loro menti, il piccolo Furian, Jace e Clary, Simon e Isabelle, Sam e Jonathan, finché non arrivò la foto tanto attesa. Una bambina bionda di circa tre anni che giocava con uno stilo sul pavimento del salotto. La piccola Giada.
Magnus e Alec sorrisero al ricordo. Quando l'avevano adottata aveva poco più che un anno e mezzo, era tranquilla, ma si ribellava in silenzio. Quella era la prima foto che avevano della loro figlia, perché per un po' aveva avuto una paura folle delle macchine fotografiche mondane e i due sposi non avevano fatto altro che rimirare il suo bell'aspetto e imprimere ogni suo dettaglio nella loro mente. Sopratutto ora che Giada stava per andarsene. Quando Magnus andò verso lo scaffale per riporre l'album, dopo che la piccola si era addormentata, prese di nascosto la foto e la mise in tasca. Non poteva far scappare, oltre che sua figlia, anche i ricordi che aveva di lei. Alec arrivò silenziosamente da dietro, abbracciandolo. <<Non piangere Magnus, non adesso>> lo pregò lo Shadowhunter. <<Se iniziamo a piangere, non ci fermiamo più>>
Magnus annuì e lasciò che le mani calde di Alec gli asciugassero le lacrime.
E quello era l'unico modo possibile. Ancorarsi alla forza dell'altro per stare insieme. Solo così rischiavano di non cadere a pezzi. Non ci sarebbe stato nessuno pronto ad aggiustarli.

Un bussare forte e deciso spezzò la catena di pensieri che si insidiava nella mente di Alec. Si alzò dal divano del salotto per aprire la porta d'ingresso. La testa bionda di Jace spuntò dal nulla e dietro quella spuntò quella di Clary. I loro occhi non esprimevano altro che tristezza. Alec non riuscì a reggere i loro sguardi e per distrarsi salutò Sam e Jonathan, quest'ultimo con qualche brufolo in faccia, come tutti i quattordicenni. C'erano tutti. Tutti per assistere agli ultimi attimi di Giada Lightwood. Luke e Jocelyn, con qualche filo grigio nei capelli, Simon e Isabelle, con loro figlio, Jason di quattro anni, Furian, orgoglioso di avere appena compiuto i dieci e le sue piccole sorelline, Lux e Darcy.
Alec fece cenno a tutti di seguirlo.
Entrarono due alla volta nella camera della piccola Giada.
Entrarono due alla volta per salutarla.
Entrarono due alla volta per dirle addio.
Alle nove tutti erano nel salotto del loft, con delle tazze di cioccolata calda fumante intoccate davanti ad ognuno di loro.
Solo Magnus e Alec erano assenti.

<<Papà?>>
I volti scuriti dalla tristezza dei due ragazzi si alzarono contemporaneamente. Contemporaneamente abbozzarono un falsissimo sorriso. <<Si?>> dissero.
<<Sono contenta>> rispose la piccola Giada.
<<Di cosa saresti contenta...?>> chiese con sarcasmo mal celato Magnus.
<<Di essere qua, con voi. Con la mia famiglia.>>
I due sorrisero veramente: Giada non era mai stata una bambina da grandi dichiarazioni.
Alec le carezzò la mano, cercando di essere credibile.
La piccola chiuse gli occhi.
Magnus portò la sua mano sottile sul petto piatto di sua figlia. Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra.
<<Alec...>> disse lo stregone. <<Alec, il suo cuore... Il suo cuore non batte più!>>
Anche la mano del moro si andò a posare vicino a quella di suo marito, per constatare che quello aveva ragione.
<<Non è possibile Magnus! Non è morta!>> disse Alec incredulo. <<Mia figlia non è morta!>>
Un singhiozzò gli sfuggì dalle labbra, accompagnando quelli ormai frequenti di Magnus. Urlarono e piansero, tenendosi insieme solo abbracciandosi, vicino al corpo senza vita di Giada.
La bambina che avevano amato per nove lunghi anni era morta.
Volata via in un battito di ciglia, come polvere al vento.
Via tra le nuvole, e ancora più su.
Se solo avessero osservato meglio il viso di Giada avrebbero notato che sorrideva ancora, le fossette sulla pelle.
Come ad un tacito invito a essere felici.
In quel momento Magnus e Alec ebbero l'impressione che il mondo di fermasse. Ma non era vero.
Il mondo continua a girare, come al solito e tocca agli umani adattarsi al suo tempo.
Che poi, loro umani umani non erano.
Loro erano uno Shadowhunter e uno Stregone.
E, anche se si è potenti e immortali, il dolore ti trafigge lo stesso, come una spada intrisa di veleno, che va in profondità, fin dentro l'anima.

Angolo autrice:
Innanzitutto buon sabato a tutti!
Immagino non siate contenti del capitolo, ma mi serviva per far capire che il dolore è frequente e inaspettato.
E così la storia finisce!
Sono ancora indecisa se fare il sequel, devo ancora pensarci e sopratutto pensare alla storia, farmi venire delle idee.
Per ora mi dedicherò a tempo pieno alla Drarry, perciò aspettatevi un capitolo entro martedì.
E, niente, ora vado ad aggiungere il completato alla storia...
Mi mancherete davvero tantissimo...
~Beba

Shadowhunters: Città dell'amore | MALEC FANFICTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora